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Da quando è sceso in campo, in quella fatidica e sciagurata giornata del 26 gennaio 1994 (ricordata anche per la famosa calza di nylon sull'obiettivo della telecamera), Silvio Berlusconi ha fatto del sostantivo libertà l'opera omnia della sua attività politica. Praticamente non c'è stato comizio, discorso o semplice telefonata con la mignotta di turno senza il quale il Cavaliere non abbia fatto ricorso al termine LIBERTA'. Una specie di ossessione subliminale che deve ancora tarare se, come dimostrato anche dal suo discorso-show di domenica sera a conclusione della 2^Festa della Libertà del PdL, ogni 10 parole usate (a parte comunisti e giudici) una è libertà. A questo punto mi sorge il sospetto (non necessariamente maligno) che la sua paura inconscia sia proprio quella di perderla questa benedetta libertà. E ovviamente stiamo parlando della sua. Gli incubi notturni (quasi parametrabili a quelli di un vecchio sketch in bianco e nero della pubblicità dell'Olio Sasso nella quale lo scomparso Mimmo Craig si vedeva nel sogno con una enorme pancia e al risveglio la pancia non c'era più) devono far sudare freddo il Cavaliere, seppur attenuando il tutto con preziose lenzuola di seta pura e con morbidi guanciali a forma di seno materno, capezzoli inclusi. Ed ecco allora che la paura delle manette viene esorcizzata ricorrendo al mantra della parola libertà, declinata in ogni sua forma possibile ed immaginabile. Fino a giungere a queste nuove formazioni (di ignari custodi della preziosa libertà del presidente del Consiglio) denominati forse un pò pomposamente team della libertà (http://www.affaritaliani.it/politica/pdl_voto_team_liberta051010.html). In pratica una versione riveduta e non corretta dei vecchi "missionari della libertà" che, a loro volta, erano figli e nipoti rispettivamente dei "paladini della libertà" e dei "pretoriani della libertà", tutti malinconicamente e celermente archiviati nonchè rottamati senza nemmeno usufruire del benchè minimo incentivo di Stato. Ci fu anche una televisione della libertà, fortemente voluta dall'allora non ancora ministra Michela Vittoria "autoreggente" Brambilla, che fece una ingloriosa fine e di cui mi occupai con un articolo scritto poco più di due anni fa (http://tpi-back.blogspot.com/2008/08/orfani-della-tv-della-brambilla.html). Insomma, a quanto pare, le naufragate esperienze del passato non debbono aver insegnato molto ai cultori della libertà e in particolar modo al dominus per antonomasia; l'ordine di servizio diramato da Berlusconi domenica dal palco milanese è stato quello di formare le nuove squadre di missionari della libertà (o team che poi la sostanza non cambia) per essere presenti "capillarmemente" sul territorio nazionale e nelle 61 mila sezioni elettorali, ovviamente in vista delle prossime ed inevitabili elezioni politiche anticipate. Ora il problema, se così vogliamo chiamarlo, è costituito dal reclutamento di questi missionari del porta a porta della libertà, di questi militanti cieci ed obbedienti al servizio di Sua Emittenza. Ne servirebbero, conti alla mano, circa 300.000 perchè il presidente del Consiglio ne vuole cinque o sei per ognuno dei 61.000 team della libertà e di questi tempi non è facile assumere (senza nemmno stipendiarli) giovani e meno giovani con gli ideali berlusconiani, anche perchè cieci ed obbedienti sì ma coglioni no di certo. E allora sembra che questa chiamata alle armi del Berlusca stia miseramente naufragando: quelli che hanno risposto affermativamente (fregandosene di ricevere in cambio del loro impegno un carnet di buoni pasto) sono a tutt'oggi circa 50.000. Un pò pochini se la previsione era sei volte tanto. Ma tant'è. Il cavaliere non sembra preoccupato: volete mai che uno che ha impiegato 154 giorni per scovare il successore del ministro dimissionario dello Sviluppo Economico non riesca a trovare 250.000 missionari con l'animo berlusconiano e con la predisposizione del "piazzista della libertà"? Ma ci mancherebbe altro...
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