In questi ultimi anni l'opinione che gli italiani hanno dell'Italia è, a parole, cambiata moltissimo. A fatti, si tratta sempre della stessa malinconica musica.
Siamo stati protagonisti della Repubblica delle Banane, poi attori e silenziosi compartecipanti del Paese di Gomorra.
Siamo coinvolti ad eleggere "democraticamente" persone che, altrettanto democraticamente, se ne fregano delle nostre esgienze intasando il Parlamento e gli organi competenti per discutere di loro problemi, o quantomeno di difficoltà appartenenti ad invididui antecedenti alla prima Repubblica.
Da qualche tempo a questa parte, possiamo considerarci non troppo ermeticamente uno stupendo paese delle "patacche".
Patacche diffuse ovunque, a qualsiasi livello.
Patacca è parlare di nucleare come sola risorsa di futuro energetico, specialmente in un Paese che va ancora tenendo a bilancio le spese attinenti alla passata dismissione.
Patacca è avere un Presidente del Consiglio truccato a più non posso, e vedere quello stesso uomo sorvolare quotidianamente mari di demagogia e populismo allucinanti.
Patacca è un dossier compilato, al quanto si dice, ad hoc per intimidire un leader dissidente con operazioni di dossieraggio.
Siamo in uno Stato di cose senza precedenti, appunto.
Patacca è vedere un'opposizione che, dinnanzi ad un crollo della presunta maggioranza, continua di pari passo a perdere terreno.
C'è patacca e patacca, appunto.
Ci sono problemi veri, di importanza tremenda.
Ci sono emergenze vere che, grazie al tocco magico dell'informazione manipolata, vengono fatte passare per patacche.
La regola è semplice ed oltretutto molto convincente: ciò che non si vede in televisione non esiste.
E' il caso, questo, delle finte patacche; finte patacche coincidono con il sovvertimento totale dei valori, con il ribaltamento totale di pilastri essenziali di una società decente quali moralità, etica o trasparenza.
Finta patacca è il dramma riemerso a Napoli, attinente la questione spazzatura.
Sono finte patacche tutte quelle 1500tonnellate che vanno mescolandosi nelle strade campane, tra rischi di continui incendi e pericolo diossina.
Finte patacche sono i drammi della sanità manipolata, dell'Università distrutta e della scuola completamente smantellata.
Siamo immersi in una straordinaria, immensa, pataccata.
Possiamo pure, ad italico modo, considerarci fortunati; è lo spirito romagnolo e rigorosamente non padano a salvarci.
Superando simboli e simbolacci quali stelle delle Alpi o quant'altro, invochiamo il sacro potere delle piadine farcite.
Mitologica è, da romagnola tradizione, la parola pataca.
Chi è pataca sa essere troppo di tutto.
Il sito http://rumagna.com/ riesce a fornire descrizioni quasi poetiche attinenti a questo termine.
Un pataca è chi "vuole vantarsi o che si da delle arie ma che i risultati rendono ridicolo, comico, sfigato."
Un pataca è ancora chi "fa la figura di merda davanti alle ragazze credendo di essere un figo."
Ricordi di figure orrende se ne contano a bizzeffe, in questa storta Italia.
Presidenti neri di Stati definiti abbronzati, tanto per intenderci.
Il tutto per regalare al proprio paese quell'idea di satira e comicità che tanto fa bene ad allontanare qualsiasi pessimismo riguardo le nostre, misere e becere, sorti.
Così come i pataca, esistono anche le pataccate.
Nonostante le impressioni, l'Italia è uno stivale colmo di pataccate; sono universalmente definite come " barzellette, frasi o aneddoti divertenti o dissacranti, raccontati tra amici per ridere un pò."
Il leggerissimo difetto è che qui, grazie a tutte queste pataccate, si continua a piangere.
Barzellette o sorrisi tronfi alle telecamere non ci allontanano da quell'8,5% di disoccupazione, nè tantomeno da quel 27,9% di giovani che brancolano nel buio senza alcun lavoro nè alcuno studio.
Nonostante tutte le pataccate possibili, siamo senza alcun futuro.
Infine, grazie a tutte le fortune possibili, la stupenda Romagna non manca di riservare soddisfazioni al maschio italiano medio.
Rimane esplicito il richiamo della pataca allo stupendo organo sessuale femminile, appunto.
Il sito riporta alla mente che la pataca rappresenta infatti, non da ultimo, un"complimento grezzo espresso nei confronti di una ragazza avvenente".
Almeno una consolazione in questo mare di significati dovranno pur concedercela, in un qualche modo.
Come si potrebbe, d'altronde, vivere in un Paese come quello italiano senza credere in questa onnipotenza del termine "patacca"?
Grazie alla Romagna, come sempre.
Poco lieti di vivere nel paese delle patacche.
