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Il Pd vuole riprendere il museo diffuso che era nel programma del centrodestra: “Non l’hannno realizzato”. E intanto scoppia un altro scontro fra De Bona e Bonali: “Al convegno non ci sono andato perché devo lavorare” ribatte il consigliere Pd

Creato il 07 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Convegni, musei, utopie e baruffe. Programmi che vanno e vengono da una coalizione all’altra, idee che rimbalzano qua e là, uomini politici che discutono per il bene della città. Dunque l’assessore alla cultura De Bona (Pdl, ma meglio parlare di destra, secondo me: oggi pare più chiaro) lancia la frecciata: “Non ho visto nessun consigliere comunale al convegno, tranne Corada. Forse ritengono di non dover ascoltare. Noi non abbiamo la verità assoluta in tasca. Lo dico umilmente. E’ giusto ascoltare”.

La risposta del consigliere comunale del Pd Daniele Bonali è schietta: “Magari avessi potuto andarci! Ma dobbiamo lavorare. Corada è in pensione e ha potuto andare. Io faccio l’insegnante, devo anche correggere i compiti, lavorare a casa: non facciamo solo otto ore al giorno”. Come? Finisce qui? Eh no, diciamo quello che pensiamo. E Bonali, presa la licenza, tocca: “Sembra che tutto quel che è rimasto all’assessore De Bona del convegno è la nostra assenza! E dire che hanno partecipato relatori estremamente qualificati”. Ma c’è una questione ancora più seria, insiste il consigliere Pd: “Le procedure democratiche sono rispettate nel Comune di Cremona? La commissione cultura, convocata dalla minoranza come da regolarmente, non ha potuto discutere di alcuni argomenti. E ancora, e lo diciamo da tanto tempo, la commissione si riunisce molto raramente e non ci è data la possibilità di confrontarci”.

Chi pensa che i musei annoino comunque si sbaglia e alla grande. Anche il museo diffuso (sul quale lavora la società Acuto di Bordonalo) incendia di passione i contendenti. Il centrodestra prima delle elezioni del 2009 pareva volesse nominare assessore alla cultura Laura Carlino quando a un tratto il programma è stato modificato, e la stessa Carlino (oggi e da anni politicamente indipendente dopo l’esodo da Forza Italia) ha sostenuto pubblicamente di non voler realizzare un programma culturale ispirato dall’economia e ha fatto un passo indietro. Irene Nicoletta De Bona ha accettato di sostenere un ruolo fattosi obiettivamente sempre più complicato e scomodo. L’opposizione può anche scegliere la strategia austriaca di Caporetto: concentrare le proprie forze sul punto debole dello schieramento avversario. E De Bona si ritrova proprio lì: a Caporetto.

E’ solo una metafora naturalmente. Poi come finirà la “guerra della cultura” non si sa.

 


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