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Il PD è imploso, e ora?

Creato il 22 aprile 2013 da Tabulerase

Il PD è imploso, e ora? tabule rase

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Aspettatevi una sorpresa dicevano i dirigenti del PD che convocavano i grandi elettori, poi la novità: Marini. Allo sconcerto iniziale faceva seguito un dubbio: o sono effettivamente lontani dalla base e quindi non riescono a comprenderla, oppure non hanno nessuna intenzione di ascoltare i propri elettori. Proporre Marini per parlare a Berlusconi invece di partire da Prodi e Rodotà ha diradato la nebbia. Poi quando all’unanimità si convergeva sul nome di Prodi e invece in aula la Boldrini ratificava la mancanza di 101 voti al professore, tutto è risultato chiaro. Il sogno di milioni di elettori, che dal 2007 hanno riposto la propria fiducia in un partito di centro – sinistra riformista, è stato tradito dalle tattiche politiche, vecchi rancori e visioni opposte che per opportunismo hanno convissuto nella medesima “casa” senza mai condividere alcuna idea comune se non l’antiberlusconismo di facciata.

Dopo la sconfitta alle regionali sarde del 2009 e le dimissioni del segretario Veltroni, l’assemblea nazionale eleggeva Dario Franceschini nuovo segretario che annunciava una fase nuova nel partito, basata su inedite e giovani personalità, mettendo da parte i capibastone e coinvolgendo maggiormente amministratori locali e dirigenti territoriali. È evidente che quelle parole sono rimaste tali.

Il PD è imploso e alcuni sostengono che devono, possono nascere due entità distinte, a me non importa cosa ma perché, altrimenti si commetterà lo stesso errore del 2009 quello di riempire un contenitore in cui si nasconderanno persone che vogliono solo la conservazione di un sistema.

È necessario avere un partito identitario, senza alcuna ambiguità, per non incorrere nel calderone che ha caratterizzato la storia del PD: un partito di sinistra ma anche di centro, progressista che vuole pari diritti per le coppie omosessuali, un partito moderato che valuterà le riforme sulla famiglia; pacifista che non vuole gli F35 ma che vota in parlamento l’acquisto degli F35; che sta dalla parte dei lavoratori, che sta con Marchionne e le imprese; che non sta dalla parte delle banche ma che dirige la fondazione che sovraintende il Monte dei Paschi di Siena; che ha scelto Vendola come alleato ma che anche se vincesse le elezioni con il 51% ragionerebbe come se avesse il 49% con le forze moderate di centro.

Vorrei un partito che non scimmiotti l’ormai superata visione ideologica ottocentesca, che non sia arroccato nella presunzione di avere la verità ma aperto all’ascolto della società civile. Un partito che possa rappresentare uno strumento di azione del sentire collettivo, dei più deboli, di chi non ha diritti, di chi non ha lavoro, lo deve difendere o l’ha perso, di tutti gli uomini che risiedono sul nostro territorio senza alcuna distinzione di età, razza, sesso o religione che possa riunire sotto la sua “veste” la confusione di una moltitudine di italiani frastornati da una crisi, prima di valori e poi economica che sfocia nell’abbandono e a una vita solitaria e che si conclude con un suicidio. Un partito intergenerazionale in cui il vecchio non è un peso da rottamare ma neanche un barone intoccabile, in cui i giovani e le donne possano essere parte della classe dirigente non perché giovani e/o donne ma per le loro capacità.

Il PD è imploso, e ora? tabule rase


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