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Il nuovo passaporto targato Facebook

Creato il 15 dicembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

E’ un’idea del dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti. Utilizzare Facebook analizzando post e foto di ogni individuo prima di rilasciare il visto

Facebook e Twitter potrebbero essere utilizzati come parametri di valutazione sul rilascio del visto per l’ingresso negli Usa. La decisione definitiva non è ancora stata presa. Si tratterebbe infatti di un piano che il dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti sta prendendo seriamente in considerazione per tenere ulteriormente sotto controllo gli ingressi al confine.

La notizia, rilasciata dal Wall Street Journal, ha subito suscitato dubbi e approvazioni. 

In seguito alla strage di San Bernardino, l’amministrazione Obama ha incentivato la maggiore severità nei controlli, al fine di permettere l’ingresso solamente ai profili più sicuri e affidabili. Questo anche tramite i social media. 

Photo credit: birgerking via Foter.com / CC BY

Photo credit: birgerking via Foter.com / CC BY

La messa in atto del piano, però, presenta alcune lacune. In primis, con l’attuazione di questo programma di sicurezza, gli Usa avrebbero automaticamente l’accesso illimitato all’acquisizione di dati privati di ogni individuo. Questo si scontrerebbe con le attuali norme in vigore sulla privacy. 

Poco tempo fa, il Congresso americano aveva votato il Visa Waiver Program. Questo programma consente ai cittadini di 38 paesi (Italia inclusa) di andare liberamente negli Usa per un periodo di tempo che va fino a 90 giorni senza essere in possesso del visto. 

Tra questi 38 paesi, restano comunque esclusi tutti i cittadini che nel corso degli ultimi 5 anni hanno viaggiato in luoghi in cui potrebbero essere stati ideologicamente radicalizzati, come ad esempio la Siria, l’Iraq, l’Egitto, il Sudan, la Libia, lo Yemen, l’Afghanistan, il Pakistan, la Colombia e il Venezuela. 

Anche il passaporto con chip elettronico fa parte delle norme attualmente in vigore. Questo, per il governo statunitense, serve per “controllare i viaggiatori per stanare eventuali terroristi e criminali”.

Viene spontaneo chiedersi quale sia il limite di sicurezza oltre la quale non si possa andare. I più diffidenti si pongono questa domanda:

“E’ davvero necessaria l’acquisizione di dati personali a titolo completamente gratuito, con il pretesto della sicurezza?”

L’interrogativo è probabilmente dovuto al fatto che la maggior parte degli attentati a cui abbiamo assistito in questi anni sono stati realizzati da cittadini con residenza negli stessi paesi vittime di questi attacchi.

S.C.

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