Dopo Il Papa confermo in pieno che la scoperta di Giorgio Saviane è stata per me devastante.
Come il precedente, anche Il passo lungo è narrato con una prosa scorrevole e incredibilmente coinvolgente, capace di prenderti, di trattenerti legato alle pagine e di non lasciarti fino alle ultime righe del romanzo.
Seguiamo la vita di Alberto dalla giovinezza all’età adulta.
A Follonica prima della guerra gli interessi del ragazzo non sono altri che raccogliere un po’ di soldi e riuscire a conquistare le ragazzine.
Intorno a lui un padre deluso e deludente, continuamente vessato dagli zii che arrivano perfino a gestirne il patrimonio, ed una ragazzina, Carola, che segnerà la sua vita per sempre.
La ricerca del denaro (la paga degli zii) e di una (non) relazione almeno fisica se non amorosa accompagnano anche la crescita di Alberto e sarà solo la guerra a scompaginare le carte restituendolo al paese quasi come un eroe.
Solo l’esperienza partigiana riuscirà a renderlo finalmente indipendente ed in grado (non completamente) di vivere una vita propria con le proprie responsabilità.
Sesso e denaro sono davvero al centro del romanzo di Saviane, se non proprio al centro almeno ne sono il forte filo conduttore.
Ma Il passo lungo è un romanzo di rapporti.
Il rapporto di amore incondizionato col padre, quello di amore-odio con gli zii, quello comunque difficile con la madre e la sorella, quello (ovviamente) con Carola che segnerà l’intera esistenza di Alberto. E ancora quello con la giovanissima Giulia, prima sostituta di un amore e poi amore a sua volta.
Alcune pagine sono davvero notevoli, penso alle lunghe elucubrazioni mentali di Alberto che prova a convincersi e a darsi coraggio e poi smonta tutto da solo, ma anche agli incredibili dialoghi con il padre e a quelli (in realtà mai veramente portati a termine) con gli zii.
Una storia qualunque, quindi, ma forte, possente e comunque fortemente radicata al territorio ed al periodo in cui si svolge…