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Il Mozart del basso elettrico

Creato il 19 dicembre 2010 da Yourconfusion

Sono lontani i tempi in cui ci si poteva presentare davanti a un produttore scalzo, in braghe e canottiera, con un pallone da basket sotto il braccio, ed il basso (un Fender Jazz coi tasti rimossi e rivestito di spessa vernice protettiva per imbarcazioni) appeso alle spalle con una cordicella, polverizzare ogni pregiudizio e sconquassare le orecchie, il cervello e le convinzioni di quel produttore. E le convinzioni di tutto l'universo musicale.
Sono lontani i tempi in cui il genio e la sregolatezza erano in grado di imporsi sui canoni prestabiliti.
Erano i tempi in cui chi riusciva a rivoluzionare un genere dettava la strada.
Erano i tempi in cui si poteva andare oltre la rivoluzione di un genere musicale.
Erano i tempi in cui l'ottima musica imperava e se non ci sapevi fare, se non eri in grado di sconvolgere quello che trovavi, non andavi da nessuna parte.
Erano i tempi in cui la tecnica, l'estro, il talento e la creatività forgiavano la musica, quella vera.
Erano i tempi in cui se combinavi energia, timing, capacità di improvvisare con badilate di innovazione apportate dall’uso intensivo dei bicordi e degli accordi, dal “tiro” mortifero dei grappoli di sedicesimi (note cortissime) cosparsi di “dead notes” (corda pizzicata colla mano destra mentre la sinistra la tiene smorzata, atona), dal sovrumano controllo ed efficacia degli armonici (note prodotte appoggiando il dito su di una corda e rilasciandolo senza avere premuto sulla tastiera), all’ineguagliabile canto dello strumento nei rivolti più lenti e atmosferici, eri Jaco Pastorius.

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