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Il Pacichelli e la sua descrizione dei paesi di Capitanata di fine '600

Creato il 06 febbraio 2013 da Crono @Amaraterramia
Giovan Battista Pacichelli nacque a Roma nel 1634; è famoso per aver scritto Il Regno di Napoli in Prospettiva (pubblicato postumo nel 1702), un'opera, commissionatagli dal duca di Parma Ranuccio II, per la cui stesura viaggiò quindici anni nel Regno di Napoli alla ricerca di storie e costumi di paesi e città.
Il Pacichelli e la sua descrizione dei paesi di Capitanata di fine '600Nella parte dedicata alla Capitanata, nel volume 3, il Pacichelli descrive le condizioni insalubri della zona e le sue difficoltà climatiche, caratterizzandola soprattutto come dedita alla pastorizia.
È da precisare che la Capitanata, duodecima e ultima provincia del regno, non ha oggi gli stessi confini che aveva sotto i Borboni, tre secoli addietro. Infatti, mentre ha mantenuto i suoi confini naturali a sud con la Terra di Bari seguendo il corso dell'Ofanto, ad ovest con la Basilicata, il Principato Ultra e il contado del Molise attraverso la catena appenninica, a settentrione invece i confini erano più a nord, comprendendo anche il territorio afferente alle diocesi di Larino e di Termoli.
In merito alle produzioni, agli abitanti ed alle consuetudini di questa provincia Pacichelli così scriveva: "È il Paese feracissimo di Grani, e di Herbe pe' Pascoli. Ager iste, così scrive Strabone, cum omnis generis fructus, turn vero copiosos producit. Equis ac Ovibus aptissimus: Lana longe mollior Tarentina, minus vero candida. Regio ipsa propter Camporum convalles tranquilla. Anche da Varrone e Columella ne vien lodato il Formento. La sua temperie vi fa scendere da' Monti più rigidi dell'Abruzzo, e da altri, a svernarvi numero infinito di Pecore, le quali sono proficue non poco all'Azienda Regale nelle Fiere di Foggia (...). Danneggia a questo Clima il soverchio caldo, e la siccità, o scarsezza delle Acque: e talvolta ancora la quantità di Locuste, che vi spigne il Paese di Otranto ...".
Dei centri della fascia centrale della provincia, corrispondente al Tavoliere, il Pacichelli cita Aprocina, San Severo con la vicina Torremaggiore, Troia, Foggia e Cerignola.
Di Aprocina, oggi Apricena, apprendiamo che "questa novella Terra fu edificata da Federico II, imperatore, e così detta dalla Cena d'un Apro, o Cinghiale ucciso nel medesimo luogo, ed apparecchiato da quella Maestà splendidamente a' suoi Grandi".
Di San Severo scrive: " Di nobilissima Terra della Provincia ha vanto una delle opere di Diomede, con fabriche insigni, chiamata già Castel Drione, poi S. Severo nel 526 ... Ha fertile Territorio, e assai delitioso, con le Razze bizzarrissime de' Cavalli: la dimora però che nel Verno riesce molto gradevole, obbliga a cercare il fresco nel sito più alto di Torre maggiore la State".
Di Troia dice: "È una città montuosa, ben circondata di mura, di vaga veduta, col fiume Chilone sotto, è di opulenza considerevole dé formenti che raccoglie nel più largo pian della Puglia". Non cita la presenza della vite. Cosa che si ripete anche per altre località della Daunia. Pertanto si può desumere che la viticoltura è quasi scomparsa e che, comunque, non possiede rilevanza economica.

