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Il nostro giro...

Creato il 01 giugno 2011 da Aruotalibera
Si è conclusa da pochi giorni l'edizione numero 94 del Giro d'Italia quella del 150enario dell'Unità del nostro meraviglioso e controverso paese. Piuttosto che per una forte italianità, questo Giro passerà però ai postumi per altri motivi legati sopratutto a corridori stranieri e che in questo articolo di commento riteniamo doveroso condividere con voi lettori...
EL MATADOR DE LA CORSA ROSA: IL NOSTRO GIRO... Definiamo così colui che è stato il protagonista indiscusso del Giro 2011: sua maestà Alberto Contador, tornato a correre sulle strade italiane dopo il successo del 2008 arrivato sul filo di lana e senza aver impressionato più di tanto. Al contrario Contador quest'anno ha corso da padrone dando sempre la sensazione di lasciare sempre qualcosa da parte anche agli altri in modo da essere ricordato come un monarca generoso, non uno spietato cannibale. Ecco perchè dopo aver stravinto la tappa dell'Etna dopo una progressione che uno scalatore come Michele Scarponi ricorderà per un bel pezzo, “el pistolero” ha potuto permettersi di lasciare la vittoria nell'ordine a Josè Rujano sul Grossglockner e soprattutto all'ex gregario Paolo Tiralongo a Macugnaga. Quest'ultimo episodio a nostro parere ha migliorato di molto l'immagine di Contador agli occhi dei tifosi facendone emergere l'umanità e l'umiltà per aver addirittura scortato in maglia rosa il suo amico Paolo negli ultimi metri verso la sua storica prima affermazione in una tappa del Giro. Oltre a questi episodi però Contador ha significato molto altro nell'economia del Giro: spettacolo per la sua inconfondibile pedalata simile ad un passionale tango con la sua bicicletta, grinta quando decideva di prendere in mano in prima persona la corsa e infine valore aggiunto perchè con un campione come lui sulle nostre strade si è elevato l'intero valore di tutta la competizione. E poco valgono le accuse di tentato doping, anzi: anche in questo caso lo spagnolo sorride visto che l'udienza voluta dall'UCI è stata posticipata ad agosto e con ogni probabilità consentirà a Contador di tentare, a 13 anni di distanza da Marco Pantani, di raggiungere l'ambita doppietta Giro-Tour nello stesso anno. E con un Contador in queste condizioni è più che una semplice ipotesi....
LA TRAGEDIA IN CORSA:
IL NOSTRO GIRO... Se dal punto di vista sportivo Contador ha monopolizzato l'attenzione generale degli spettatori al contrario un altro ciclista legherà per sempre il suo nome a questo Giro d'Italia: lo sfortunatissimo belga Wouter Weylandt. Nella terza frazione, appena iniziata la discesa del Passo del Bocco, il ciclista 26enne del team Leopard si distrae un attimo controllando dietro di se la posizione del gruppo prima di impostare una curva. Questo gesto gli è fatale vista l'elevata velocità che ne comporta una traiettoria sbagliata e il congeguente urto contro un muretto venendo sobbalzato dalla bici e finendo infine esanime sull'asfalto. Una scena che a molti appassionati ha ricordato il tragico destino del bergamasco Fabio Casartelli morto a neppure 25 anni nella discesa del Portet d'Aspet al Tour del 1995. Un destino davvero beffardo per Wouter che l'anno prima aveva vinto proprio la terza tappa del Giro e che tra pochi mesi sarebbe diventato papà per la prima volta. Strazianti le conseguenze in gruppo con la tappa successiva che si apre in un silenzio surreale con i bersaglieri che suonano a lutto e la corsa neutralizzata. Sul traguardo di Livorno transitano i compagni di squadra del Team Leopard tenendosi per mano così come il migliore amico di Wouter nel gruppo: l'americano Tyler Farrar. Tutti i protagonisti di questo commovente gesto non ripartiranno il giorno successivo. Durante la corsa rosa però l'accanimento della sorte contro i ciclisti non terminerà qui: il 23 maggio lo spagnolo Tondo Volpini, 32enne in forza alla Movistar è vittima di un assurdo incidente domestico venendo schiacciato dalla porta del suo garage. Le lacrime di Alberto Contador vincitore l'indomani sul Nevegal e la dedica del compagno di squadra Vasili Kiryenka, vincitore sul Sestriere sono stati segnali straordinari che ci hanno indicato che di fronte alla tragedia la vita deve comunque andare avanti.
