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Il Partito (non) Democratico

Creato il 07 febbraio 2012 da Mondoinformazione @matteopartenope

Il Partito Democratico con il caso Lusi si dimostra un partito che di democratico ha soltanto il nome.

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Accusato di aver rubato ben 13 milioni dal partito, Lusi è stato “cancellato dall’albo degli elettori e dall’anagrafe degli iscritti”. Adesso è indagato dalla procura di Roma per sopperire alle accuse di appropriazione indebita. Fatti che screditano ampiamente un partito che non ha mai convinto.

E pensare che (solo) sulla carta il Partito Democratico è strutturato come un associazione partitica ben strutturata.

Qualche considerazione. Il Pd nasce nell’autunno del 2007 tra la fusione a freddo del Margherita e dei Democratici di sinistra (Ds). Questo partito promette sin dalla sua nascita una grande innovazione programmatica e organizzativa.

Tuttavia questa non si riscontra in quanto un partito per proporre nuove idee ha bisogno di volti nuovi provenienti da altre culture politiche, invece il Pd vede semplicemente il trasferimento dei bagagli di coloro che prima erano membri della margherita e Ds in un partito fuso e più grande. Le cariche interne al partito vengono quasi totalmente occupate da costoro, e le cariche parlamentari (ottenute tramite l’elezione del 2008) solo in percentuale minima vengono affidate ai volti nuovi (5% camera, 10% senato) i restanti risultano tutti ex membri dei Ds e Margherita.

Per quanto riguarda la rappresentatività del Pd, nei progetti questo era orientato a dare voce alla classe media, e alla società del rischio (lavoratori precari, giovani, liberi professionisti, piccoli imprenditori), infatti è da questi che traggono la maggior parte dei consensi.

In conclusione si può affermare che il Pd nasce senza valori precisi e comuni a tutti, con una classe politica immutata rispetto a quella precedente dei DS e Margherita che non porta l’innovazione che promette. Inoltre i parlamentari tenderebbero a conservare il proprio posto di prestigio, pur consci che il loro permanere non porta innovazione e confina le possibilità del nuovo partito di rimanere sempre all’opposizione.

Il caso Lusi è la prova che l’ingranaggio si è bloccato, se mai si è mosso. Fin dal principio il PD si è fatto garante di promesse mai mantenute, anche se si possono riscontrare miglioramenti in fattore dei “Giovani Democratici”. Cambiar nome di partito non comporta la mancanza di etica politica e di fermezza nelle decisioni. Rimane quindi un minestrone di vecchi partiti, una minestra scaldata di valori.


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