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Il PDL affonda il Governo. Alla buon ora! Si potrebbe dire: meglio tardi che mai

Creato il 07 dicembre 2012 da Iljester

Il PDL affonda il Governo. Alla buon ora! Si potrebbe dire: meglio tardi che maiSi potrebbe dire “meglio tardi che mai”. Non è ancora detta l’ultima parola sulla possibile crisi di Governo, ma è chiaro che il PDL sembra orientato a rompere il giocattolo di Napolitano. Che tanti danni ha provocato al nostro paese. Leggevo proprio oggi che un altro grande imprenditore italiano – Sergio Tacchini – lascia l’Italia e sposta la sua produzione all’estero. Un altro “grande successo” per Monti e compagnia cantante, e le loro trovate “Salva Italia”, che io preferisco chiamare “Salva Banche”.

Ritornando invece al PDL, non so fino a che punto – intendo da un punto di vista di consenso elettorale – sia utile questo colpo di mano. Era comunque assolutamente necessario ricompattare il partito e forse la vittoria di Bersani ha contribuito non poco a questa fase e a questa decisione. Del resto, il buon Pierluigi, comunista di vecchio corso convertitosi all’originale quanto curioso liberalismo italo-sinistro, di fatto è il meglio che potesse capitare al centrodestra come avversario da battere. Politicamente parlando, Bersani non è un leader carismatico, non attrae folle, e sono quasi certo che nel popolo di sinistra non è visto con grande entusiasmo nonostante il consenso plebiscitario alle Primarie. Probabilmente, avesse vinto Renzi, le cose sarebbero state molto diverse. Ma sul punto, i sinistri non sono stati molto lungimiranti.

Il PDL affonda il Governo. Alla buon ora! Si potrebbe dire: meglio tardi che mai

Peraltro, a sentire Bersani e le sue promesse elettorali (lui si sente già Presidente del Consiglio) c’è da mettersi le mani nei capelli (per chi ha i capelli). Altro che priorità alle politiche che dovranno risollevare l’Italia (che poi, la sinistra che risolleva l’Italia? Roba da fantascienza!). Semmai politiche “affonda Italia”, visto che nelle priorità del possibile Premier (ho già la pelle d’oca all’idea), ci sono tutta una serie di norme che andranno a incentivare l’immigrazione (vedi ai capitoli “cittadinanza breve” e “ius soli”), a comprimere ancor più il diritto di opinione (vedi al capitolo “reato di omofobia”) e ad affondare il ceto medio (vedi al capitolo “patrimoniale” e “tasse”). Per non parlare poi della par condicio nell’informazione. Già ora, la RAI sembra essere diventata una succursale del PD. Non passa un’edizione dei TG Rai dove non si senta parlare Bersani. E meno male che al tempo di Minzolini c’erano quelli che parlavano di una TV pubblica occupata da Berlusconi.

Ora però, con la venuta meno della fiducia al Governo tecnico (roba che lascia sgomenti per l’evidente sorpresa della mossa), forse  è possibile che gli equilibri di consenso elettorale tra destra e sinistra si raddrizzino. Non sono sicuro che il PDL riesca a recuperare l’enorme gap di consenso che lo separa dal PD, ma è quasi certo che se terrà la barra a destra, riuscirà comunque a risalire la china, seppure sia necessario, ancora e comunque, un rinnovamento integrale del partito. Berlusconi non è più sufficiente per attrarre consenso, anche perché nonostante l’astensione sulla fiducia abbia positivamente meravigliato gli elettori di centrodestra, la sua è comunque una mossa tardiva e in un certo senso con il forte retrogusto di mossa disperata, da ultima spiaggia.

Non si può affatto negare questa impressione: non siamo gente di sinistra che si beve tutto e accetta tutto dai propri leader. La domanda è infatti d’obbligo: perché ora e non un mese fa? O due mesi fa? O meglio dieci mesi fa? Riprendendo un mio vecchio ragionamento, se il PDL avesse soffocato il Governo Monti nella culla, si sarebbe andati a elezioni e il PD avrebbe comunque vinto con il porcellum, ma non certo con un consenso che oggi rischia comunque di vedersi riconoscere impropriamente da un popolo italiano rimpinzato di idiozie antiberlusconiane propinateci dai media asserviti alla (vittoria di) sinistra.

