Il Nao di Brown – Glyn Dillon Anonima Andrea Cabassi
In un pomeriggio di qualche giorno fa ho letto Il Nao di Brown, il graphic novel con cui l’inglese Glyn Dillon ha meritato il premio speciale della giuria al festival di Angoulême, e la finale ai British Comics Awards.
La cosa straordinaria di tutto questo sta nel fatto che sono riuscito a leggerlo in un solo pomeriggio e non, come credevo quando l’ho visto, nel giro di un paio di mesi!
Ma partiamo dallo spottone con cui Bao Publishing ne ha presentato l’edizione italiana (uno stupendo volume cartonato di 208 pagine da 19 x 26 cm, per 23 meritatissimi €):
Presentazione de Il Nao di Brown
Nao Brown è un’hafu per metà inglese e per metà giapponese che lavora in un negozio di art toys di Londra. La sua vita, tormentata da pensieri ossessivo-compulsivi, scorre da tempo con la convinzione che il mondo sia diviso in bianco e nero. Ma la ricerca dell’anima gemella le farà riconsiderare se stessa e le permetterà di esplorare la variegata gamma di colori dietro cui si nasconde l’animo umano. Il capolavoro di Glyn Dillon, da molti indicato come il libro dell’anno, arriva dall’Inghilterra in un’edizione sontuosa, cartonata con debossing, sovraccoperta con mappa all’interno e bordi del libro rossi. Un libro che vi cambierà.
Ora ve lo traduco:
- Hafu deriva dalla parola inglese half (metà) ed è il termine con cui i giapponesi indicano i mezzosangue.
- I negozi di art toys sono qualcosa che in Italia non ho mai visto, potremmo dire che si tratta di fumetterie… che non vendono fumetti.
- Il debossing non so che cosa sia, ma se cercate su Google qualcosa lo trovate di sicuro.
- Sul fatto che il libro possa cambiarvi sono scettico; diciamo che se siete nerdaccioni DOC avrete grandi soddisfazioni.
Il Nao di Brown: struttura e temi
Nao (che si prononcia proprio come now (adesso) in inglese) è una ragazza anglo-giapponese appassionata di animazione e fumetti che, nell’attesa di affermarsi come illustratrice professionista, tira avanti lavorando come commessa al toy store dell’amico di vecchia data Steve.
La storia di Nao è a metà strada fra il mondo reale e i problemi della sua mente: affetta da sindrome di OCD (Obsessive-Compulsive Disorder), in particolari occasioni Nao precipita con violenza in improvvisi pensieri omicidi, che vengono presentati al lettore come se realmente accadessero, salvo poi accorgersi che tutto accadeva soltanto nella testa di Nao.
Per aiutarsi a uscure da queste crisi, Nao pratica una sorta di training autogeno, ripetendosi una serie di mantra (Sono buona, mamma sa che sono buona), seguendo le sedute di meditazione al centro buddista del quartiere e dipingendo ensō neri, il carattere giapponese che indica il cerchio, usato nella tradizione zen come simbolo di illuminazione e forza.
Il Nao di Brown ci mostra come la protagonista riesca ad avere una vita normale, fra il lavoro al toy store e la convivenza con Tara, la sua coinquilina infermiera (ma non è la sua infermiera, è solo la sua coinquilina!). Questo equilibrio trova compimento il giorno in cui Nao incontra Gregory, riparatore di lavatrici, animale da Pub, nonché sosia vivente del Nulla, uno dei protagonisti del suo fumetto preferito: Ichi, la cui storia viene narrata in parallelo a quella di Nao.
Da quel momento inizia una travagliata storia d’amore fra i due, sugellata dal racconto delle avventure di Pictor, il protagonista di Ichi, che è per metà ragazzo e per metà albero (quindi un hafu anch’egli). Uniscono i due mondi (Il Nao di Brown e Ichi) il paio di stivali rossi dei protagonisti, mentre separano i due diversi piani di narrazione lo stile dei disegni: un onirico acquerello e matita per il mondo reale (con evidenti richiami a Miyazaki e Moebius), colori netti in china e digital art per la storia nella storia.