LA MAGLIA ARANCIONE:
IL NOSTRO GIRO... Affianco alle casacche ufficiali di questo Giro: la rosa, la rossa, la verde e la bianca un altro colore si è distinto nell'arco delle tre settimane di corsa: l'arancione della Euskaltel e della Rabobank. Proprio le due squadre orange sono quelle che hanno sorpreso di più in assoluto regalandoci sprazzi di imprevidibilità in un giro monopolizzato dallo strapotere di Contador. I baschi della Euskaltel, alla loro prima apparizione al Giro d'Italia hanno conquistato niente di meno che le due frazioni più dure in programma: quella dello Zoncolan dove eravamo presenti anche noi di AruotaliberA e il tappone dolomitico con arrivo al rifugio Gardeccia. Nel primo caso il protagonsita è stato Igor Anton che con un azione decisa e determinata ha spezzato gli indugi (e le gambe) degli inseguitori, attaccando laddove le micidiali pendenze della montagna più dura d'Italia avrebbero suggerito a chiunque di rallentare. L'indomani è stata la volta del meno conosciuto Mikel Nieve già vincitore di una tappa montana alla Vuelta che fu di Vincenzo Nibali. Il gracile spagnolo ha avuto il merito di lanciarsi nella fuga giusta e di mettersi tutto solo all'inseguimento di Stefano Garzelli sugli spettacolari tornanti del passo Fedaia. Dopo 7 ore e mezzo di corsa con oltre 5.000m di dislivello e un tempo da lupi nel finale Nieve ha ripreso l'esausto italiano e ha resistito al ritorno di Contador per una vittoria che gli ha consentito di rimanere nella top ten fino alla crono conclusiva. Anche la Rabobank non si presentava certo a questo Giro come una squadra da tenere d'occhio. Eppure il capitano semisconosciuto di questa formazione: il 23enne Steven Kruijswijk si è rivelato essere un potenziale ciclista da corse a tappe comparendo assieme ai migliori in tutti gli arrivi in salita all'eccezione dell'Etna dove ha perso la maglia bianca che deteneva da qualche giorno. L'olandesino ha chiuso in crescita questo Giro con un sesto posto nella tappa di Macugnaga e confermando le buone doti a cronometro a Milano si è classificato nella generale in nona posizione a poco più di 2' dalla maglia bianca di Roman Kreuziger. Altro protagonista nella prima parte del Giro è stato il connazionale di Kruijswijk, il 30enne Pieter Weening che con il suo attacco nella frazione con arrivo sulla rampa di Orvieto si è tolto la soddisfazione del successo di tappa, indossando da allora la maglia rosa per ben 4 giorni.
IL BILANCIO ITALIANO:
IL NOSTRO GIRO... L'Italia del pedale esce dal Giro leggermente ridimensionata rispetto all'edizione precedente sia per la presenza di uno spagnolo sul gradino più alto del podio che per le 2 vittorie in meno rispetto alle 7 ottenute nel 2010 (compresa la cronosquadre vinta dalla Liquigas). Le soddifazioni non sono comunque mancate soprattutto dal punto di vista individuale: come non ricordare la gioia di Marco Pinotti che veste la prima maglia rosa di questo Giro in concomitanza con la sua prima volta a 35 anni suonati. Se si esclude il plurivincitore Petacchi, a segno nell'arrivo per velocisti a Parma, le restanti 4 vittorie italiane sono anche le prime al Giro d'Italia per i vari Oscar Gatto, Diego Ulissi, Eros Capecchi e Paolo Tiralongo. La zampata del vicentino Gatto a Tropea è di quella che non si dimenticano ed è involontariamente stata anche il trampolino di lancio di Contador che proprio in quell'occasione cominciò a scoprire le proprie carte terminando secondo. Vittorie allo sprint invece per i gregari Capecchi e Tiralongo entrambi visibilmente commossi all'arrivo, così come il 21enne Ulissi della Lampre a segno al termine di una controversa volata. Visconti con il dorsale 150 (riservato al campione italiano in carica) cercava ossessivamente un affermazione per onorare la sua maglia in occasione di questa ricorrenza tanto sentita. Ecco che, al termine di una lunga fuga si trova alla sinistra di Ulissi nel momento di impostare lo sprint: il toscano lo chiude un po per furbizia e Visconti perde la testa spintonando il giovane avversario per farsi largo e tagliando il traguardo per primo inveendo per la scorrettezza a suo dire subita. La giuria penalizza il gesto di Visconti reo di aver staccato entrambe le mani dal manubrio e regala la vittoria a Ulissi che ha un gesto di signorilità andando a stringere la mano a Visconti poco dopo l'accaduto dimostrando rispetto per il campione italiano. Niente vittorie di tappe invece per Scarponi e Nibali rispettivamente secondo e terzo sul gradino del podio milanese. Entrambi vedono svanire i propri sogni di vittoria al cospetto di un avversario decisamente troppo forte che gli relaga al ruolo di comparse nella sua “passerella” rosa. Scarponi a inizio Giro paga la sua ostinazione a voler andare al di la dei propri mezzi per cercare di stare con Contador. Capita sull'Etna, quando è autore di un pericoloso fuorigiri e sul Grossglockner dove scatta per primo subendo la remuntada ad opera dello scatenato pistolero. Ha il merito comunque di terminare il Giro in crescendo con un terzo posto nella cronoscalata e una gestione intelligente dello sforzo sul Colle delle Finestre non concedendo all'arrivo neppure un metro a Contador. Nibali a differenza del marchigiano da da subito la sensazione di non poter competere per la vittoria: l'esperienza della Vuelta gli ha insegnato ad andare sempre del suo passo in salita peccato che per lui l'avversario spagnolo non sia Victor Mosquera. Bene sullo Zoncolan dove riscatta la crisi dello scorso anno, nella cronoscalata e a Macugnaga, paga invece dazio nella tappa di Sestriere e così, come era capitato a Simoni nel 2005, perde il confronto con il diretto concorrente Scarponi eguagliando comunque l'ottimo piazzamento dello scorso anno.

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