Il Pescatore di Immagini: Le Regard Oblique di Robert Doisneau

Da Alessandro Manzetti @amanzetti

Articolo fuori programma dedicato a un pescatore di immagini; si tratta del fotografo francese Robert Doisneau (1912-1994) che nel corso della sua lunga carriera è riuscito a cogliere appieno le emozioni delle strade di Parigi,  l'atmosfera e i rumori dei caffè, l'allegria e la libertà riflessa negli occhi dei bambini. Doisneau attraverso le sue fotografie ci offre la sua visione della realtà, senza spazio per le pose o i momenti estatici e drammatici, quella che documenta è semplicemente la realtà del quotidiano, che più di qualsiasi altra "lente" lascia passare, attraverso l'obiettivo, la fragilità umana.
E' così che Doisneau descrive la sua visione: «Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere. »

Sarà la periferia parigina di Montrouge il mondo di Doisneau, quel microcosmo pieno di voci e volti, ombre e luci, delle anime di passaggio che sono protagoniste delle sue opere, ricche di realismo e di ironia. Questo articolo non è però dedicato alla visione artistica di Doisneau, che nella sua complessità meriterebbe ben altro spazio, ma a un suo lavoro che merita particolare attenzione e che racchiude e sintetizza molte delle caratteristiche e tecniche del nostro pescatore di immagini: la serie di fotografie chiamata "Le Regard Oblique" (lo sguardo obliquo) realizzata da Doisneau nel 1948. Sotto, come nella copertina dell'articolo, trovate alcuni scatti di questa serie, ambientata nella vetrina della bottega antiquaria dell'amico Romi, nella centralissima rue de Seine.

Grazie all'amico antiquario e allo scrittore e giornalista Robert Giraud, Doisneau posiziona un quadro dai contenuti erotici (molto spinto per l'epoca) nella vetrina del negozio, insieme a altre opere; nascondendo l' affilato obiettivo della sua Rolliflex dietro una sedia, all'interno della bottega, riesce a catturare le eterogenee emozioni dei passanti. Un esperimento che riesce in tutti i suoi aspetti, supera lo spirito e la curiosità con il quale è stato pensato e da divertissement diviene arte vera e propria, riuscendo anche a raccontare con efficacia elementi e spunti sociologici nella società parigina dell'epoca, tanto da stimolare successivamente articoli e studi di psicanalisi. Lo scatto al quale ho dedicato la copertina dell'articolo oggi è ospitato presso il Musée Nicephore-Niepce, mentre le altre fotografie della serie sono custodite dalle figlie di Doisneau, Annette e Francine, titolari dei diritti delle oltre 400.000 opere realizzate dal padre.

Vi lascio osservare le immagini di Le Regard Oblique; considerate questo articolo come un antipasto estivo della produzione di Doisneau, che cercherò di approfondire nelle prossime occasioni per entrare nel suo mondo non solo in punta di piedi, come oggi, ma con tutto il corpo, magari riuscendo a sfiorare la sua rete di surreale pescatore, osservarne la trame e i nodi, scoprirne i segreti. Dimenticavo, non posso prendermi il merito (o demerito) della definizione di pescatore d'immagini; è Doisneau stesso a definirsi, con la sua consueta ironia, "pêcheur d'images". Recentemente Google ha dedicato un doodle a Doisneau, in occasione del centenario della sua nascita.






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