Il 26 Agosto 1978, Albino Luciani diventava Giovanni Paolo I. Il conclave che lo elesse fu uno tra i più rapidi di sempre, così come breve fu il suo pontificato. Nei suoi trentatré giorni di governo Luciani riuscì a lanciare messaggi scomodi e profondi, per certi versi rivoluzionari. Fu riscritta la comunicazione, stravolto il modo di apparire, rotto il muro che separava i pontefici dal resto del mondo. Avvicinava i fedeli, invitava i bambini a parlare al suo fianco nelle udienze pubbliche, si faceva prendere per mano, recitava poesie di Trilussa e sorrideva in ogni occasione. Parlava alle folle come fosse un catechista e non un monarca assoluto. Dubitava della sua stessa elezione, esprimendo ai cronisti una senso d’inadeguatezza al ruolo.
Il pensiero era rivolto agli ultimi, al sud del mondo, alle diseguaglianze, all’opulenza inutile dell’occidente. La timida apertura al contraccettivo quando ancora era cardinale, in pieno Concilio Vaticano II, la rivalutazione del ruolo femminile nella Chiesa e la volontà di devolvere ai paesi poveri una parte della cassa vaticana, portarono alla netta spaccatura con la Curia romana. Ma non basta. Il giudizio severo nei confronti della proprietà privata e la frase ribelle “Dio è più madre che padre” fecero crescere la sua popolarità e, al tempo stesso, il risentimento di un sistema arretrato e colluso.
Sul fronte denaro, Luciani si chiamò fuori dalle vicende opache dell’istituto per le opere religiose, il potente bancomat della Chiesa. A riguardo osò dichiarare: “Lo IOR deve essere integralmente riformato. La Chiesa non deve avere potere, né possedere ricchezze. Il mondo deve sapere le finalità dello IOR, come vengono raccolti i denari e come vengono spesi. Si deve arrivare alla trasparenza”.
La trasparenza e la povertà non arrivarono mai e le riforme furono prontamente bloccate. Papa Luciani fu trovato morto il 29 settembre 1978, nella sua stanza privata. La segretezza delle indagini, i depistaggi e l’autopsia mai autorizzata alimentarono le voci di un complotto interno per eliminare l’«eretico» al comando. Pochi giorni dopo Luciani fu un lontano ricordo. Il polacco Wojtyla prese per mano la Chiesa, ma questa è un’altra storia.
Paolo Fassino
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