Magazine Diario personale

Il pensiero debole

Da Astonvilla
IL PENSIERO DEBOLE Che figo. Un milione di donne sono scese in piazza. Legioni di jolande. Un tappeto di tope che a Torino andava da piazza San Carlo a Piazza Vittorio… un topis roulant. Tutte insieme ingarbugliate in una trama di fili colorati a gridare: mica siamo tutte così! Ci sono anche le donne normali, che lavorano e faticano per guadagnarsi un posto di lavoro, e la dan via sì,ma gratis… la donano con gioia e tremor di gambe, con passione e sprezzo del pericolo e soprattutto con voglia e non turandosi il naso. Dai. Ci sono donne fichissime in giro… guarda Anna Oxa… avrà anche lei i suoi bei venticinque per gamba, e invece… sembra che ne abbia 25 in tutto.Oha una gamba sola, ma non credo, o se no ha il dono della fighitudine. Ci sono, quelle che sono insignite della fighitudine imperitura. Che non è questione di bellezza, ma di stato di grazia che ti porti dietro finché campi, anche a ottant’anni e oltre.
La fighitudine ci sono delle donne che ce l’hanno, e delle altre no. Io per esempio non ce l’ho. Sono dotate di fighitudine quelle che si alzano dal letto come se fossero appena uscite dal parrucchiere. Io invece esco dal parrucchiere come se fossi appena uscita dal letto. Rendo l’idea? Son quelle che si mettono una gonna sbrindellata, con l’orlo che pende e stan da dio, e tu chiedi: ma dove l’hai comprata? Al mercato. Cinque euro. Minchia che odio. Tu ti metti un tailleur di Armani e sembri la nonna della Gelmini. Somigli a quei parapioggia rivoltati dal vento. E col tubino sembri un gamberone. Poi sono debrufolizzate. Mangiano delle vaccate pazzesche e han sempre la pelle di pesca. Io sembro il panettone coi canditi anche se mangio un sedano bollito. Io col ciclo ho delle occhiaie come Voldemort e loro fan paracadutismo. Son quelle che hanno le mani lunghe e affusolate senza bisogno di unghie finte. Io una volta ho messo le unghie finte, sembravo quei rastrelli di alluminio per tirar su le foglie. Son quelle che dopo aver fatto l’influenza non sono sciupate, sono ceree, sembra che le abbia morse il vampiro. Io se faccio l’influenza sembra che mi abbia masticato un mastino senza denti. Comunque me ne son fatta una ragione.
Avrò altre doti, che prima o poi scoprirò. Però quello che proprio mi fa iniettare gli occhi di sangue come una stampante a getto di inchiostro, quello chemi manda il sangue in aceto balsamico, è quando dicono: «Io però da piccola ero bruttissima e timida, ero proprio un rospetto». Certo. E adesso son delle gnocche al vapore coi cosci da giovenca, le bocce che puntano nel reggiseno come due musi di cane che han snasato il fagiano e un derrière che parla tutte le lingue del mondo. Non solo ma poi: alte 2 metri. Ma scusa. Mi vorrai mica dire che da piccola non si vedeva che saresti diventata una pertica? Che non avevi le manone e i piedoni già nella culla? E gli occhi? Non è che prima ce li avevi tinta guano e poi improvvisamente, speng, ti si sono azzurrati di colpo. Non lo vedi a dodici anni se ti vengono dei respingenti da treno merci?! Cosa fanno le tette? Spuntano in una notte come i boletus satanas? «Eh… fino a dieci anni non avevo queste gambe così lunghe»… Certo, amore, le hai tirate fuori come il cavalletto della macchina foto.Adieci anni eri nana che non arrivavi a mettere il muso sul tavolo… poi una mattina… sdong… ti sei alzata e hai picchiato il cranio nel lampadario… E come mai allora la mia jambe c’est resté ragnette? Come mai a me non è sbocciato il culetto alto e mi è rimasto il bulbo del tulipano? Devo chiedere a Piero Angela? E’ perché ho una maturazione lenta? Tipo quella della tartaruga marina che campa duecento anni per cui a 46 non mi sono ancora sviluppata?

LUCIANA LITTIZZETTO

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