Il partito galleggiante

Creato il 16 settembre 2012 da Antonioriccipv @antonioricci

Parliamo di UDC.

Per il mio post utilizzo il titolo dell’editoriale di oggi a firma Ernesto Galli della Loggia.

“Ci si poteva aspettare, dicevo, che la crisi della destra berlusconiana aprisse la strada a una ripresa in grande stile di quell’area cattolica e liberale di spirito moderato ma riformatore, che finora aveva avuto come suo sia pur parziale punto di riferimento l’Udc di Pier Ferdinando Casini. E invece no. Sia nei sondaggi che nell’aria che si respira in giro la crisi del Pdl (e della Lega, bisogna aggiungere) non sembra premiare affatto l’Udc. Io credo principalmente per due ragioni. La prima è l’inconsistenza della sua offerta politica. Nel mezzo della più grave crisi conosciuta dal Paese in questo dopoguerra — una crisi in cui vengono al pettine nodi di mezzo secolo di storia repubblicana; una crisi che obbliga a ripensare tutta questa storia — non si possono offrire ricette per il futuro a base di formule vuote tipo «Monti dopo Monti» o simili”.

“ Penso per esempio al rapporto con l’Europa e alla profonda riflessione che esso richiede sulla nostra sovranità e sui nostri autentici interessi nazionali; al Paese Italia che rischia nella sua stessa fisicità di sparire distrutto dal cemento, dalla rinuncia all’agricoltura, da inesistenti politiche del turismo; penso a chi lo amministra, con un federalismo antistatale maneggiato da classi politiche locali perlopiù o inette o rapaci, spesso entrambe le cose insieme; ancora: penso all’ambito cruciale dell’istruzione e della ricerca, il quale è da decenni nel più totale marasma, preda di demagogie e di egualitarismi insulsi (l’autonomia dei singoli istituti e però tutti gli insegnanti pagati nella stessa misura), di programmi sbagliati e di pannicelli caldi tecnologici (ci mancava il tablet!). Ebbene, che cosa pensa concretamente di fare in ognuno di questi punti critici e in tanti altri immaginabili Pier Ferdinando Casini? Nessuno lo sa”.

“Ma è dubbio che per questo obiettivo basti l’immissione di logori e scoloriti professionisti della politica come Fini o Bonanni, ovvero di personaggi come Passera e Marcegaglia, privi di qualunque vera immagine pubblica che non sia quella di sedicenti «tecnici», mentre in realtà si tratta di titolari di cospicui redditi d’impresa che li destina più che altro ad essere soggetti di un rilevante conflitto d’interessi. Anche qui, insomma, il problema dell’Udc e del suo segretario appare la sproporzione tra le ambizioni nutrite e la effettiva capacità di rischiare in proprio per realizzarle. Affermare di voler costruire qualcosa che vada oltre, molto oltre, il piccolo partito attuale, ma poi non saper rinunciare al comodo riparo del cespuglietto cattolico-minidiccì con annesse «personalità » da due di briscola. Sognare di diventare domani se non proprio una portaerei almeno un incrociatore pesante, continuando però ad essere oggi la zattera galleggiante che si accontenta di galleggiare”.

Come dargli torto.

Conoscete una posizione dell’UdC sulla Giustizia? Sulla Scuola? Sull’articolo 18? Sul precariato? Sulle riforme costituzionali? Sulla ricostruzione della Rai? Sulle liberalizzazioni? Eccetera.

Due sole posizioni sono chiare, dell’UdC: quelle retrograde e filoclericali sui temi etici – da cui il PD farebbe bene a stare alla larga e anzi esserne avversario invece che alleato – e quelle sulla riforma elettorale, campo su cui hanno grandi competenze e interessi, essendo quello su cui investono più sforzi, la conservazione dei poteri raccolti.

Si sa poi che ha ampiamente applicato la politica dei sue forni: sta con chi vince e adatta il suo programma ad un forno o all’altro.

Se il PD ci si vuole imbarcare nell’alleanza con questo nulla, abbia il coraggio di dire che si sta comprando dei numeri, punto.

Però pensiamoci bene.

Ora c’è un referendum con cui puoi dire la tua su questa alleanza: http://www.referendumpd.com/



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