Aprile 2012 – Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter – Milano
NARRATE LA VOSTRA STORIA
Un po’ mi duole prelevare a man bassa da quel tesoretto letterario che fu Narrate, uomini, la vostra storia di Alberto Savinio, ma del resto è la volta buona in cui riesco a non buttarla in Filosofia come al solito e del resto, quali che siano le vostre opinioni intorno al mondo esterno, su una cosa siamo tutti d’accordo: il mondo là fuori è fatto di due grandi insiemi di enti, le persone e gli oggetti.Forse affetto da sindrome animistica, penso da sempre che gli oggetti parlino. Ogni oggetto è il depositario di una storia, foss’anche la cronaca resocontativa di un manufatto o di un prodotto industriale funzionale a scopi immediati e praticissimi, antipoetici e quotidiani (eppure, Ottiero Ottieri scrisse L’irrealtà quotidiana e Giovanni Papini, di par suo, Il tragico quotidiano. Insomma, i galantuomimi delle Lettere ce l’hanno insegnato, si può vestir d’estetica ogni dì). L’oggetto conserva una storia ancor più grande se ha attraversato i secoli. Addirittura più nobile (ma poi cos’è la nobiltà?, quando il regalo di un sorriso è il gesto più elevato), se l’oggetto in questione è un antico blocco per stampa a mano su tessuto, legno, peltro, ottone, rame, con disegni e motivi ornamentali classici, floreali o astratti, ispirato alla cultura giapponese o all’Art Nouveau, realizzato da uno dei più grandi laboratori inglesi, francesi, austriaci che si contendevano la produzione dei blocchi da stampa su tessuto in un periodo di tempo che copriva i secoli fra la seconda metà del Settecento e la prima del Novecento, quando l’attività di stampa a blocchi su tessuto venne definitivamente meccanizzata.
Penso che le arti visive, oltre a rappresentare un’utile categoria dello spirito che impedisce di mandare all’ammasso il cervello (anche la più effimera delle arti fa pensare con gaia levità all’oggi), debbano/possano confrontarsi (per poi riconoscervisi) col potenziale creativo delle arti applicate: del resto, il movimento Arts and Crafts di William Morris tematizzato dal celeberrimo John Ruskin occupa una parte non indegna all’interno della Storia dell’Arte.Questi blocchi per stampa, oggetti d’arte di elevatissimo artigianato, rientrerebbero certamente nel novero di un movimento artistico che si rifacesse al succitato precedente illustre. E davvero non è improbabile che un William Morris avrebbe realizzato qualcosa d’eccezionale se solo avesse potuto ficcare gli occhi nella straordinaria collezione Zucchi conservata nell’omonimo Museo, forte di oltre 56000 antichi blocchi per stampa provenienti dalle più disparate raccolte europee che coprirono i secoli fra il 1785 e il 1935.
Ma questo è l’intento del rieditare il passato: affidare ad artisti della contemporaneità (artisti non solo delle immagini raffigurate o delle immagini scolpite o delle immagini in movimento, ma altresì artisti della parola e del cibo, non foss’altro perché uno/una che sperimenta con colori e suoni s’intende molto spesso anche con la ricerca di aromi e spezie. Provare per credere), affidare ad artisti della contemporaneità, dicevo, la rivisitazione in chiave assolutamente personale e con ciò stesso innovativa di questi speciali oggetti, testimoni muti eppure affabilissimi dell’antico mestiere dell’arte.
Crediti fotografici
per tutte: Ph: Silvia Pampallona/Andrea Salpetre
www.silviapampallona.it
www.andreasalpetre.com
www.openloft.it
Info:
www.zucchicollection.org
www.galleriabiancamariarizzi.it