Il Pacichelli e la sua descrizione dei paesi di Capitanata di fine '600

Foggia rappresentata da Pacichelli


A sua volta, Foggia "nel centro della Daunia, non ha che invidiar il vasto suo piano, a chi che sia, la copia de' Grani, e dell'Herbe; in aria però grossa, e non a tutti salubre la State, ma invidiabile per le fresche sorgenti, alcune delle quali s'induriscono nel Verno, e all'oggetto piacevole del Gargano, e dell'Appennino. Fu stanza gradita de' Regi, e de' Cesari, e da loro singolarmente privilegiata".
Infine Cerignola ha "la Campagna assai petrosa, non producendo che ferule o piante inutili. Vi ha però degli Erbaggi per le Pecore, de' Campi valevoli per lo Frumento, e de' Boschi fecondi non poco di Selvaggina, nei quali si compiace il proprio Barone, ch'è il Duca di Bisaccia".
In ultimo, la zona orientale della Capitanata, cioè il promontorio garganico: Pacichelli rammenta a nord di esso Santo Nicandro, Cagnano, Carpino, Ischitella, Vico, Peschici e Vieste; a sud S. Giovanni Rotondo, Rignano e la Metropoli, Manfredonia.
Dai riferimenti dell'Autore si rileva che Santo Nicandro del monte Gargano, oggi San Nicandro Garganico, ha "il suo Territorio copioso di Grani".
Cagnano, oggi Cagnano Varano, sorto "dalla miserabil cadenza della città di Varano, opera del Re Diomede" è ubicato "in sito eminente, che gode gli oggetti del Lago stesso, e del Mare Adriatico, abondando di Olio, di Vino, e Formento".
Carpino "vanta i medesimi cominciamenti di Cagnano (...) con lo stesso ameno prospetto, e fecondità".
Ischitella "è cinta di mura, distante un miglio da Rodi in un Colle delitioso a veduta dell'Adriatico, e in clima assai dolce".
Vico è "resa vaghissima dall'eminenza del sito, dalla temperie del clima, dalla delitia de' Giardini, e dalla copia delle Acque".
A Peschici "gli habitanti applican per lo più alla Pescagione, o coltura de' Campi: sendo fruttifico il Mare, che le sta al lembo, e fecondo il Territorio di Cedri, Limoni ed altre specie di Agrumi, col giovamento delle Acque, che dentro, e fuori vi sorgono".
Veste, oggi Vieste, "è città Regale, insinuata nelle falde del Monte Gargano, dal canto dell'Oriente, angusta in giro, e spremuta di habitatori" per effetto di ripetuti "Tremuoti" e per "il furore dei Mosulmani".

Il Pacichelli e la sua descrizione dei paesi di Capitanata di fine '600

Vieste rappresentata da Pacichelli


Rignano, "ancor si appella Arignano, quasi Altare di Giano" situato "nelle falde di un colle eminente".
San Giovanni Rotondo "dalla forma del tempio antico di Apollo (...) resta in piano ameno, e fra l'herbe ridenti de' prati (...). Un picciol Lago si forma qui nel Territorio di acque chiare, e fredde, che produce soavissimi Pesci. Vi ha selve altresì colme di Cacciagioni. Ma non molto discosta è la Riserva Regale de' Volatili ... chiamata la Peschiera del Re, un tempo di assai giocondo divertimento".
La Metropoli, Manfredonia, fatta costruire nel 1236 da "Manfredi, Re di Napoli, il quale vedendo in tutta corrosa da gli anni la famosa, antichissima Siponto ... un miglio lontano, e nel medesimo Lido sassoso dell'Adriatico, le sostituì questa (....).
Quindi, per quattro lunghe miglia di agevolata salita, si passa alla Città di Sant'Angelo, che con fortunato auspicio, contribuisce il nome al Monte (....). È luogo fertilissimo, e privilegiato dalla Natura, con la Manna medicinale, Vino esquisito, e altro di buono, e di raro".
Infine, di fronte al promontorio del Gargano le isole Tremiti, già di Diomede: "Più delle tre però sono scogli (....). Nella parte di S. Domino è collocata la picciola Chiesa di questo nome, fra Boschi, e germogli del Ramerino, Ginepro, e delle Mortelle, che porgono alimento agli Uccelli, e Caprioli; e fra la Vigna, l'Horto, gli Oliveti, i Campi Seminati". Pure nell'isola di S. Nicola, `"fuor della Cittadella, rimane un nudo piano con una Chiesa, Colombaia, due Vigne" mentre nella Cittadella "sottoposte son le Cantine, le Scuderie".
da darapri.it

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