L’elezione a presidente egiziano di Mohamed Morsi, che si è appoggiato ampiamente alla piattaforma della Fratellanza Musulmana, ha un ruolo importante nella formazione del nuovo Medio Oriente. In parte perché l’ideologia della Fratellanza Musulmana, divenuta popolare in una grossa fetta del mondo arabo, è nata in Egitto. Sotto il presidente Gamal Nasser, negli anni ’50 e ’60, il paese era il centro dell’integrazione panaraba. Oggi il Cairo ha ancora una volta l’opportunità di ergersi a esempio per gli altri paesi arabi i cui partiti dominanti assomigliano alla Fratellanza Musulmana, ed hanno rafforzato le proprie posizioni a seguito della Primavera Araba.
In tale contesto è emblematico che tutti i giocatori sulla “grande scacchiera” del Medio Oriente stiano attivamente adattandosi alla nuova situazione geopolitica. Per esempio l’Arabia Saudita sta provando a investire sui più radicali salafiti, e gli Stati Uniti stanno stabilendo contatti con la Fratellanza Musulmana, sostenendo effettivamente l’elezione di Morsi.
La Russia è ben posizionata per stabilire buone relazioni col nuovo regime di Morsi. Il Cremlino ha una positiva esperienza di lavoro con Hamas, un movimento ch’è essenzialmente la versione palestinese della Fratellanza Musulmana. Mi sono incontrato con molti dirigenti della Fratellanza, e nessuno di loro ha un atteggiamento personale negativo verso la Russia. Tuttavia gli affari internazionali hanno un grande peso nel determinare la natura delle relazioni russo-arabe. In particolare il violento conflitto in Siria sta influenzando la relazione tra la Fratellanza Musulmana egiziana e la Russia, che molti in Egitto vedono come sostenitrice del regime del presidente siriano Bashar Assad.
La costruzione d’un rapporto di fiducia con la nuova élite dirigente in Egitto è già cominciata. Ad esempio gli USA vedono sempre più la Fratellanza Musulmana come una salutare e stabile forza politica per l’Egitto, sebbene Washington l’avesse scansata durante il trentennio in cui Hosni Mubarak è stato al potere. Sebbene i media occidentali abbiano precedentemente dipinto tutti gl’islamisti col medesimo rozzo pennello ideologico, arrivando quasi a paragonarli a al-Qaida, ora ciò ha cominciato a cambiare. Sembra che gli Statunitensi stiano infine capendo che non tutti i musulmani barbuti sono uguali tra loro. La Fratellanza Musulmana è ora classificata come un gruppo moderato, almeno in confronto ai radicali salafiti.
A differenza degli aggressivi radicali, che non hanno nulla da perdere, i membri della Fratellanza sono per lo più uomini d’affari attivi e di successo. Si prende uno dei suoi dirigenti, Khairat El-Shater, politico carismatico e uomo d’affari d’estremo successo internazionale. Una delle ragioni per cui le moltitudini s’opponevano a Mubarak era la corruzione rampante nel paese e l’impossibilità per gli imprenditori di competere con gli oligarchi vicini al governo. Un chiaro esempio è Hassan Malek, importante imprenditore e membro della Fratellanza Musulmana che fu ripetutamente imprigionato e spogliato dei suoi averi. Per persona come Maler un cambiamento nell’élite dirigente significa prima di tutto l’opportunità d’intraprendere nuovi progetti d’affari e investimenti. Nel contempo, l’Associazione per lo Sviluppo degli Affari Egiziana, capeggiata da Malek, e l’Associazione per gli Affari e gl’Investimenti Internazionali – organizzazioni collegata alla Fratellanza – sono molto interessate a collaborare con soci d’affari russi.
Vi sono molte ragioni per cui è importante per la Russia sviluppare relazioni con le nuove élites arabe. In primis, c’è l’opportunità di rafforzare l’influenza di Mosca nella regione, malgrado la diminuita forza economica della Russia dopo il collasso sovietico. In secondo luogo, sarebbe vantaggioso per la Russia instaurare un dialogo con le forze islamiste moderate, a cominciare dai Fratelli Musulmani. Quest’esperienza aiuterebbe anche a stabilizzare la situazione nel Caucaso Settentrionale. Di converso, la sconfitta politica dei partiti islamici moderati potrebbe portare a un’ulteriore radicalizzazione e destabilizzazione del Medio Oriente. Ciò a sua volta potrebbe radicalizzare il Caucaso Settentrionale ed altre regioni musulmane in Russia.
Per aiutare a promuovere gl’interessi russi in Medio Oriente l’Iniziativa Mosca-Istanbul-Roma, o Iniziativa MIR, ha tenuto a fine maggio una conferenza a Roma intitolata Bridging the New Middle East. Vi hanno preso parte anche dirigenti della Fratellanza Musulmana e del suo braccio politico, il Partito Libertà e Giustizia. Essi hanno sottolineato che la Russia potrebbe ben rafforzare la propria posizione in Medio Oriente focalizzandosi sulle relazioni col nuovo Egitto.
La Russia rafforzò la sua posizione nel mondo arabo per la prima volta grazie ad una solida relazione con l’allora presidente egiziano Gamal Nasser. Oggi, con l’ascesa di Morsi, la Russia ha un’opportunità di ritornare a contare nel Medio Oriente.
(Traduzione dall’inglese di Daniele Scalea)