Chiuso il sipario dell’elezione dei Presidenti di Camera e Senato, dove si sono registrate varie armate “Brancaleone”, dai montiani che aspiravano a un Monti pigliatutto che ricoprisse tutte le cariche istituzionali a disposizione, ai cinquestellati che si sono divisi perché qualcuno di loro ha votato Pietro Grasso.
Facendo scendere un velo pietoso su Mario Monti, ormai sull’orlo della follia logorante, va sottolineato come i senatori cinquestellati siano stati massacrati nei giorni successivi alla votazione Grasso, in molti hanno auspicato e intuito che ormai il M5S è finito, che non è coeso, unito e in tanti sono convinti che stava iniziando la fase decadente del movimento.
A parte i cinquestellati, quindi, tutti hanno fatto la figura dei politici “esperti e navigati” votando compatti e uniti. Come il centrosinistra con la proposta Grasso, o come il centrodestra allineati sul nome di Schifani e pure come i montiani centristi, che hanno votato una certa signora “Bianca”, forse delusi che il loro capo non ne abbia azzeccata una.
Ora, però, anche i politici super esperti e navigati si spaccano a loro volta. Un po’ per uno, quindi.
Senatori e deputati del Pd hanno eletto oggi i rispettivi capigruppo. Dopo il tramonto delle presidenze per Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, oggi è naufragata anche la possibilità di una proroga a ricoprire la carica di capigruppo. Dopo l’ormai consolidata riflessione notturna di Bersani, spuntano i nomi di Roberto Speranza a Montecitorio e di Luigi Zanda a palazzo Madama. Un nome giovane e speranzoso il primo, uno di esperienza e qualità navigata il secondo.
Zanda risulta nominato, ha già ricevuto il via libera dai senatori con tutti favorevoli, per alzata di mano contando un solo astenuto.
Su Speranza, invece, si sono aperte le faide interne ex DS ed ex Margherita (sai che novità, è da sempre che esiste questa diaspora interna) e le perplessità di molti hanno portato alla determinazione di rifiutare la procedura per acclamazione, come aveva chiesto lo stesso segretario Bersani, e poi giù a contare più di centinaia di defezioni. In 200 hanno votato il capogruppo indicato dal segretario, 147 sono i deputati PD che non hanno voluto il rinnovamento rappresentato da Speranza. Un segnale di malcontento che ora rischia di avere ripercussioni future nella gestione del gruppo.
Inutile far finta di nulla, le armate “Brancaleone” sono ovunque e ne attendiamo di nuove, sempre più numerose.