Magazine Cinema
Il perchè di un blog. E il racconto de La Zona e della prima volta. E, se volete, il racconto anche della vostra
Creato il 06 marzo 2015 da Giuseppe ArmelliniPer egocentrismo?
Per sfogarsi?
Semplicemente per scrivere?
Per cercare di trovare, lungo la strada, qualche compagno di avventura e passione?
Per avere un archivio personale di tutto quello che si è visto e scritto?
Non c'è mai un unico motivo in verità, ve l'assicuro. E, quasi sempre, è un insieme di tutti questi qua sopra. Più degli altri volendo.
Io, anche se sembra la motivazione più raffazzonata e stupida, lo aprii per l'ultimo motivo che ho scritto, ossia per avere un luogo dove tenere salvate per sempre le cose che già scrivevo da anni in quaderni che puntualmente perdevo (come tutti i quaderni della mia vita, centinaia).
Dissi a mio fratello di averlo aperto e andai avanti almeno un anno discutendo con lui e un paio di amici su qualche film, facendo pause su pause. E non è snobberia il dire "ah, io scrivo solo per me, non mi interessano i commenti", no, è che io proprio NON CONOSCEVO il mondo dei blog.
Sono andato su Blogger, la piattaforma dico, creato in 3 minuti il blog (il cui titolo, così semplice, deriva da tutta questa fretta, estemporaneità e handicappaggine che avevo) e ho iniziato a scriverci ogni tanto non sapendo che c'erano già tanti altri che lo facevano, non immaginando che qualcuno potesse essere interessato a ciò che scrivevo, non avendo nemmeno nell'anticamera del cervello l'idea che volendo si potesse addirittura avere dei lettori.
Insomma, l'umiltà, il basso profilo e l'esser nascosto di questo blog non derivavano tanto da una scelta personale o dal carattere di chi scriveva ma dall'assoluta ignoranza del mondo in cui ero entrato. E' come se voi cantate, trovate un luogo dove salvare i vostri pezzi e poi vi accorgete sia che qualcuno li ascolta sia che ci sono tanti altri che fanno come voi.
Poi, dopo circa un annetto, mi appare un avatar sui lettori fissi.Tipo un UFO. Nel frattempo c'erano stati solo commenti sparsi di amici (anche perchè un blog se non lo fai in qualche modo conoscere lo seguiranno solo persone a cui l'hai detto personalmente) e qualche anonimo qua e là. A dir la verità c'era stata anche l'assurda discussione su Lost ma anche quella era più una rimpatriata di amici che altro. Vedo quel primo lettore e scopro che un blog può avere, appunto, dei lettori, può essere seguito. Scopro che tu puoi essere letto NON per sbaglio, assurdo. Non cambia nulla in me, anzi, ci sarà dopo un periodo ancora più lungo di inattività ma capisco che, se fatto con passione, questo era un mondo da scoprire, con tanta gente che scriveva e tanti che leggevano.
Tutto questo post per chiedervi:
Perchè avete iniziato?
Con quale film avete cominciato?
Con quali aspettative?
Il mio primo film recensito è stato La Zona, messicano, bellissimo.
Mi colpì talmente tanto da decidere che quei due pensieri in croce che scrivevo nei quaderni (che, come tutti i quaderni della mia vita, poi perdevo poco tempo dopo) avevo voglia restassero salvati da qualche parte. Mi accorgo adesso di averla già scritta sta cosa ma non ho voglia di cancellare.
Andai su Blogger bla bla bla.
La Zona è un bellissimo film, fortemente sociale, eppure piccolo e umano come pochi. Diciamo che può ricordare, come struttura, Il Bambino con il pigiama a righe, ossia il racconto della piccola storia di due bambini (qui più ragazzini) che nasconde in realtà qualcosa di molto più grande alle loro spalle.
Siamo a Città del Messico e La Zona è il quartiere dei ricconi diviso dal resto della città, una specie di favela, soltanto da un muro di cinta (con tanto di telecamere poliziotti e fili elettrici). Tre ragazzini, approfittando di un guasto, saltano il muro ed entrano nella Zona per rapinare un'anziana. Vengono scoperti, due saranno uccisi, il terzo si salva. Ma è ormai imprigionato nella zona, senza possibilità di scappare. Solo l'amicizia con un suo ricco coetaneo conosciuto nella cantina dove si era rifugiato gli darà, forse, una piccola speranza.
Vedetelo.
Un film magnifico che, per tanti motivi, non potrò mai dimenticare.
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