Il Parlamento Europeo ha bocciato l’ACTA, che ha incassato 478 voti contrari, 39 favorevoli e 165 astenuti. Si tratta del discusso Anti Counterfeiting Trade Agreement, ossia il trattato sull’anticontraffazione negoziato tra USA, Canada, Australia, Giappone, Messico, Marocco, Nuova Zelanda, Singapore, Corea del Sud, Svizzera e Unione Europea sull’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale.
L’ACTA, tra i suoi principi fondamentali, prevede che i provider siano tenuti a trasmettere ai titolari di diritti di proprietà individuale i nominativi degli utenti ritenuti colpevoli di aver violato tali diritti, senza l’intervento dell’Autorità giudiziaria. Per l’ambiguità e l’incertezza generata dai termini utilizzati nel provvedimento, anche il Garante europeo per la privacy si era espresso negativamente: a suo dire, il documento violerebbe in più parti alcuni diritti fondamentali degli utenti.
La bocciatura rappresenta una vittoria per chi – come La Quadrature Du Net - ha sempre visto in questo trattato un pericolo per la democrazia e un vincolo al libero accesso alla Rete. Fra chi invece vede negativamente la decisione del Parlamento Europeo, Enzo Mazza, presidente di FIMI, che ha dichiarato: “Il paradosso del voto su ACTA è che tutte le previsioni normative incluse nell’accordo bocciato oggi, sono già state recepite dall’ordinamento italiano nel 2006, con il decreto di attuazione della direttiva 2004/48/CE in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale. È la dimostrazione dell’isteria collettiva di una politica che corre dietro alle istanze populistiche del web, senza ricordarsi nemmeno di ciò che ha votato qualche anno fa e che i giudici applicano quotidianamente”.