Il progresso ieri e la crisi oggi sembrano spingerci nel vortice dell’alienazione dell’essere. Il ministro francese del budget, Eric Woerth, sostiene che «questa crisi può portarci a creare un nuovo mondo nuovo, e ci invita a riflettere su quello che siamo». Le nostre menti sembrano fondersi con quelle dei più forti senza riuscire a capire qual è la strada che vorremmo realmente percorrere.
Lo chiamano pensiero fluido. Quel pensiero che viene trainato da altri pensieri, perché fuso in medesimi pensieri che operano verso la stessa direzione, con la stessa forza, e soprattutto la stessa idea. Come una materia fluida che scorre lentamente, comportando una crescita limitata o – nel peggiore dei casi – del tutto assente.
Al contrario, il pensiero liquido non è compatto. Caratteristica principale dei liquidi è la loro capacità di trasformarsi in base al contenitore occupato.
Il sociologo Zygmunt Bauman trova “L’esempio della fluidità nella stessa rete internet. In una struttura entri e resti, con la facilità relativa a connetterti e disconnetterti”. È questa la particolarità del pensiero liquido: la versatilità.
Il pensiero liquido ci da la possibilità di cambiare e per farlo, occorre conoscere alcune regole che ho trovato sul n. 228 di Glamour di Febbraio, che ci permettono di avere coscienza delle nostre azioni, e di quello che vogliamo fare nella vita come nel lavoro o nelle relazioni con gli altri.
Scopri il “loc” che è nascosto in te
(dove loc sta per locus of control)
Capacità di controllo del proprio destino e degli eventi. Quando la situazione sembra sfuggirti di mano, fermati e domandati: Qual è l’opportunità che in questo momento non riesco a vedere? Perché non so coglierla? Eviterai la sensazione di sentirti vittima del tuo stesso destino.
Cerca e segui il tuo collega liquido.
Cerca l’aiuto di chi ha già metabolizzato il pensiero fluido. E fissati degli obiettivi da seguire, e ogni tanto verificare di averli raggiunti.
Insegui i cambiamenti, uno dopo l’altro.
Fatti coinvolgere dai cambiamenti, dalle novità, acquistando così la capacità di gestirle. Siamo tutti progettati per cercare condizioni che ci garantiscano stabilità.
Esercitati a dire “Questo non lo so fare”.
Ricerca l’orgoglio ed annientarlo. Poi, ammetti di non saper fare qualcosa. Accettare di avere una lacuna ci mette nella posizione di colmarla: il cervello reagisce subito mettendoti alla ricerca di nuove soluzioni abituandoti ad essere più flessibile ad un rapido apprendimento.
Hai mai provato la posizione dell’osservatore?
Osservare, ascoltare, per poi analizzare velocemente le opportunità che ogni piccolo evento professionale può riservare. Questo passaggio sviluppa il senso di critica, di giudizio, e soprattutto di professionalità nel tuo lavoro.
In altre parole, adottare i liquid thinking vuol dire “adattarsi ai grandi e piccoli cambiamenti di ogni giorno prendendo la forma dell’acqua.”
Perciò, usando l’aforisma di Jack Welch: Cambiate prima di essere costretti a farlo!
Il Pensiero Liquido è stato scritto da Damian Hughes, nel suo libro “Liquid Thinking” disponibile su Amazon.it, e nella mia lista Sponsor su questo blog (in basso a destra).