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Il Napoletano non è un dialetto ma una lingua. Lo dice l’Unesco

Creato il 10 gennaio 2014 da Vesuviolive

Napoletano

Il napoletano con le sue parole non è un dialetto ma una lingua, a dirlo e riconoscerlo come tale è addirittura l’Unesco che ne fa patrimonio dell’intera umanità. Il napoletano è secondo nella nostra penisola soltanto alla lingua ufficiale (l’italiano) per diffusione sull’intero territorio nazionale. La lingua napoletana è parlata oltre che in Campania in gran parte del Sud Italia: Basilicata, Calabria, Abruzzo, Molise, Puglia e anche a sud del Lazio. La storia antica ci racconta come il “napolitano” fosse la lingua ufficiale nel regno delle Due Sicilie per tutti quei territori al di qua del faro di Messina.

Il napoletano è stato esportato in tutto il mondo grazie soprattutto alla canzone classifca partenopea e per questo motivo i suoi suoni sono riconosciuti in tutto il mondo nonostante il suo eclissamento nel 1860 quando il popolo meridionale ha perso l’antica identità. Da quel momento la lingua napoletana si sta involgarendo. Sono tanti i termini che stanno assumendo sempre di più, soprattutto fra i giovani, i connotati di un significato volgare e poco riconducibile al significato autentico del vocabolo. Il mancato insegnamento di quella che oggi è riconosciuta a tutti gli effetti come una lingua sta sempre di più degradando quella che per il meridione ma anche per l’Unesco è un patrimonio non solo dell’Italia ma del mondo.

E quando qualcuno potrebbe riprendervi sul fatto che state parlando il napoletano ditegli che non è un dialetto ma una lingua romanza, importante nel mondo e un bagaglio culturale che dobbiamo portare avanti e divulgare nel mondo facendo, però, attenzione di non storpiare i significati delle parole. E allora andiamo fieri della nostra lingua e urliamolo al mondo.


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