Il Patrimonio storico è della città o dei cittadini ?
Creato il 19 marzo 2011 da Giancarlo
È una domanda difficile, almeno per quanto riguarda la città di Fortaleza capitale del Ceará e quinta o quarta capitale, in numero di abitanti, del Brasile. Stabilire in modo chiaro il numero degli abitanti in Brasile non è un compito facile, mancando una registrazione simile alla nostra anagrafe.In Brasile gli abitanti si conteggiano partendo dai “comprovanti di residenza”, che possono essere i più svariati, i principali, quelli su cui si basa il conteggio degli abitanti sono i contratti dell'energia elettrica, i contratti della fornitura dell'acqua potabile, l'IPTU che potrebbe corrispondere alla ICI italiana, i quali forniscono una immagine del numero delle famiglie. Incrociando questi dati con altri, come la registrazione ai collegi elettorali, le iscrizioni alle scuole, i servizi sanitari erogati etc. si ottiene una stima degli abitanti, con variazioni attorno al 10/15%.Dopo questa piccola divagazione sul numero di abitanti, la domanda posta nel titolo rimane ancora senza risposta. Ossia il patrimonio storico della città a chi appartiene ? Al potere pubblico, inetto e incapace o ai cittadini, che impotenti lo vedono dissolvere giorno per giorno sotto i loro occhi.Sono pochi giorni che la Stazione Ferroviaria di Parangaba è stata “abbassata” di tre metri e mezzo, per preservare questo monumento più affettivo che storico, degli abitanti del bairro. Ma questo è avvenuto solo per la netta presa di posizione dei residenti, che contrari alla demolizione, per far posto al viadotto della nuova Metropolitana, hanno “forzato” la Prefeitura ad iscrivere lo stabile tra i monumenti storici della città.Ora lo stabile, dopo aver subito alcune migliorie, come l'installazione dell'impianto di drenaggio dell'acqua, diventerà un'isola informatica e centro pubblico del bairro, ricordando i vecchi fasti dell'antico abitato di Arronches, fondato nel 1607 dal padre gesuita Francisco Pinto, che unitamente a Vila Nova do Caucaias poi Vila Nova do Sure (oggi Caucaia) furono i primi villaggi ad essere costruiti dai portoghesi nel Ceará. A quel tempo già era stata demolita la fattoria fortificata sull'altopiano di Ibiapaba costruita dai francesi che scendevano dall'attuale Maranhão.Questa primogenitura di Parangaba fa sì che gli abitanti di questo bairro si sentano più cearensi di altri, e questo li accomuna nel comune desiderio di trasmettere alle generazioni future la loro storia, almeno quel poco di storia che le pubbliche amministrazioni succedutasi nel tempo hanno lasciato sopravvivere.Al di là di Parangaba, la conservazione del patrimonio storico, artistico e culturale deve essere un'attitudine tanto dell'iniziativa privata (che ha l'occhio critico e l'amore per la sua storia) e di quella pubblica (che dovrebbe disporre dei mezzi tecnici ed economici). Invece accade, per esempio, che la prima restaurazione del Faro di Mucuripe (Farol Velho do Mucuripe) nella decade del 1970 dovette essere patrocinata da un gruppo economico. Così come il recupero della Cappella di Santa Teresina, avvenuta nello stesso periodo, lungo l'Avenida Castelo Branco (avenida Leste-Oeste), anche se l'Amministrazione Pubblica in questo caso può vantare i suoi meriti. Infatti, durante i lavori di restauro contemporaneamente fervevano i lavori per la costruzione della stessa Avenida, e la Prefeittura decise, spinta anche dall'opinione pubblica, di deviare leggermente il tracciato della strada, che nei piani originali prevedeva la demolizione della cappella.L'ingegneria utilizzata nella Stazione di Parangaba avrebbe potuto salvare, nel 1967, la primitiva “Coluna da Hora” nella piazza do Ferreira di Fortaleza. Costruita in mattoni e cemento, si affermò, per demolirla, che stava ai bordi di una cisterna sotterranea, oggi a cielo aperto, rischiando di inclinarsi. Mai gli italiani proposero di demolire uno dei loro monumenti più caratteristici, la Torre di Pisa, al contrario, quando i tecnici avvertono che la costruzione si stà inclinando pericolosamente ne rinforzano le fondamenta, salvando la struttura.La preoccupazione maggiore nella capitale cearense con il patrimonio è relativamente recente. Grosso modo dai primi anni 80 del secolo passato. Prima si ebbero perdite irreversibili, come, nel 1974, la demolizione del Castello do Plácido, tra l'Avenida Santos Dumont e Costa Barros, nel bairro Aldeota, per creare lo spazio dove sarebbe stato costruito un ipermercato.Problemi economici impedirono la costruzione del centro commerciale, e il Governo dello Stato, tardivamente, recuperò le villette che circondavano il Castello, costruite dallo stesso Plácido, per ospitare i vari membri della famiglia, utilizzate per vari scopi sociali, mentre nello spazio previsto per il centro commerciale è stata installata la Central de Artesanato Luiza Távora (Ceart). Il Castello era il coronamento del sogno d'amore di Plácido de Carvalho e di sua moglie, l'italiana Maria Pierina Giovanni Roff. Una storia d'amore d'altri tempi, dove si inserisce anche la presenza dell'architetto ungherere Emilio Hinko, che aveva progettato tra l'altro l'attuale stazione Centrale di Milano.La stessa avenida Santos Dumont, che in termini di stabili signorili potrebbe essere comparata alla Avenida Paulista della città di São Paulo, vide sacrificate varie di queste magioni, con alcune eccezioni, come ad esempio il magnifico stabile oggi occupato dal Tribunal Regional do Trabalho (TRT) della 7ª Regione.La stessa Universidade Federal do Ceará (UFC), inizialmente ubicata nel bairro Benfica, a cui è stato ritagliato una porzione, chiamato quindi bairro Gentilandia, in onore alla famiglia proprietaria del sitio, quando l'Università l'acquistò dalla famiglia Gentil, corrispondeva originariamente alla metà nord della costruzione attuale. A partire dal 1965 venne duplicata in direzione sud. Fortunatamente si ebbero più ristrutturazioni che deturpazioni in rapporto all'edificio originale. Almeno in questo caso, il pragmatismo si rivelò maggiore del vandalismo.
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