Magazine Società
In questi ultimi anni l'opinione che gli italiani hanno dell'Italia è, a parole, cambiata moltissimo. A fatti, si tratta sempre della stessa malinconica musica.
Siamo stati protagonisti della Repubblica delle Banane, poi attori e silenziosi compartecipanti del Paese di Gomorra.
Siamo coinvolti ad eleggere "democraticamente" persone che, altrettanto democraticamente, se ne fregano delle nostre esgienze intasando il Parlamento e gli organi competenti per discutere di loro problemi, o quantomeno di difficoltà appartenenti ad invididui antecedenti alla prima Repubblica.
Da qualche tempo a questa parte, possiamo considerarci non troppo ermeticamente uno stupendo paese delle "patacche".
Patacche diffuse ovunque, a qualsiasi livello.
Patacca è parlare di nucleare come sola risorsa di futuro energetico, specialmente in un Paese che va ancora tenendo a bilancio le spese attinenti alla passata dismissione.
Patacca è avere un Presidente del Consiglio truccato a più non posso, e vedere quello stesso uomo sorvolare quotidianamente mari di demagogia e populismo allucinanti.
Patacca è un dossier compilato, al quanto si dice, ad hoc per intimidire un leader dissidente con operazioni di dossieraggio.
Siamo in uno Stato di cose senza precedenti, appunto.
Patacca è vedere un'opposizione che, dinnanzi ad un crollo della presunta maggioranza, continua di pari passo a perdere terreno.
C'è patacca e patacca, appunto.
Ci sono problemi veri, di importanza tremenda.
Ci sono emergenze vere che, grazie al tocco magico dell'informazione manipolata, vengono fatte passare per patacche.
La regola è semplice ed oltretutto molto convincente: ciò che non si vede in televisione non esiste.
E' il caso, questo, delle finte patacche; finte patacche coincidono con il sovvertimento totale dei valori, con il ribaltamento totale di pilastri essenziali di una società decente quali moralità, etica o trasparenza.
Finta patacca è il dramma riemerso a Napoli, attinente la questione spazzatura.
Sono finte patacche tutte quelle 1500tonnellate che vanno mescolandosi nelle strade campane, tra rischi di continui incendi e pericolo diossina.
Finte patacche sono i drammi della sanità manipolata, dell'Università distrutta e della scuola completamente smantellata.
Siamo immersi in una straordinaria, immensa, pataccata.
Possiamo pure, ad italico modo, considerarci fortunati; è lo spirito romagnolo e rigorosamente non padano a salvarci.
Superando simboli e simbolacci quali stelle delle Alpi o quant'altro, invochiamo il sacro potere delle piadine farcite.
Mitologica è, da romagnola tradizione, la parola pataca.
Chi è pataca sa essere troppo di tutto.
Il sito http://rumagna.com/ riesce a fornire descrizioni quasi poetiche attinenti a questo termine.
Un pataca è chi "vuole vantarsi o che si da delle arie ma che i risultati rendono ridicolo, comico, sfigato."
Un pataca è ancora chi "fa la figura di merda davanti alle ragazze credendo di essere un figo."
Ricordi di figure orrende se ne contano a bizzeffe, in questa storta Italia.
Presidenti neri di Stati definiti abbronzati, tanto per intenderci.
Il tutto per regalare al proprio paese quell'idea di satira e comicità che tanto fa bene ad allontanare qualsiasi pessimismo riguardo le nostre, misere e becere, sorti.
Così come i pataca, esistono anche le pataccate.
Nonostante le impressioni, l'Italia è uno stivale colmo di pataccate; sono universalmente definite come " barzellette, frasi o aneddoti divertenti o dissacranti, raccontati tra amici per ridere un pò."
Il leggerissimo difetto è che qui, grazie a tutte queste pataccate, si continua a piangere.
Barzellette o sorrisi tronfi alle telecamere non ci allontanano da quell'8,5% di disoccupazione, nè tantomeno da quel 27,9% di giovani che brancolano nel buio senza alcun lavoro nè alcuno studio.
Nonostante tutte le pataccate possibili, siamo senza alcun futuro.
Infine, grazie a tutte le fortune possibili, la stupenda Romagna non manca di riservare soddisfazioni al maschio italiano medio.
Rimane esplicito il richiamo della pataca allo stupendo organo sessuale femminile, appunto.
Il sito riporta alla mente che la pataca rappresenta infatti, non da ultimo, un"complimento grezzo espresso nei confronti di una ragazza avvenente".
Almeno una consolazione in questo mare di significati dovranno pur concedercela, in un qualche modo.
Come si potrebbe, d'altronde, vivere in un Paese come quello italiano senza credere in questa onnipotenza del termine "patacca"?
Grazie alla Romagna, come sempre.
Poco lieti di vivere nel paese delle patacche.
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