Il patto Renzi-Berlusconi visto da Luca Peruzzi
Io faccio parte di coloro i quali pensavano fino a qualche anno fa che esistessero i 'cattivi' (Berlusconi e la sua corte dei miracoli, i suoi alleati clericali e fascisti, la Lega) ed i 'buoni' (l'Ulivo, Prodi, la Sinistra, il giornale Repubblica) che difendevano la Costituzione, lo stato di diritto, il welfare. A dire il vero non proprio i 'buoni' ma almeno qualcosa di presentabile, di sufficientemente decente, il meno peggio che, pur consapevoli del doppio gioco che veniva praticato, era impossibile non votare. Poi il tempo e la realtà dei fatti e degli atti politici mi ha riportato sulla Terra. Almeno dal 2008, dalla crisi del secondo governo Prodi e della nascita del PD veltroniano. L'appoggio del PD, con sguaiato cinismo, insieme a Berlusconi al governo della macelleria sociale di Mario Monti ha disvelato appieno la vera natura di quella falsa sinistra espressione non dei fautori di un'alternativa progressista ma semplice fazione del sistema dominante. La fazione del capitalismo finanziario contrapposta al capitalismo nazionale berlusconiano. Due pezzi del sistema di potere che oggi si ritrovano esplicitamente uniti, come scrive Contropiano, nel partito unico di Renzi. A ciò che scrive Contropiano aggiungerei però qualcosa in più. Se in un sistema capitalistico in generale è sempre più labile il confine tra economia esercitata alla luce del sole ed economia illegale e criminale, nella società italiana il rapporto tra queste due sfere assume un legame ed una interconnessione clamorosa ed evidente. Il programma del partito unico di Renzi non è solo il programma liberista e antidemocratico della J.P. Morgan ma trova inevitabilmente - nel suo carattere oligarchico, antisociale e classista costruito su opache alleanze politiche e sociali - il consenso anche di lobbies, massonerie, mafie, grandi evasori, corrotti e corruttori, inquinatori e cementificatori del territorio.
Non bisogna farsi ingannare dalla martellante propaganda di Renzi a reti unificate. La 'misura sociale' degli ottanta euro in busta paga ai lavoratori con redditi bassi ed i tagli ad auto blu e alle retribuzioni dei boiardi di Stato servono solo a far passare l'ulteriore smantellamento dello Stato sociale, l'ulteriore precarizzazione del lavoro, le ulteriori privatizzazioni delle aziende pubbliche che eliminano definitivamente la possibilità per la collettività di governare l'economia e la politica industriale. Viene dato con una mano ad alcuni molto meno di ciò che viene sottratto con l'altra mano a tutti e si lasciano intatti i veri centri, più o meno occulti, del potere. Gli ultimi atti delle vicende Berlusconi e Dell'Utri rivelano in profondità come funziona e chi compone il partito unico del malaffare: quattro ore a settimana di 'impegno sociale' richiesto a Berlusconi per scontare la sua pena dopo aver sottratto alla collettività imposte per milioni di euro ed essere sfuggito da innumerevoli processi per provvidenziali prescrizioni e depenalizzazioni mentre continua ad essere riconosciuto dal Partito Democratico e da Napolitano interlocutore indispensabile per riforme elettorali e costituzionali; Dell'Utri, in attesa della convalida da parte della Cassazione di una condanna per mafia, fatto fuggire in Libano da cui non è affatto certo che, dopo l'arresto, verrà estradato in Italia. Tutto questo mentre i poveri cristi possono essere trattenuti fino a 18 mesi, senza aver commesso alcun reato, nei Centri di identificazione ed espulsione, morire suicidi o massacrati di botte nelle carceri, subire la repressione ferocemente violenta delle forze dell'ordine se manifestano per i propri diritti, marcire negli ospedali psichiatrici giudiziari, autentici lager indegni di un Paese civile, la cui chiusura era stato 'promessa' dal Governo Monti già nel 2012. Ed insieme al governo 'disinvolto' della giustizia personaggi 'chiacchierati' come Alfano, Schifani, Formigoni che passano armi e bagagli alla maggioranza renziana e le nomine nelle società partecipate dallo Stato che premiano figure dal curriculum equivoco ed in palese conflitto di interessi come Emma Marcegaglia. Tutto ciò impone dunque una riflessione a Sinistra anche sulla questione legalità. I magistrati non sono tutti meritevoli e tutti da difendere, esistono leggi ingiuste che è necessario sabotare e boicottare. Ma il disprezzo di certa Sinistra verso coloro che definisce i manettari – Marco Travaglio o Antonio Ingroia solo per fare due nomi – perché hanno fatto della legalità la questione fondamentale del proprio impegno è davvero intollerabile. Una volta per tutte: quella battaglia per la legalità, di cui personaggi come Travaglio ed Ingroia sono stati, rispettivamente sul piano culturale e su quello giudiziario, tra i paladini più efficaci non è mai stata combattuta contro notav o nomuos, immigrati clandestini, prostitute, piccoli criminali o occupanti di abitazioni abbandonate ma contro mafie, corruzione, evasione fiscale, lobbies. Contro coloro cioè che rubano risorse e diritti e opportunità alla collettività. Si deve riconoscere che in Parlamento oggi ci sono solo Grillo ed il Movimento 5 Stelle, mentre il mainstream informativo tenta di impedire ai cittadini di avere coscienza delle reali condizioni del Paese e delle relative responsabilità, a gridare che il Re è nudo denunciando senza fare sconti che il sistema politico, economico, dell'informazione è corrotto e illegale. La Sinistra è diversa dal Movimento 5 Stelle e la lotta per la legalità e contro le caste non può esserne l'unico elemento fondativo ma deve certo essere una dei temi fondamentali – insieme alla giustizia sociale, dell'ambiente, della pace – su cui si costruisce un'Alternativa di Sinistra.