L'Umanesimo recuperò la visione ottimistica di Socrate,
riponendo l'uomo al centro dell'universo e soprattutto
rendendolo nuovamente protagonista delle sue scelte:
venne affermato così nuovamente il valore del libero arbitrio,
ossia della possibilità di essere artefici del proprio destino
Sono i corsi e
ricorsi della storia, non c'è dubbio. È accaduto così che il nostro sant’Agostino, uno dei primi filosofi cristiani - imbevuto tuttavia di cultura classica - sia stato il
primo a parlare di 'pessimismo antropologico'. Di che si tratta? Prima di lui, la filosofia aveva escluso categoricamente che
l’essere umano potesse compiere il male per sua propria iniziativa, con atto
libero e incondizionato. Lo spirito razionale dei Greci, infatti, aveva inteso
la verità come ‘un qualcosa che si mostra’ a chi lo cerca. Se noi non ce ne accorgiamo, se non vediamo la verità che è
‘messa in mostra’ dalle cose stesse è perché noi non la sappiamo vedere: è quindi un
limite superficiale, una specie di 'patina oscura' che la ragione può aiutare a
levarci. Ora, essendo l’ordine universale del mondo un qualche cosa di
razionale, ed essendo la nostra ragione l’elemento che di fatto lo rivela,
risulta quindi che il male - inteso come allontanamento della ragione dal vero, ossia dall’ordine razionale del mondo - è solo un semplice fraintendimento, un
semplice errore di valutazione nel ponderare le cose. Se mettessimo un uomo
‘malvagio’ davanti a una scelta, chiarendogli prima da che parte sta il bene, costui di certo sceglierebbe il bene. È l’ottimismo di Socrate, conosciuto anche col nome di ‘intellettualismo etico’.
Una visione di Ildegarda di Bingen, mistica
del XII secolo. Dall'immagine trapela
il pessimismo antropologico:
in alto le 'stelle di Dio', quelle più pure;
mano a mano che si scende, che ci si allontana
da Dio, il Male si fa sempre più forte -
le stelle scure. L'uomo si trova nel mezzo,
ma è già inserito nel Male
Per sant’Agostino invece è
diverso. Per il filosofo cristiano, infatti, esiste tutta una dimensione
‘verticale’ che i filosofi Greci non avevano considerato. Non tutto avviene alla
luce del sole, e la verità non si mostra, ma semmai si nasconde, o meglio
ancora non fa parte di questo mondo: la verità è un mistero che appartiene a Dio, una sua
creazione e dipende soltanto da lui. Il mondo quindi è visto come una dimensione
oscura, ingannevole, alienante, un ‘pulviscolo del male’ dove l’uomo non può che perdersi senza l'aiuto della luce divina. Nella misura in cui la materia si allontana da Dio, che pure l'ha generata, si produce il male che tormenta il mondo. Il male infatti di per sé non esiste - infatti Dio, che tutto crea, non ha certo creato il male - ma è un progressivo ‘mancamento di bene’, un distanziarsi come ho già
detto da Dio. Non è più la ragione la vera guida del mondo, perché ragione e mondo non coincidono più. L'unica speranza a questo punto è la Grazia, e cioè l'intervento diretto di Dio, che modifica l'ordine del mondo a suo piacimento e decide chi può salvarsi e perché.
Ma se la verità non si mostra, se non c'è più un riferimento razionale all'interno della realtà, allora è facile per l'uomo sbagliare. L'uomo infatti, per Agostino, non è dotato soltanto di logos, ma anche di semplice volontà. La volontà - voluntas - non tiene conto di alcuna ragione: essa ci porta a soddisfare solo i nostri desideri, indipendentemente dal fatto che siano giusto o sbagliati. Per Agostino, dunque, l'uomo può scegliere il male pur sapendo che è male: è il pessimismo antropologico, l'esatto opposto di Socrate.
In pieno Rinascimento, il monaco agostiniano
Martin Lutero recupererà il pensiero del filosofo
cristiano, ponendolo al centro della sua Riforma
Ma perché
abbiamo detto tutto questo? Perché l’uomo, per la prima volta nella storia del pensiero occidentale, non viene più immaginato 'ad una sola dimensione' - espressamente razionale -, ma viene dotato invece di una profondità abissale, ancora tutta inesplorata. Entrano in gioco in questo modo la memoria, il tempo, le esperienze individuali, le sensazioni, i dubbi. Il pensatore adesso non è più un 'monolite astratto', ma una persona con una propria psicologia ed un proprio vissuto alle spalle, che possono andare a influenzare anche il suo stesso pensiero.
Se adesso l'uomo è più profondo, tuttavia, certo è meno importante il suo peso nel mondo. Per Agostino, infatti, l’uomo è sempre in difetto: fin dal
peccato di Adamo, è il senso di colpa che lo perseguita e che lo schiaccia contro il suolo. A lui non è più dato di scegliere il proprio posto nel mondo, né di operare attivamente per il raggiungimento della propria felicità: si nega il libero arbitrio, la possibilità cioè di adoperarsi per ottenere la propria salvezza. Tutto è già predestinato, tutto è deciso da Dio. A noi non resta che sperare e abbandonarci docilmente alla Sua volontà. La 'volontà', di nuovo. Non certo un ordine razionale del mondo.