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Attirata da una lunga fila di reggiseni mastodontici allineati in fila su una bancarella della piazza centrale, l'opulenza delle tette ariane è nota, parlo a lungo col loquace proprietario turco. Finiti i tempi degli affari d'oro, dei centomila abitanti ne sono emigrati ben 40.000, anche lui, residente in città da più di vent'anni, sta meditando di andarsene a sud, probabilmente a Monaco dove c'è più lavoro e circola più business. Evidenti gli investimenti e gli sforzi di restauro, ma c'è ancora molto da fare.
Anche se per un periodo relativamente breve, dal 1925 al 1932, è a Dessau che il Bauhaus riesce finalmente a concretizzare le sue idee: un movimento globale non solo in architettura, ma che comprende tutte le discipline artistiche interpretate come complementari fra loro. I nuovi germi creativi fioriscono, pittura, scultura, lavoro su legno, metallo, tessitura, ceramica, musica e teatro, una sinergia fra le arti mai pensata prima. Se a Weimar Walter Gropius era riuscito a riunire intorno a se i più grandi talenti dell'epoca, è a Dessau che questi diventano finalmente operativi, si crea la scuola, (completamente restaurata che visitiamo) con gli atelier di lavoro, con il teatro, la mensa, le case per gli studenti, un campus universitario ante litteram.
Questa scuola pluridisciplinare mirava ad abolire la distinzione fra "belle arti" ed "arti applicate" ed a fondere l'elemento artistico con la quotidianità. Banditi gli elementi decorativi puramente ornamentali, si ricercano linee pulite e decise, per la prima volta si pensa al "prefabbricato" ed alla produzione in serie. Walter Gropius (suo primo direttore) sosteneva che "la forma dipende dalla funzione" e Mies van der Rohe (suo terzo ed ultimo direttore) dirà che "il meno equivale al più" dunque bellezza epurata delle forme, essenzialità, funzionalità, razionalità ed adattabilità tecnica conforme al progresso industriale, case, oggetti, mobili ( si pensi alle sedie di Marcel Breuer per esempio) studiati per essere prodotti su larga scala. Un' architettura semplice e funzionale ma studiatissima in ogni dettaglio, l'uso dei tre colori primari rosso- giallo- blu-, fusione di funzionalità ed estetismo; praticamente i principi del Bauhaus sono alla base dell'architettura moderna e del design. Secondo la destra conservatrice il Bauhaus minava i valori tradizionali, la scuola disturba, Gropius rassegnerà le dimissioni, Mies van der Rohe tenterà di trasferirla come scuola privata a Berlino dove il Terzo Reich penserà bene di farla chiudere nel '33. Entrambi i direttori emigrano negli Stati Uniti dove diverranno celeberrimi, molti architetti della scuola scapperanno a lavorare in Israele, c'è una città da costruire nell'urgenza,Tel Aviv, che non a caso nel centro storico è tutta architettura Bauhaus. Lungo una pittoresca strada alberata a nord della scuola, vedremo tutte restaurate le Meisterhaeuser, le case degli insegnanti, dove i grandi nomi delle arti del XX secolo vivevano da vicini di casa, quella di Kandinskij e Klee è visitabile anche all'interno. Progettate da Gropius per i docenti anziani della scuola, queste bianche strutture cubiste esemplificano il fine del Bauhaus di un "design per vivere" nel mondo industriale moderno.Per finire una passeggiata a Toerten, un quartiere operaio a sud di Dessau concepito da Gropius fra il 1926 ed il '28 secondo i principi razionalistici ed avanguardisti del movimento. Se il termine "case popolari" richiama alla mente squallidi condomini di cemento, il complesso di Toerten, immerso nel verde, è tutta un'altra cosa. La prima delle 316 case che costituiscono il quartiere è tutta in acciaio, il Bauhaus studiava e sperimentava anche i vari materiali, ma veniva a costare troppo ed è rimasta un prototipo di solo valore storico, Tutte le case, prefabbricate e montate in 6 ore, hanno la stessa struttura esteriore, ma diverse metrature all'interno. In una di queste villette c'è il Moses Mendelsohn Zentrum, grande filosofo illuminista e nonno del compositore Felix. Arrivederci Dessau, Berlino ci aspetta, mi piazzo in mezzo alla strada e faccio cenni a Edi, l'autista del nostro autobus, sorridente e simpatico, ma imbranatissimo. Dai Edi, sveglia, vieni a prenderci, noi siamo qui........
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