Magazine Diario personale

Il nostro futuro e i sogni.

Da Michele Orefice @morefice73

Ieri ero in chiesa per la funzione del sabato sera. Annamaria un po’ agitata mi ha costretto ad alzarmi e a girare per la stessa. Ho incontrato quindi il cartello di ci sopra. Questo faceva parte di una specie di stand che i giovani della chiesa hanno ivi posto. Ho osservato quindi il resto del cartellone. In ogni sua parte c’erano domande sul futuro,sulla carriera, su un l’acoro che faccia far soldi.

Il prete continuava quindi l’omelia dove , in questa, leggeva una lettera del vescovo. Già, anche qui ai confini dell’impero sono arrivati i moduli con le domande di Papa Francesco e per risponderle , il vescovo ha indetto un sinodo per il 13 e 14 dicembre. Nella stessa lettera il vescovo esprimeva il bisogno di tracciare una via per il futuro e capire tra i fedeli dove stiamo andando in questa crisi della fede. La richiesta viene sicuramente dalla lettera che Papa Francesco ha inviato a tutti gli organi della chiesa per capire cosa pensiamo dei temi ad oggi così dibattuti.

Torno a guardarmi intorno e vedo sui cartelloni tutte quelle domande. Domande sul futuro, sulla carriera, la gloria , il sogno. Cos’è un sogno , cosa sogniamo oggi? Ricordo quindi una canzone, non mi ricordo il nome, solo la voce profonda e increspata del cantante, Guccini. Con la voce gracchiante dipinge uno scenario da anni sessanta dove tutti sono pieni di sogni. Tutti vogliono invadere il mondo, tutti cercano l’America, cercano il futuro.

Ma cos’erano poi questi sogni? Dove voleva arrivare la gente? A si…. Voleva sentirsi arrivata. Ma dove? Una casa, un frigorifero, la lavatrice , la macchina. Erano quelli i sogni? Era quello il futuro cercato? Mi immagino l’allora di quarant’anni fa. Non c’ero ancora ma la differenza con l’oggi è palpabile. C’era una meta chiara e indelebile, uscire dalla melma, andare all’università, crearsi un futuro. Oggi dov’è sparito il sogno? Oggi che andare all’università è lo stesso, che non c’è più nulla di sicuro, che non conta neanche lavorare fino a tardi?

Torno alla realtà e mi guardo in torno. In un piccolo riquadro ci sono le icone di face book, youtube , la casella di posta e il telefono con la domanda: è questo il nostro futuro?

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In questa grassa e tecnologica Germania i ragazzi hanno le stesse paure che in Italia. Si interrogano sul futuro, mettono dubbi legittimi se possa essere solo volto al lavoro , alla carriera , ai soldi e confinato a quelli che sono i mezzi oggi di comunicazione virtuale. Penso allora ai 4 bambini che Dio ci ha affidato qui sulla terra, al loro futuro. Mi assale un po’ il panico, la mente si affolla di domande su come farcela, su come instradarli nella direzione giusta, di come stimolarli alla curiosità e non far si che cerchino tutte le risposte su wikipedia. Padre mio, mi aiuterai? Mi sarai vicino?

Torno quindi a pensare ai miei sogni. Quando i miei si sono separati sono stato tanto male. Stavo male anche prima quando litigavano, quando il mio babbo lo vedevo sono nel fine settimana perche’ fra settimana lavorava fino a tardi. Stavo male perché non eravamo una vera famiglia, non si andava quasi mai in giro tutti e tre insieme. Invidiavo quindi le famiglie dei vicini. Sempre insieme, anche a cena. A noi non capitava quasi mai. Da quel periodo è nato in me la voglia di avere una famiglia grande, piena di casino e chiasso. Sempre insieme. Grazie a Dio quel sogno si è realizzato. E quindi mi dico che basta. Tutto il resto è d’avanzo.


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