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Il Pd sta manipolando l’elettorato. Per la prima volta zero candidati di sinistra. Società civile esclusa

Creato il 07 settembre 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Che il senatore Pizzetti affermi che il suo partito non sa che fare preoccupa. Nessun partito esiste a propria insaputa. Di ogni decisione presa o non presa c’è responsabilità. Il Pd sa quali battaglie ha volitamente fatto e quali no, che cosa ha inserito in programma e che cosa no, sia a Cremona che in Lombardia che in Italia, quali referendum ha sostenuto e quali no. Dall’invenzione craxiana del co.co.co. la sinistra italiana ha seguito l’onda liberista che ha sgretolato i diritti e la sicurezza dei lavoratori, la loro rappresentatività sindacale, il loro potere d’acquisto. La tecnica del contagocce, come quella dello choc, della crisi e del rimedio doloroso “ma utile” del governo, funzionano bene per manipolare le masse.
Il Pd ha collaborato a tale disegno e insiste. C’era la possibilità di non governare col Pdl e già poteva essere chiusa la vicenda di Berlusconi. Invece è stato scelto il governo col Pdl. Bastava dire no.
Il Pd sa decidere e ogni giorno decide di lasciare un solo candidato vagamente solo a Cremona, Gianluca Galimberti. Col passare del tempo l’onesto prof dell’Aselli si trova costretto a passare per uomo del centrosinistra anche se tale non si è mai dichiarato.
A Cremona l’elettorato di sinistra esiste, comprende anche persone di estrazione non popolare proprio per la stima che la sinistra si è guadagnata in tanti anni e che ora viene minacciata dalla sfiducia nella politica.
L’assenza del Pd sulle questioni pesanti delle politiche ambientali e dello sviluppo parla chiaro. Non basta una mozione seguita da un lungo silenzio nelle battaglie dei comitati e dei cittadini.
Impegno sui problemi gravi scossi dagli stoccaggi di metano, dal biogas, dall’inquinamento, dal contrasto sistematico al centrodestra, proposte alternative realizzabili che non siano terzi ponti e autostrade, dove sono? Dov’è l’alternativa al dominio cattolico e arvediano?
La politica non è tutto e non può tutto ma persiste un’unica idea di sviluppo, quella condizionata dal massimo profitto e dal calo del potere d’acquisto.
Una presa di posizione dettata dai princìpi non si sente e sopratutto non si materializza. Da Renzi a Galimberti, si nota una società civile che non riesce a esprimere un solo candidato di sinistra, come fosse immorale avere idee diverse dal ceto più potente. Galimberti esce da Partecipolis, organizzata da uomini del Pd e da cattolici. Tutto molto bello, ma la sinistra esce mortificata e divorata dall’Azione Cattolica.
Il Pd ha dato l’anima per il raddoppio del gruppo Arvedi e ha passato molto tempo a discutere di cultura borghese e Museo del Violino (?!?). I giovani non incidono. Il programma era fatto da grandi infrastrutture costosissime e dannose, fortunatamente non realizzate. L’alternativa ferroviaria regionale non ha mai attratto il Pd quanto la Tav. Restano le lotte per i pendolari. Ma davvero il Pd pensava che Ambrosoli avrebbe vinto?
Il segretario provinciale Titta Magnoli si è assentato, ha fatto Epoché in senso fenomenologico. Dopo aver dato battaglia si è messo tra parentesi.
I voti di sinistra, quelli del centrosinistra non cattolico, finiranno a un candidato molto moderato, quasi indistinguibile dal centrodestra. Questo silenzio non è casuale né frutto di impotenza. Guarda caso il caotico Pd nel governo Letta ha funzionato, c’era e c’è finché lo vorrà.
La scelta di non decidere è una scelta e una responsabilità.
Il trionfo dell’imprenditoria più libera e incontrollata è certo.

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