Di solito lo faccio. E' giusto.
Ma questa volta non ne ho avuto il coraggio.
Mi nascondo dietro questo blog semi-anonimo per difendermi e per narrare del mio magma. Stasera più che mai.
"Le interiora al gatto
e l'anima
al gelso di Pietro"
Ci sono delle persone che si incrociano nella vita e che segnano. A volte loro malgrado.
Esistono delle personalità forti, prorompenti o forse semplicemente sfaccettate e piene che fanno aderire lo sguardo.
Ecco. Nino è una di quelle. E' il papà di un nostro amico. Una di quelle amicizie che stanno lì, scattano avanti per un po', poi si fermano mantenendo la brace calda e di nuovo si infiammano. Quelle amicizie che la mattina "Ciao!", "Ehi ciao!" e poi si torna con la testa rivolta all'asfalto a camminare veloci verso le proprie macchine e la propria vita che ha mangiato parte di quello che fu.
Nino io l'ho sempre visto a casa sua, nel suo giardino. Pochissime volte l'ho visto fuori. Il K. lo vedeva sempre in consiglio comunale, perché lui, il Nino, cascasse il mondo, ci andava a sentirlo questo benedetto consiglio. E si incazzava spesso. Spesso a ragione, spesso per eccesso di intransigenza.
Un passionario lo si può definire. Un legnamee comunista. Che qui in Brianza è come dire una bestemmia. E' come se lui fosse stato l'esempio vivente della possibilità di fusione tra olio e aceto.
Ci sono delle persone che si incrociano nella vita e che ti formano. Plasmano dentro di te un vissuto.
Grazie al K. ho conosciuto molte persone di questo spessore e il Nino era una di queste. Un fuoco che ha contribuito a modellare la nostra coscienza civile. Ecco il Nino a noi cosa ha donato.
Con il suo battersi senza fronzoli, con l'attenzione per la città in cui viveva, con quell'incazzarsi per molto e per poco. Intransigente.
Un gigante. Alto e grosso. Quando parlava ti guardava e muoveva le mani consumate. Affiancato da una donna magra che ricordo solo sorridente e che tentava amorevolmente di contenere l'uomo della sua vita.
Il Nino oggi riposava. L'ultimo saluto appoggiato sul suo banco da lavoro. La bandiera della Pace a sfiorargli le gambe.
Il Nino se n'è andato alle quattro di notte, come ci ha annunciato un amico prima di leggere queste parole:
LE QUATTRO DEL MATTINO di W. Szymborska Ora dalla notte al giorno. Ora da un fianco all'altro. Ora per i trentenni.
Ora rassettata per il canto dei galli. Ora in cui la terra ci rinnega. Ora in cui il vento soffia dalle stelle spente. Ora del chissà-se-resterà-qualcosa-di-noi.
Ora vuota. Sorda, vana. Fondo di ogni altra ora. Nessuno sta bene alle quattro del mattino. Se le formiche stanno bene alle quattro del mattino - le nostre congratulazioni. E che arrivino le cinque, se dobbiamo vivere ancora.
Se voi capitaste per caso nella mia città e vedeste una casa con un immenso giardino. Se questa casa fosse antica e placida, se avesse gli infissi di legno marrone rifatti spesso e ora solo un poco scrostati. Se avesse una bottega che la sostiene e la accende. Se avesse dei grandi vasi di terracotta attorno. E se questa casa avesse un giardino che la accoglie e se questo giardino fosse fatto di prato e di betulle e di palme e di cedri enormi. Se fosse un vero giardino, quello dove si gioca e ci si perde. E se questa casa con questo immenso giardino fosse proprio lì, quasi nel centro di questa grigia e stanca città, allora con molta probabilità avreste trovato la casa di Giacomo, detto il Nino.
(Un signore con la fisarmonica davanti al Nino oggi suonava così...)