Lo svezzamento è una grandissima rottura di palle.
Passiamo mesi a preparare insipide pappine che manco il nostro gatto mangerebbe (si sa che i gatti sono animali sofistici) e pretendiamo di farle mangiare al nostro fagottino adorato, senza neanche fargliene spalmare un po’ sul muro? Pappe che finiscono quotidianamente spalmate in ogni angolo della cucina, tranne che dove dovrebbero finire, facendola così diventare un’opera d’arte astratta; infanti che diventano contorsionisti pur di non ingerirle quando, con le gengive che si ritrovano, potrebbero mangiare perfino il torrone (cit.). Finite le pappine si passa alle pastine, che già il nome di per sé non è simpatico “pastina” ma che è? ‘Na pasta piccola, un surrogato della pasta? Un’imitazione cinese? Io voglio la pasta, originale, buona e al dente.
Ci ripensavo giusto stamattina. Negozio per bambini, reparto alimentari: giovane neomamma legge con aria interrogativa le indicazioni sulle diverse buste di crema di riso per poi domandarmi quale, a mio parere, sia la più indicata per la sua paffuta piccola la quale, mentre noi parliamo, sta giusto cercando di strozzarsi con i lacci del suo cappellino a coccinella. “Eh no mia cara, sono tutti affaracci tuoi, io ora sono finalmente libera sono uscita dal tunnel dello svezzamento!” (scherzo, le ho risposto, non sono ancora così merda). Mi ricordo quando anche io ho iniziato a svezzare Merdolo, in Italia l’anno scorso a Natale, mi aggiravo spaesata tra i banchi degli alimenti per nani al supermercato. Paste, pastine, minestre, minestrine ed omogeneizzati di ogni gusto forma e genere. Da dove cavolo iniziare?
Immaginate il dramma quotidiano che vive la madre (la sottoscritta) intenta a fare la spesa pro-svezzamento. Impaurita osserva il liofilizzato di vitello ed è tentata di acquistarlo, ma la sua attenzione è subito richiamata dal pesce che le strizza l’occhio ammiccando dall’alto della confezione dell’omogeneizzato di merluzzo (‘na schifezza infinita) e lei si blocca intimidita; anche il pollo della minestrina-patate-carote-zuccaezucchina-pronta in 5 min-come-farebbe-la-nonna cerca di ammaliarla con il suo canto. Ormai la nostra giovane eroina è in preda al panico puro, paonazza in viso arraffa scatole e vasetti un pò qui e un pò là, per non indispettire le varie marche fornitrici di sbobba. Tanto sa che, una volta a casa, mischierà tutto nel calderone condendo con una buona dose di formaggio, in modo che la pappa sappia solo di parmigiano ed ecco risolto il problema pranzo. Per la cena ci rivolgeremo a qualche altro Santo.
Ferma stolta! Hai dimenticato il biscotto granulare!!
Una volta informato mia madre che in Canda non esistono tisane, tisanine e tantomeno il biscotto granulare temevo di assistere ad un infarto via Skype. Ansiaura, sempre mia madre, sull’onda dell’urlo “ma coooome non esisteee il biscottooo granulareee?!” ne aveva già spedito un container; a distanza di un anno ne ho ancora di scorta, perché il nano il biscotto granulare se l’è sempre schifato. In Canada non esistono nemmeno i liofilizzati ma giuro di aver visto dei bambini per strada giocare e mi sembravano godere di buona salute. Mancano anche omogeneizzati dal gusto “normale” (perché non credo che tra questi si possa annoverare il pollo tandoori con riso e verdure) che tanto piacciono a noi italiani, ambasciatori della buona cucina nel Mondo e che tanto tranquillizzano le mamme preoccupate per i pasti dei figli. Ammetto esserci meno varietà di scelta di gusti, prodotti e marche (sono 2 che van per la maggiore più una biologica, dall’aria alquanto triste) ma assicuro essere riuscita a svezzare ugualmente Merdolo. Ora vado in panico solo quando non trovo le salviette umide culino-detergenti che preferisco, quelle che profumano di buono e non di CIF.
Non ho svezzato il nano a costine d’alce ovviamente, ma con minestroni, omogeneizzati “eccentrici” e carni cotte al vapore e poi tritate, frutta e formaggini. Più altre cose che sinceramente non saprei descrivere e di cui ignoro perfino il gusto (figurarsi se assaggio quella brodaglia). Eh si è più scomodo che non aver la pappa pronta come in Italia ma di necessità si fa virtù, si dice e il non aver l’imbarazzo della scelta a volte è cosa buona e giusta. Meno scelta, meno dubbi, tutto più facile. In altre parole lo svezzamento da queste parti è molto più “easy“, semplificato al massimo per evitare alle mamme inutili stress in un periodo delle loro vite già abbastanza carico di ansie, per non parlare della fase smaltimento ormoni piangenti. Ricordo che mi misi a ridere quando la pediatra mi chiese se il nano, all’epoca sdentato, mangiasse già piccoli pezzi di verdura cotta (petits morceaux come disse lei, che fa più chic) in Italia probabilmente prima le avrebbero chiesto dove si è comprata la laurea in medicina per poi fustigarla con pesanti tomi dedicati allo svezzamento.
Quindi mi chiedevo non è che noi mamme italiane, donne fantastiche, dal punto di vista alimentazione dei pargoli, siamo un poco cagacazzi isteriche apprensive e pignole? Riflettendo un nanosecondo ai tempi della Preistoria non c’erano né omogeneizzati né liofilizzati ma con una clava ed un bel fuoco si risolveva il pasto di tutti (vuoi vedere che li svezzavano a costine di brontosauro?); Marco Polo ha scoperto l’America anche se mammina sua non l’ha svezzato a suon di liofilizzati e siamo comunque arrivati fino ai giorni nostri, in un modo o nell’altro. Quando si è passati dalla pre-istoria alla pre-isteria? ;)
Photo Credit: Shootin’ the breeze via Compfight cc