Martedì 13 settembre, sono andato a vedere Franco Battiato in concerto con il suo Up Patriots to arms tour. Dopo averlo rincorso letteralmente per anni, ce l’ho fatta, realizzando il mio desiderio di vederlo cantare dal vivo i suoi incredibili capolavori, soprattutto quelli del passato. Per un motivo o per un altro (come per i Coldplay), non ero mai riuscito a farlo: o ero completamente al verde peggio di Castelli o mi sentivo male o ero fuori dall’Italia o il Maestro faceva il tutto esaurito in tipo 4 secondi.
L’unica volta che l’avevo visto dal vivo fu alla conferenza di presentazione di Fleurs 2, intervistato da un imbarazzatissimo e servile Bossari, anche se non era di certo un concerto.
L’ultima che mi aveva combinato era di venirmi a cantare sotto casa il 5 Agosto scorso. Solo che era sotto casa a Napoli, dove non vivo più da sei anni, senza mettere nessuna tappa a Milano. E invece, all’ultimo momento, Pio mi dice che è uscita una tappa a Villa Clerici, qui a Milano nemmeno pubblicizzata da Ticketone.
Devo dire che ignoravo completamente Villa Clerici: ai confini di Milano, dopo l’ospedale Niguarda, c’è questa bella villa settecentesca con tanto di anfiteatro nei suoi giardini. Un luogo molto bello e suggestivo che ha fatto da magnifico scenario all’arte musicale del Maestro, suggellato da una splendida serata ancora estiva. Il concerto comincia quasi puntuale; Battiato entra sulle note di Up Patriots to arms ed è subito una forte emozione. Lo trovo in forma sia fisicamente che vocalmente; i suoi successi si susseguono uno dietro l’altro con poche pause e qualche aneddoto, percorsi dall’inevitabile fascino un po’ snob/intellettuale dell’artista.
Grande, grandissima interpretazione per Gli Uccelli (pezzo che mi fa venire i brividi ogni volta che lo ascolto), per la canzone dei vecchi amanti di Jacques Brel e soprattutto dell’incredibile La cura, vera poesia di una raffinata delicatezza. Da Un’altra vita, Tra sesso e castità a Il ballo del potere, fino alla splendida e inquietante Shock in my town, Franco Ci ha accompagnatI lungo tutto il suo percorso artistico sottolineando ancora una volta lo splendore evidente dei suoi brani, la particolarità di alcuni arrangiamenti, e le speculazioni mai banali che ha reso musica. Lo spettacolo è stato tranquillo, semplice e scarno, come credevo che sarebbe stato: le persone col posto numerato (e che avevano pagato un occhio della testa) erano sedute tranquillamente davanti, mentre noi poveri squattrinati eravamo confinati su dei gradini di pietra non molto lontani a farci il culo a forma quadrata. A un certo punto, però, è successo il caos: non si sa bene per quale motivo, sulle note de “I treni di Tozeur”, la gente seduta a fianco a me ha cominciato pian piano a correre sotto il palco, oscurando completamente la visuale di quelli che avevano preso il posto seduto.
Mi sono accodato anche io e ho cominciato a scatenarmi assieme a Marzipan su “L’era del cinghiale bianco”, “Centro di gravità permanente”, “Cuccuruccuccu paloma” e così via: mancava poco si pogasse! Ed è lì che ho potuto notare e ammirare la splendida Marta Marzotto: accompagnata dal suo ingessatissimo figlio Matteo, Marta, avvolta in uno splendido e appariscente caftano, sorrideva tenerissima ad ogni canzone del Maestro. Quando è cominciata “Summer on a solitary beach“, per esempio, si è messa in piedi, ha giunto le mani di fianco alla testa e si è lasciata cullare dalle note. Adorabile!
Franco ha, poi, concesso due bis, uno dei quali è stato “L’addio” che ha interpretato come tributo a Giuni Russo e di cui ho parlato qui.
Sentirlo dal vivo ha semplicemente consolidato la mia stima e l’opinione che ho di lui. Franco Battiato è a oggi l’autore italiano in cui più mi rispecchio: i suoi testi, così vari, poetici, permeati di una criptica permeabilità, sono per me continua fonte d’ispirazione nella mia vita di tutti i giorni. E, inoltre, il Maestro possiede un innato carisma, proveniente dai suoi modi sempre raffinati ed eleganti e dalla sua palese intelligenza, con la quale conquista ancora oggi una forte fetta di pubblico giovanissimo che è pronta a dimostrargli grande amore e alla quale, lui, risponde con forte calore. E ora che ho finalmente rotto la maledizione che mi teneva lontano dai suoi live, spero di vederlo minimo altre cento volte e il prima possibile, perché l’esperienza è stata assolutamente bellissima.
P.S. dopo il read more potrete vedere i vari video che ho collezionato sul web, riguardo la serata del 13 settembre.