Ai miei tempi (e con questa allocuzione denuncio la mia incipiente vecchiaia) non c’erano i mezzi di oggi. Per informarsi delle novità musicali oggi basta collegarsi con computer e internet ti apre il mondo. Puoi vedere le classifiche inglesi o americane, leggere tutte le recensioni che vuoi e, soprattutto, puoi ascoltare il brano che ti interessa e vederne il video. Ai miei tempi se accendevi la radio imperversavano i vari totocutugni e compagnia cantante e per tenerti aggiornato sulle novità, specialmente se eri un amante del rock e, oltretutto, di un rock particolare, che in Italia aveva ben pochi estimatori, dovevi procurarti delle riviste specializzate come Rockerilla, Rockstar o il meno specialistico ma godibilissimo Ciao2001. Il procedimento, quindi, partiva quando io o i miei amici rockettari di provincia andavamo in edicola a comprare il “giornaletto”. Queste erano le nostre fonti di informazione. Si consultava la UK chart, la US chart, si trovavano i titoli o i gruppi più interessanti e se ne cercava la recensione (non sempre si trovava). Se la recensione era per noi interessante occorreva ascoltare almeno un brano. Ora c’è Youtube. Allora c’era il negozio di dischi di Giampietro.
Aveva anche un nome, questo negozio, ma francamente non me lo ricordo. Era ubicato nel palazzo SOCOMO, meglio conosciuto dalle nostre parti come “palazzaccio”. Qui era il centro nevralgico della vita cittadina nel nostro piccolo centro, dove i giovani di allora si ritrovavano per poi passeggiare nell’attiguo viale Gramsci. La posizione strategica e il tipo di prodotto che vendeva ne faceva luogo di incontro e di svago, anche grazie al proprietario che, anche se non più un ragazzino, ragazzino continuava a sentirsi e accoglieva di buon grado noi adolescenti brufolosi anche se, il più delle volte, non compravamo nulla. Giampietro, dicevo, era il nostro operatore di preascolto, almeno quando ciò era possibile.
Infatti anch’egli era un amante del buon rock e, vuoi per la propria passione vuoi per opportunità commerciale, ogni tanto apriva il cellofan di un trentatré giri e lo metteva a disposizione per l’ascolto. Spesso era lui stesso a proporci un disco: “m’è arrivato questo nuovo, te lo faccio sentire. Che ne pensi?”. Più spesso eravamo noi a chiedergli se ci apriva un disco e ce lo faceva ascoltare. Giampietro manifestava istituzionalmente un certo fastidio ad accontentarci ma, in realtà, era piuttosto incline a soddisfare queste richieste in quanto anche lui era curioso di sentire questo e quel pezzo nuovo. Oltretutto il marpione sapeva che, se il pezzo era davvero forte, erano buone le probabilità di vendere il disco. E noi ne compravamo, le nostre paghette andavano quasi tutte e finire nel registratore di cassa di Giampietro. Il costo della passione.
La chiusura del negozio fu graduale ma impalcabile. I dischi aumentarono di prezzo ma, soprattutto, i giovani cominciarono a restare meno in città per andare a svagarsi nei vicini centri più grandi. Piano piano il viale si spopolò e mancarono gli acquirenti. Giampietro provò a convertirsi in noleggiatore di videocassette ma fu un fiasco colossale. Chiuse nei primi anni ’90, in piena era del Compact Disc e all’inizio della diffusione della rete. Fu una chiusura emblematica, allegorica, la fine di un'epoca, la fine della nostra giovinezza spensierata. Di Giampietro ho perso le tracce ma ho uno scaffale pieno di LP, la gran parte dei quali erano dischi ai quali ho fatto aprire il cellofan.
Luca Craia