Eccoli li, sempre per i suoi interessi. Sarà per la condanna probabile al processo Ruby nel gennaio prossimo, sarà per il ddl sulla incandidabilità dei condannati che doveva essere approvato a breve, sarà per ‘controllare’ tutti i suoi prima che le sirene centriste finiscano di spolpare il PDL, fatto sta che oggi Berlusconi ha decretato l’uscita del suo partito dalla maggioranza, ha annunciato la sua candidatura a Premier ed ha buttato alle ortiche il destino del paese per tornare il solito caudillo di sempre.
Alfano stasera andrà al Quirinale, non è dato sapere se e quanti parlamentari dissidenti vi siano. Domani Monti potrebbe avere ancora una maggioranza, seppur risicata, sia alla Camera che al Senato qualora alcuni deputati e senatori Pdl decidano di non seguire il Cavaliere.
Una cosa è chiara. Il PD non deve prestarsi all’estremo sacrificio che probabilmente Napolitano chiederà. Ovvero continuare ad appoggiare Monti senza il PDL. Se cosi sarà, Berlusconi avrà quattro mesi di opposizione da qui sino alle elezioni, mesi in cui affonderà il colpo su Monti e sul suo esecutivo ‘di tasse’. Qualora il Partito Democratico decidesse di continuare a sostenere il governo regalerebbe al Caimano un assist insperato, utilizzato dal Pdl per riguadagnare un po’ di consenso perso negli ultimi mesi.
Approvare la legge di Stabilità e poi al voto. L’unica soluzione. Altrimenti i democratici, che ora veleggiano sopra il 32%, vedranno evaporare il consenso nel giro di poche settimane, fornendo a Berlusconi l’ennesima possibilità di ‘cadere in piedi’, diventando determinante per il governo della prossima legislatura. Cosa che il Cavaliere vuole fortemente per evitare futuri provvedimenti dannosi su Mediaset e Giustizia.