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Il pacifismo non è una scampagnata

Creato il 07 marzo 2011 da Demopazzia
Il pacifismo non è una scampagnata
Di manifestazioni contro le guerre ne ho fatte tante. Le prime furono contro la prima guerra in Iraq, nel gennaio del 91. Era piuttosto facile decidere da che parte stare a 16 anni. La guerra è uno schifo. Io che mi avvicinavo all’età per il servizio di leva, all’epoca obbligatorio, non avrei mai imbracciato un arma contro nessuno. Poi gli anni passano e inizi a comprendere che alcune situazioni sono complesse e difficilmente possono essere affrontate senza che mille dubbi continuino a ronzarti nella testa qualunque posizione tu scelga di prendere, se riesci a prenderne una, e quando ho manifestato contro la seconda guerra in Iraq, nel 2003, fu cosa ben diversa.
Oggi Veltroni si chiede perché nessuno in Italia stia manifestando contro Gheddafi.
Oltre al fatto che è il genere di argomento usato da intellettuali del calibro di Veneziani e Ferrara, oltre al fatto che la manifestazione sarebbe totalmente inutile visto che Gheddafi se ne fregherebbe (vedi Piste) , il problema è: che cosa chiederebbe una manifestazione del genere all’unica istituzione a cui potrebbe rivolgersi e cioè il proprio governo ed il proprio parlamento? Un intervento militare contro Gheddafi oppure l’astensione dalla partecipazione all’ennesima guerra di esportazione della democrazia e di importazione del petrolio?
La scoperta di un pacifismo diverso da quello ingenuo e ridotto ad una caricatura soprattutto dai signori della guerra, ma anche da chi in età adulta continua ad assumerlo acriticamente, per me è coincisa con la riscoperta di quello che avveniva in Bosnia negli anni tra il 1993 e il 1995. Sapere che opporsi “pacifisticamente” ad un intervento esterno ha permesso il massacro di milioni di innocenti, l’assedio di Sarajevo, il genocidio di Srebrenica e la rinascita dei campi di concentramento nel bel mezzo dell’Europa, ha significato lasciare in balia dei loro aguzzini persone disarmate e senza alcuna colpa se non quella di esistere, mi ha lasciato più di qualche dubbio su quel pacifismo indifferente che può essere sintetizzato nella formula “che siano i popoli a decidere in completa autonomia, senza interventi militari ed ingerenze dall’esterno”. Potremo aggiungerci pure Cecenia e Ruwanda. Potremo chiederci cosa sarebbe stato dell'Europa senza l'intervento esterno di USA e URSS nella seconda guerra mondiale.
L’indifferenza è un’altra cosa dal pacifismo. Le manifestazioni a casaccio di Veltroni sono un’altra cosa dal pacifismo.
Io, insieme ad altri, mi chiedo di nuovo che cosa sia giusto. Dobbiamo intervenire in Libia oppure no? Per rispondere a queste domande servirebbe un’informazione ampia e completa, oltre ad una capacità di analisi dei fatti. Purtroppo la maggior parte delle cose che si leggono vengono scritte dalle scrivanie delle redazioni sulla base delle agenzie da persone che spesso ne sanno quanto chi legge. E mi riferisco sia a quelle che parlano di complotti guidati da Washington (sostenendo così le tesi di Gheddafi), sia a quelle che parlano della rivolta di un popolo che aspira alla libertà.


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