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Il peposo dei Fornaciai

Da Hombre @LaLineadHombre
Il peposo dei FornaciaiSiamo invitati per il pranzo domenicale dai Fornaciai  (alias Giacomo & family). Arriviamo col Berlucchi e un dolce di cioccolato fuso e poi colato in una forma siliconica a fiorellin del prato. Andiamo preparati perché dai Fornaciai si viene solitamente rimpinzati come porcelli e quando si esce da quella casa ci abbiamo tutti la nostra bella mela in bocca.
Tanto per cominciare, un prosecchino accompagna le mani danzanti sulle arachidi, sui capperi formato XXL, sul tris di olive, sul pecorino di Pienza e sui tocchi d’un salame toscano doc; una crema di gorgonzola fa da scialuppa alla zuppiera col pinzimonio. Qui, sedanini, carotine, carciofini, cipolline, finocchini e ogni altro ortaggio passibile di diminutivo è nettato e composto in un delizioso e arruffato arcimboldo.
Per primo piatto ci viene spacciata una ricetta di Cotto e Mangiato, devo dire senza tentare di venderla per una dell’Artusi. I maccheroncini rigati sono fatti saltare in un soffritto di cipolla e pomodoro e il tutto viene addensato con una vellutata di peperoni. Di più non so, semmai chiedete direttamente a Benedetta Parodi.
Fa un po’ specie ingurgitare un piatto testato su Fabio Caressa, questo sì, però quando Giacomo mi fa notare che probabilmente anche lo zio Bergomi avrà assaggiato il manicaretto capita che, insomma, lo zio ti faccia venire in mente i mondiali ’82, la 500 tricolore di Pievepelago,  il gol di Tardelli, Zoff che alza la coppa e il turbinio di bandiere italiane; a quel punto sei così ben disposto verso il mondo che mangeresti pure la cacca della Parodi.
Il piatto forte era il secondo: il peposo dei fornaciai (nomen omen). La carne è quella del bollito, la scaraventi a freddo in un pentolone assieme ad aglio, vino e manco a dirlo pepe, fai cuocere per 5/6 ore et voila la ricetta è servita. La Parodi potrà inserirla nella sua nuova raccolta: Stracotto e mangiato.
Il piatto merita davvero. Si chiama così (o anche Peposo all’imprunetina) perché veniva cotto dai fornaciai (quelli con la "f" minuscola) nei forni utilizzati appunto per il famoso Cotto dell’Impruneta, sfruttandone il calore.
Un delicato purè di patate attenua la forte speziatura della carne e l’accompagna con discrezione durante tutto il viaggio del bolo alimentare.
E laddove non arriva il purè, è un eccellente Chianti Ruffino che si presta ad alleviare i rimanenti focolai sulle papille impepate.
Chiudono il pranzo: il dolce, i cenci della Gabriella, lo schiumante, una portentosa discesa di Christian Deville (nella foto), l’ananasso, un proficuo scambio figu Panini, il caffè, svariate sfide nell’arena Pokémon tra le MasterBall di Zekrom e Reshiram, un grappino e la più brutta partita di calcio mai disputata nella storia di tutta la serie A (Cagliari-Fiorentina n.d.a.).
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