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E non mi si venga a dire che un anno fa, lo spread era altissimo e che rischiavamo il default per colpa di Berlusconi. Balle! Balle per diversi motivi: la causa del nostro male è l’Europa ed è la speculazione finanziaria a essa collegata. Non solo! Informo i miei lettori critici che ancor oggi la situazione in Italia è disperat(issim)a (più di quanto il Governo Monti ci dica). La disoccupazione è pericolosamente alta e quella giovanile è drammatic(issim)a. Imprese e negozi chiudono, falliscono, altri trasferiscono la loro produzione all’estero. Il mercato immobiliare è crollato. Le nostre strade sono invase da extracomunitari (per lo più irregolari) che se non sono mantenuti dal nostro Stato sociale, tentano di venderti un accendino a ogni angolo di strada, la pressione fiscale è da suicidio, mentre il mercato nero gestito dalla malavita sta facendo affari d’oro (in barba all’Agenzia delle Entrate e al suo redditest), e il costo della vita in generale è proibitivo. La gente non ce la fa più. La povertà aumenta e il ricorso agli enti di assistenza e beneficenza (vedasi capitolo “Caritas”) è diventata un triste abitudine di molti italiani (soprattutto pensionati) che un tempo vivevano dignitosamente.

In questa situazione come si può avere il coraggio di Casini e Bersani e affermare che oggi l’Italia va meglio grazie ai loro atti di responsabilità? Come si può avere il coraggio di affermare che senza Berlusconi l’Italia è un’Italia migliore, quando la drammatica situazione che vive il nostro paese è stata causata da una stucchevole e direi sudicia ideologia pro-euro che entrambi (soprattutto la sinistra di Bersani, Prodi e D’Alema) ci hanno sponsorizzato per anni e anni, dipingendoci l’Europa e la moneta unica come il Valhalla del benessere sociale? Se questo è il Valhalla promessoci dalla sinistra, immaginiamoci un po’ cosa mai potrà essere l’Italia in mano a Bersani…

Bene ha fatto il PDL a togliere la fiducia a Monti. Come dicevo all’inizio di questo post, meglio tardi che mai. Il fatto è che ciò non è comunque sufficiente. Ora è necessario lavorare più a fondo per ricompattare gli elettori e infondere loro nuova fiducia in un centrodestra che in quest’ultimo anno è stato praticamente latitante, quando naturalmente non ha praticato mosse di harakiri politico (vedasi il capitolo “MES” e modifica art. 81 Cost.). E se non fosse stato che alcune di quelle mosse (vedasi ancora “MES” e modifica art. 81 Cost.) vennero votate all’unanimità (compreso dunque il PD, dal quale in verità non ci si poteva certo attendere una decisione diversa), ci sarebbe oggi da riflettere seriamente sul consenso a un partito (il PDL) che sta mostrando pienamente i propri limiti politici legati al berlusconismo e a una logica politica che spesso ha disatteso gli interessi primari degli italiani.

Concludo con una riflessione sul fallimento delle Primarie nel PDL. Le ho criticate, perché le Primarie sono un affare serio che richiede regole serie. Non si possono fare alla carlona, come le ha fatte il PD (nonostante qualcuno le abbia fatte passare come una grande prova di democrazia a sinistra). Perciò sono convinto che tutto sommato sia stato un bene che Berlusconi le abbia stoppate. Se mai Primarie ci saranno nel PDL (o in quello che verrà dopo il PDL), dovranno essere stabilite delle regole precise che non potranno né dovranno essere cambiate in corsa. Altrimenti il rischio è la scarsa credibilità di un meccanismo che sicuramente coinvolge maggiormente i cittadini nelle scelte politiche del paese, e che per questo merita maggiore rispetto di quello che gli viene dato oggi in Italia.


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