Confesso di trarre ispirazione da un articolo di Fabio Pavoni apparso sul blog Montegranaro 5 Stelle che interpreta, certamente dal punto di vista del movimento di cui fa parte ma con grande lucidità, il risultato del voto sia a livello nazionale che locale. Per maggior chiarezza e per sgombrare il campo da ogni equivoco dichiaro apertamente e fin d’ora che, nonostante una certa simpatia ed un iniziale mio avvicinamento al movimento, non ho votato 5 Stelle.
Cinque Stelle, però, ha fatto a meno del mio voto e ha stravinto le elezioni. È il primo partito alla Camera ed è l’unico che ha davvero motivo di festeggiare anche se, nella situazione politica ed economica italiana di questo preciso momento, festeggiare sembra decisamente fuori luogo. Rimane il fatto che, ora, nonostante si parli di pallino in mano a Bersani da più parti, nella realtà il gioco spetta proprio a Grillo. Questo semplicemente perché parrebbe immorale qualsiasi tipo di accordo tra PD e PDL. La strada da percorrere, quindi, almeno per coerenza e rispetto degli elettori, sarebbe quella che Bersani ha indicato, cioè la ricerca di un accordo tra PD e Movimento 5 Stelle.
Grillo ha più volte dichiarato che non è disponibile ad inciuci ma questo non lo sarebbe se le basi di un eventuale accordo saranno chiare e precise.
Del resto le linee programmatiche dei due schieramenti collidono in più punti pur divergendo in maniera sostanziale in altri. Logica, coerenza, rispetto per gli elettori ma anche e soprattutto senso di responsabilità vorrebbero che si percorra ogni ipotesi di accordo sulla base di questi punti di contatto programmatici per dare vita ad un governo di breve/media durata che si ponga obiettivi ben precisi e persegua quelli e non più. Un governo a scadenza, quindi, che lavori sul rilancio economico e sociale del Paese, sulla sua moralizzazione, sulla riforma dei costi dello Stato e su una nuova legge elettorale che cancelli per sempre la porcata del porcellum.
Il pallino, quindi, è in mano a Grillo che può decidere se aprire alla possibilità di dialogo con forze con le quali è possibile un dialogo per assumersi la responsabilità di salvare il Paese dal baratro che si prospetta sempre più vicino oppure rimanere soltanto un movimento di protesta. Ma anche il PD deve cedere e rinunciare a quella parte a volte spocchiosa da vecchio partito comunista, abdicare le posizioni di predominanza che tutt’ora, nonostante la batosta elettorale, continua a manifestare e dare un apporto concreto al superamento di un momento politico pericolosissimo dal quale uscire velocemente ed efficacemente significa dare un futuro all’Italia o farsi colonizzare dai Tedeschi.