Segnalo un articolo particolarmente interessante di Bülent Keneş, l’editor in chief del quotidiano turco Today’s Zaman: “The New Middle East“, del 26 marzo. Keneş, infatti, riflette sul futuro della regioneinvestita dalle crisi in Siria e in Iraq, oltre che dal nuovo rapporto che sta prendendo forma tra Turchia e curdi: e ipotizza la distruzione del vecchio ordine creato all’indomani della Prima guerra mondiale e l’emergere di un ordine nuovo e diverso. Il problema di fondo – come illustrato magistralmente da David Fromkin in A Peace to End All Peace, The Fall of the Ottoman Empire and the Creation of the Modern Middle East (lettura indispensabile per chi si occupa di questi temi) - è che i confini imposti dopo la disgregazione dell’Impero ottomano sono del tutto artificiali e arbitrari: e perciò il giornalista di Zaman ipotizza la frammentazione ulteriore di Iraq e Siria e la loro riconfigurazione – su base prevalentemente etnica – in un grande stato degli arabi sunniti, due stati sciiti in Iraq e in Siria (pro-Iran), uno stato cristiano in Siria, uno stato curdo (curdi iracheni e curdi siriani) che potrebbe diventare parte integrante di una “nuova Turchia” su base federale.
Faccio la stessa domanda che ha fatto lui: che ne pensate? A me convince poco il discrimine tra stati su base etnica (ed esclusiva) da un lato e Turchia federale (e inclusiva) dall’altro.
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