Il Niger è divenuto ufficialmente membro dell'"Associazione Produttori Africani di Petrolio".
Si tratta si un'associazione, che raggruppa ben 18 Paesi del continente africano.
L'ammissione è stata notificata nel corso della ventinovesima riunione dei ministri delle nazioni associate, tenutasi al Cairo.
Secondo l'agenzia di stampa cinese Xinhua il Niger è divenuto un produttore di petrolio ufficialmente già il 28 novembre scorso, quando sono stati estratti i primi barili.
Quest'ultimi sono stati raffinati a Zinder, in un impianto appunto di proprietà di un consorzio sino-nigerino.
La domanda d'obbligo allora è quanti nigerini beneficeranno effettivamente dei proventi derivanti dal petrolio?
E ancora potrebbero verificarsi danni irreversibili per il territorio?
Ammesso che tutto vada per il meglio, il benessere, quello che si conta in soldoni, quale spazio consentirà allo sviluppo dell'agricoltura, che è di fondamentale importanza per la sopravvivenza di una popolazione sotto-alimentata quale, nella maggioranza dei casi, è quella del Niger?
Sappiamo che in Niger permangono parecchie aree, dove l'agricoltura di sussistenza stenta davvero molto a far sopravvivere le numerose famiglie dei contadini.
Non accadrà, come è stato nella Libia di Gheddafi, che il petrolio farà scomparire i lavoratori della terra, a meno che essi non si tratti di immigrati dei Paesi vicini e ancora un po' più poveri degli abitanti del luogo?
Come é noto, inoltre, anche che la ricerca dell'acqua è un altro grosso nodo da sciogliere in Niger, e presto pure, per garantire igiene e salute e ridurre la mortalità infantile, che rimane la grossa piaga delle popolazioni subsahariane.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)