Il Msoi organizza una conferenza sulla Cyber Security

Creato il 19 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Il logo del Msoi.

Si è tenuta oggi una conferenza dal titolo “Cyber security: la sicurezza degli Stati nell’era di Internet”, presso il Campus Luigi Einaudi di Torino.
Voluto dai ragazzi del Msoi, sezione Piemonte e Valle d’Aosta, il dibattito ha visto la partecipazione del Prof. Ing. Cilli, del dipartimento di informatica della Sapienza di Roma, già consulente delle Forze Armate italiane e dell’ONU per ciò che riguarda la sicurezza dei sistemi informatici, e della dott.sa Bosco, Project Officer presso l’UNICRI.
Il primo dato empirico da registrare, è l’ampia affluenza di ragazzi all’incontro del Msoi. Sottolineano infatti sin da subito gli esperti come l’argomento sia oggi di attualità, ma sarebbe un errore pensare alla problematica in sé come odierna. I problemi legati alla sicurezza di Internet sono contestuali alla nascita stessa della Rete. Dapprima però, l’infrastruttura e i suoi contenuti erano appannaggio di pochi. Si veda il progetto ARPA, e la genesi squisitamente militare della sperimentazione sulle nuove tecnologie; un ambito segreto e specialistico. Successivamente, Internet è diventata l’orizzonte immanente di ciascuno di noi. Così, non solo i privati hanno avuto accesso al nuovo strumento, ancora viziato da alcuni elementi di insicurezza irrisolta, ma anche chi offre servizi si è servito dell’infrastruttura, che aveva il vantaggio di esser gratuita, senza premurarsi di tutelare in maniera specifica il servizio. Un buon esempio, è una centrale elettrica che rifornisca un’intera città e che gestisce con Internet, e le sue applicazioni, la fornitura. Se dovesse essere oggetto di un attacco informatico? Ne deriva la necessità di riflettere sugli aspetti di sicurezza.

Ma in cosa consiste l’attacco informatico?

Spiegano gli esperti che la pericolosità sta nell’informazione veicolata, più che nella tecnologia in sé. Certo, le moderne telecomunicazioni garantiscono viralità prima nemmeno ipotizzabile. Tuttavia, aggiornando le valutazioni di Lenin in ottica 2.0, si può eliminare un Paese isolandolo o “bombardandolo” di false informazioni. Alterando la coscienza, la percezione di quel che accade, si può sferrare un attacco dirompente quanto l’uso di un missile. Nella società dell’informazione, è l’informazione stessa a poter diventare il proiettile dell’attacco in questione.
Basti pensare che si stima che lo spam causi più danni economici in un giorno di quanti ne ha causati l’uragano Katrina negli Stati Uniti. E lanciare un attacco informatico è decisamente meno costoso rispetto a una piattaforma missilistica.
Dunque, quali sono i profili giuridici rilevanti?
Sottolinea la dottoressa Bosco che la legislazione in materia è a base nazionale; ciò, si pone ontologicamente in contrasto col cyberspazio, che ha come carattere precipuo confini tendenzialmente globali.
Occorre trovare un’adeguata cooperazione internazionale ( e il Manuale di Tallin ne è un primo esempio) per definire le fattispecie giuridiche condivise e per perseguire i reati oltre i propri confini.
L’Unione europea sta lavorando a una propria strategia a riguardo. Gli aspetti più “spettrali” del confronto, dovuti al fatto che in prima approssimazione ai più possa sembrare di avere armi spuntate verso questo tipo di illeciti, lasciano spazio alla considerazione che molto possa fare anche l’utente, nel suo piccolo. Sicuramente l’aspetto legislativo è da adeguare, ma perché non riflettere anche su una “patente per l’accesso all’online“? Dopotutto, prima di iniziare a guidare, non siamo forse chiamati a conoscere le regole minime per salvaguardare noi e gli altri? Lo spunto di riflessione offerto dal dibattito del Msoi è lanciato e merita un adeguato approfondimento, al cospetto di una problematica chi si interessa di noi a prescindere del fatto che noi siamo pronti a fare altrettanto.


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