Questo tipo di sperimentazione, ha detto il Pontefice, «apre le possibilità per curare malattie croniche degenerative riparando il tessuto danneggiato e ripristinando la sua capacità di rigenerazione». La Chiesa, ha continuato, «offre il suo incoraggiamento a quanti sono impegnati nel condurre e sostenere la ricerca di questo tipo, sempre con la condizione che essa sia portata avanti col dovuto riguardo per il bene integrale della persona umana e il bene comune della società». Nessun problema etico, ha aggiunto, «quando le cellule staminali sono prese dai tessuti di un organismo adulto, dal sangue del cordone ombelicale al momento della nascita, o dai feti che sono morti per cause naturali». Il Pontefice ha voluto anche ribadire il no all’uso delle staminali da embrioni: «La distruzione anche di una sola vita umana non può mai giustificarsi in termini di beneficio che può plausibilmente portare a un’altra».
Nonostante il suo cognome, il professor Angelo Vescovi si dichiara agnostico e -come già hanno fatto altri scienziati recentemente- ha ribadito un concetto ancora poco accettato: «Condivido quel che ha detto il Papa nel modo più assoluto. La realtà è che dietro la spinta a procedere sulle cellule staminali embrionali c’è una spinta di carattere economico. Si sono spesi 40 milioni di dollari per anni senza produrre nulla, con una sperimentazione che è anche rischiosa nei confronti del paziente per il modo in cui viene condotta. Ma soprattutto non si possono fare affermazioni per giustificare tali sperimentazioni dicendo che essa è l’unica possibile».
«La logica del Papa», conclude il neuorofarmacologo, «e lo dice uno che è agnostico e ribadisce il suo essere agnostico, è straordinaria. La scienza che pensa di produrre la vita umana al fine stesso di distruggerla per creare delle cellule è una scienza che si dichiara sconfitta. Una scienza che crea vita per distruggerla con lo scopo di aiutare la vita ha fallito la sua concezione: è una tecnologia applicata, ma non al servizio dell’uomo».