Il narcisismo: una questione d’immagine?

Da Psicosintesioggi

La problematica principale del narcisismo sembra essere una “questione d’immagine“. Il dilemma del narcisismo è tale proprio perché l’immagine è l’unica cosa che si ha a disposizione per identificare se stessi. Non esiste per il narcisista altro Sè diverso dal Sè-immagine. Trattasi di un’immagine capace di canalizzare un tal quantitativo di energie da mettere in discussione l’identità stesso dell’individuo.

Cosa cela il narcisismo?

Dietro la continua ricerca di conferme del narcisista si cela l’incapacità di abbandonarsi all’amore. L’incessante bisogno di nutrimento del narcisista è causa e conseguenza della sua indifferenza all’amore. Del resto, come si può essere interessati all’amore quando si è del tutto presi dal bisogno di alimentare la propria immagine?

La sub-personalità narcisistica è un’immagine apparentemente reale che cela una  inconsistenza, un vuoto, sul quale viene proiettato il polo grandioso della struttura narcisistica. Gli scopi del Sè grandioso appaiono estremamente “attivi”, legati al voler apparire perfetti, all’essere ammirati e preferiti, al bisogno di prevalere, ma in realtà sono sempre riconducibili al nascondere il polo opposto negato e cioè quello dell’inadeguatezza, della vergogna e della profonda disistima verso se stessi. Il polo della svalutazione prevede l’esperienza di sentimenti di insufficienza ed impotenza propri del bambino ferito, insiti nella condizione umana e dolorosamente presenti a livello inconscio.

La sub-personalità narcisistica è dunque di natura complessuale. I complessi sono descritti da C.G. Jung come “un insieme strutturato e attivo di rappresentazioni, pensieri, ricordi, in parte del tutto inconsci, dotati di una forte carica affettiva”.

Freud nella sua “Introduzione al narcisismo” del 1914 ha distinto un narcisismo primario, determinato da un investimento libidico sano su di sé, che si traduce in un atto di fiducia nelle proprie capacità ed è condizione indispensabile per aprirsi all’amore oggettuale, da un narcisismo secondario patologico, che prevede l’incorporazione di grandiose immagini oggettuali come difesa dall’angoscia e dai sensi di colpa, originati dalle pulsioni aggressive dirette contro l’oggetto, che lo ha frustrato e deluso.

Da quanto suddetto si evince che è indispensabile un ambiente empatico e figure genitoriali capaci di trasmettere fiducia, nel cui volto e nel cui sguardo il bambino possa rispecchiarsi per positivamente riconoscersi e darsi fiducia. Laddove questi presupposti sono assenti si prepara il terreno per lo sviluppo del narcisismo secondario, in cui al soggetto non resta che vanamente rispecchiarsi in immagini fittizie di sé, in quanto il riconoscimento negato si è tradotto in rifiuto della propria identità.

L’illusione di autosufficienza  onnipotente costituisce il bozzolo narcisistico che serve a difendersi dalla paura della dipendenza da un genitore troppo forte o troppo debole, troppo presente o troppo assente, proiettata in seguito in tutti i rapporti di una certa importanza emotiva. Il senso di colpa e di vergogna a riconoscersi nel polo negato fa sì che l’attenzione venga massivamente spostata per un processo di compensazione sul polo opposto, stabilendo una scissione, costruendo un muro divisorio tra l’uno e l’altro, con un arresto di passaggio dell’energia intrapsichica, per cui la “batteria interiore” dovrà ricaricarsi dall’esterno. Il soggetto diventa così vitalmente dipendente da una approvazione esterna a sé per impossibilità di trovarla dentro di sé, costretto ad un monitoraggio costante delle proprie performance e del proprio rendimento, che lo porta ad oscillare tra una narcisistica apparente autosufficienza e una totale dipendenza emotiva e lo spinge anche ad identificarsi con figure di riferimento idealizzate (personaggi del mondo dello spettacolo, del mondo politico, guru, ecc.).

La crisi

La crisi, che può presentarsi sotto varie forme, dal fallimento di un rapporto, alla solitudine in età avanzata, ecc., rappresenta l’occasione di aprire una breccia nel muro del complesso attorno al quale la subpersonalità si è strutturata. Solo nella scoperta del polo dimenticato, rimosso, l’individuo narcisista potrà accogliere una fondamentale parte di sé. Accogliere il polo negato è un lavoro estremamente difficile. Integrare la parte rifiutata implica fare i conti con l’ambivalenza, con il conflitto, ma sarà finalmente un conflitto tra contenuti reali, elementi di materiale concreto. L’Io ha così finalmente l’occasione di emergere ed essere riconosciuto, in luogo della qualunquistica immagine che usurpa il suo posto.

“In ogni narcisista fatuo e grandioso si nasconde un bambino impacciato e vergognoso e in ogni narcisista depresso e  autocritico è latente un’immagine grandiosa di ciò che la persona dovrebbe o potrebbe essere”.  N.McWilliams


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