Il parto: quando i padri sono presenti

Da Elisabettaricco

Scrivo questo articolo con una dedica specifica per una coppia di amici al settimo mese di gravidanza. Due persone speciali che stanno per coronare un grande sogno e  a cui voglio un gran bene. Mi piacerebbe conoscere l’esperienza dei lettori uomini in sala parto e delle mamme che hanno avuto vicino il papà in quel fantastico (spero che anche per le mamme lettrici lo sia stato) momento.

Attualmente, secondo una ricerca tedesca, più dell’80% dei padri in germania è presente alla nascita del proprio bambino. Per l’Italia non ho dati ma credo sia una percentuale poco distante. Resta il dato tedesco, una percentuale altissima impensabile già per la mia generazione. La tipica scena da film anni ’70 era quella del padre che fumava in corridoio, nervosamente, spiando le ostetriche per capirne l’esito, magari con la suocera che gli girava attorno ansiosa o del padre che contemplava orgoglioso attraverso un vetro a volte con la sorellina o il fratellino.

Chiarisco che essere presenti al parto della propria compagna non deve essere per un’ imposizione esterna e i papà devono sentirsi liberi di rifiutare. Del resto un padre che vive l’evento come sgradevole o carico di paure potrebbe risultare più che d’aiuto un peso. Nello studio tedesco nessun padre che aveva partecipato al parto si pentiva di averlo fatto e tutti erano pronti a ripetere l’esperienza. Kirsten von Sydow, psicologo dell’Università di Berlino che ha diretto la ricerca, riassume così: “Per gli uomini la presenza al parto può essere sia toccante e beatifica, sia gravosa e spesso è insieme l’uno e l’altro.”

I futuri padri dovrebbero rendersi conto che il loro servizio in sala parto è chiaramente circoscritto. I compiti sono limitati, ma non per questo privi di importanza: offrono protezione alla compagna nell’ambiente estraneo dell’ospedale, le tengono la mano, la sostengono, la massaggiano, le ricordano la giusta respirazione o contano con lei le contrazioni. In molti casi tagliano il cordone ombellicale o posano il bambino sul petto della madre. Per le ostetriche, dice von Sydon, non c’è niente di peggio dei padri che si intromettono brandendo una telecamera. Una seduta di preparazione al parto, soprattutto quella rivolta ai soli uomini, se si sceglie di partecipare, può bastare perchè si possa vivere l’esperienza in maniera positiva, una presenza utile ed efficace. Se i futuri padri hanno la possibilità di discutere con le ostetriche o ginecologi i propri dubbi, paure e insicurezze, saranno meno stressati.

Concludo con un pensiero di Edith Wolber portavoce dell’associazione tedesca delle ostetriche: “L’esperienza dimostra che gli uomini che seguono con attenzione la compagna durante la gravidanza e frequentano con lei un corso di preparazione al parto, vivono anche il parto come un momento importante della loro vita. Se partecipano a quello che avviene in sala parto, non vivono solo la nascita del bambino, ma anche la nascita di una famiglia.”

In bocca al lupo … il nostro abbraccio a voi tre per un parto, al di là della presenza fisica, condiviso nell’affetto.


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