In queste immagini vediamo Steve e Gregory (e il suo forgone con gli ensō) fuori dal negozio di toy, una vignetta di Ichi con il ragazzo albero, un tipico pub londinese e un bel primo piano di Gregory su uno sfondo di ensō appesi alla parete, che lui scambia per disegni di lavatrici (deformazione professionale).
Le nerdate ne Il Nao di Brown
Ma ora fermiamoci un attimo e vediamo alcune delle chicche più succose per i nerd incalliti, quelli a cui piace l’odore dell’inchiostro sulle pagine e che, quando nessuno guarda, le leccano per sentirne il sapore.
Nell’immagine qui in alto osserviamo un modellino di Kaneda in sella alla sua motocicletta, dalla serie Akira di Katsuhiro Ōtomo, mentre in basso, più precisamente negli abissi del lavandino dell’appartamento dove vive Nao, fra le altre c’è una tazza con il logo di Superman in campo blu.
Nell’immagine di destra, invece, ecco un Totoro tagliato a metà, il signore della foresta de Il mio vicino Totoro del maestro Hayao Miyazaki (toglietevi il cappello quando leggete il suo nome) accanto al faccione del Nulla di Ichi (vero che assomiglia a Gregory?). Nelle due immagini in basso abbiamo, rispettivamente, una citazione celeberrima del Maestro Miyagi da Karate Kid, e l’Eva-02 di Neon Genesis Evangelion.
Queste, ripeto, sono le più eclatanti; altre ne troverete (senza abusi) qui e là distribuite ad arte fra le pagine de Il Nao di Brown, e quando capiterà non potrete evitare di compiere grandi movimenti con il capo in segno di approvazione.
Per chiudere, ditemi solo quante volte avete vissuto questa stessa scena nei panni di Nao con un amico profano? Io almeno… non so quanto ma di sicuro sono in zona punti!
I pennelli di Glyn Dillon
Se è vero che le pagine di Ichi sono indiscutibilmente bellissime, gli acquerelli della storia principale sono qualcosa di eccezionale: cliccate la prima immagine dell’articolo e osservatela ingrandita!
La resa delle luci, sia negli ambienti aperti che in quelli al chiuso, è ottima e tradisce un gusto nelle associazioni davvero squisito. Qua possiamo vedere una scena notturna, in cui prevale il blu, con le scritte distribuite in vari rettangoli con sfondo giallo mentre nella seconda vignetta il rosso slavato ci accoglie per una serata in un pub. Questi sono soltanto due esempi della duttilità dei pennelli di Dillon, che in verità se la cava più che egregiamente anche in situazioni normali, come nella già citata prima immagine (mi raccomando cliccatela e godetevi lo spettacolo), ma anche nell’illustrazione dell’esterno del negozio di art toys (la trovate sempre all’inizio del post, è quella dove appare il furgone con gli ensō) e in questo piccolo quadro impressionista che vediamo alla nostra sinistra, che ritrae Nao (stranamente non vestita di rosso) che entra in un pub dove Gregory la sta aspettando (già ubriaco, e questo è un altro tema interessante di cui però non parlerò).
Ma non c’è solo questo, prendete per esempio l’intelligenza con cui l’autore rende graficamente il formicolio al braccio di Nao e la disinvoltura con cui descrive quella situazione tanto banale eppure tanto vera da non poter essere affrontata in maniera diversa. Sì: muoversi è sempre peggio!
Conclusioni su Il Nao di Brown
Ho visto recensioni sempre molto positive su questo fumetto, e ora che l’ho letto non posso che condividere ogni buona parola spesa per Il Nao di Brown, e anche se non so se effettivamente possa essere eletto il fumetto dell’anno, per quanto mi riguarda lo è di sicuro. Forte di un’edizione degna dell’originale (stampato in Cina!) e quindi eccellente, non posso che consigliarne l’acquisto, ma solo nei migliori negozi di fumetti (secondo me nei toy store non lo si trova).
Il Nao di Brown – Glyn Dillon Anonima Andrea Cabassi