Magazine Bambini
A proposito di illuminazioni oggi ne ho goduta una. Ultimamente Leo quando si arrabbia e vuole allontanare la frustrazione di sentirsi dire quello che deve fare o non fare, inizia a negare il piacere della cosa.
"Non mi piace andare da G.", se per esempio non gli può essere permesso di andare dal suo amichetto cinque minuti prima della cena, oppure "Non voglio più dormire, mai più", quando la mattina lo buttiamo giù dal letto per lavarsi e vestirsi oppure il classico "Mamma, allora io non ti voglio più bene", magari per difendersi, per ferirmi e magari farmi tornare indietro sulle mie posizioni.
[Tele : Blu and Joy di Fabio La Fauci e Daniele Sigalot]
Parlo spesso di Leo perché riesco a raccontare meglio la comunicazione dei bambini che parlano, ma Picca a modo suo fa più o meno la stessa cosa: "Non ballo più", quando dobbiamo smettere per andare a mangiare. Picca poi usa un urlo selvaggio di quelli da chiamata immediata ai vigili del fuoco perché c'è una mamma cattiva che sta maltrattando la sua bambina. "Ma è un angelo quella bambina, così a modo, ma come fai a dire che spesso è una pazza isterica".
Oggi Leo se ne è uscito con "Ecco, domani mi metto la giacca e me ne vado via". Ci siamo. E' arrivato il mio momento. Di già?
Io ricordo quando lo dicevo a mia madre quindi immagino fossi più grande di quattro anni. L'illuminazione è stato questo ricordo, di averlo pensato e detto anche io.
Riconoscere di aver provato noi stessi sentimenti negativi verso le persone che amiamo profondamente ci aiuta a tollerare il momento in cui il gioco delle parti si inverte, quando noi diventiamo le vittime e le persone a cui diamo tutte noi stesse ci feriscono e si ribellano. Ci ricordiamo della confusione successiva e sconvolgente dentro di noi per quello che abbiamo detto, della voglia di ricacciare tutto dentro e voler dire "no, non volevo proprio dire questo" oppure "sì, volevo proprio dire questo ma perché sono arrabbiata, perché non mi stai capendo, perché non vuoi arrenderti e mi neghi il diritto di spiegarmi con calma".
Non sto ritrattando il pensiero espresso sull'amore assoluto. Non sto negando l'esigenza di consapevolezza che le nostre parole e azioni hanno sempre delle conseguenze. Quella è una responsabilità che dobbiamo acquisire per porre dei limiti all'onnipotenza. Qui parlo di empatia, di comprensione per quello che ci stanno comunicando gli altri e per primi i nostri figli.
Quando provo a spiegare questo a mia madre, quando provo a raccontarle che non provo costantemente un amore infinito per il sangue del mio sangue, compresi i miei genitori, lei mi risponde con estrema sicurezza che lei ha sempre amato e rispettato profondamente i suoi genitori, che non si è mai permessa di dire certe cose. Mancando di questa empatia non è in grado di gestire i miei repentini cambi di umore e temo che non abbia mia digerito i miei denti avvelenati. Svantaggiata da questo deve aver sofferto tanto.
Quando oggi Leo ha detto quella frase avrei potuto sprofondare in un senso incontrollabile di smarrimento e mettere in discussione tutto il mio modo di agire, ma ho ricordato, ho capito cosa c'era dietro quella frase e l'ho ascoltato. Ho fatto un respiro profondo. Mi sono detta "sta provando a farmi cambiare idea, sta esprimendo il suo disagio nel modo più veloce a disposizione".
Non mi ha convinta che domani quando si metterà la sua giacca avrà il desiderio di andare via.
Quanto a mia madre e alle passate generazioni, una mia teoria alternativa puerile e da quattro soldi è che l'ormone dell'oblio del dolore non è attivo solo dopo il parto.
[Tele : Blu and Joy di Fabio La Fauci e Daniele Sigalot]