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Il petrolio libico fa gola a tutti. vogliono un dividendo vittoria : italia, usa, francia e inghilterra.

Creato il 24 agosto 2011 da Madyur

La Libia è il dodicesimo esportatore di petrolio. A goderne , con Gheddafi, sono state le imprese italiane. I mercati finanziari non hanno dato peso , almeno in prima battuta, al rischio che le aziende italiane siano meno favorite di quelle americane , francesi o inglesi nella Libia senza Gheddafi. I giochi saranno chiari quando il Cnt (Consiglio provvisorio dei ribelli) renderà visibili le strategie.

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La Cnn ,in questi giorni, ha mandato spesso Gheddafi in compagnia di Silvio Berlusconi , mentre su Fox news l’ambasciatore Usa John Biden ha sottolineato il ruolo secondario dell’Italia nell’intervento militare della Nato. Wall Street Journal ha sottolineato come Sarkozy sia stato l’unico leader occidentale a chiamare il Cnt , e la rapidità dell’annuncio del rientro in Libia della petrolifera Bp. Tutti questi partecipanti cercheranno di dividersi i proventi del petrolio libico.

L’Italia riceveva dalla Libia gheddafiana circa un quarto del petrolio e il 10% del fabbisogno di gas naturale. Per l’Eni la Libia rappresentava il 13% della sua produzione , l’equivalente di 280 mila barili al giorno. Proprio dall’Eni vengono alcune stime più prudenti sulla ripresa dell’export libico. La compagnia italiana a luglio aveva stimato fra i due e i tre mesi il tempo necessario per ripristinare la produzione di gas, e un anno per quella di petrolio.

Prima della guerra in Libia civile in Libia la Libia produceva circa 1,6 milioni di barili al giorno di greggio, ma dopo sei mesi di conflitto la produzione è scesa a 500000 barili al giorno. Sui mercati l’impatto si era sentito, facendo lievitare i prezzi, nonostante l’intervento dell’Arabia Saudita per incrementare la produzione.

In America Obama ha più volte indicato il mini-shock petrolifero uno die fattori che hanno frenato la ripresa economica. Sperano in un dividendo della vittoria che schiarisca l’orizzonte della crescita. Nei mercato comunque gioca la perdurante incertezza del dopo Gheddafi. Alcuni esperti ricordano che in Iran e Venezuela la produzione di petrolio non si è ripresa completamente dopo gravi turbolenze geopolitiche.

Le incertezze di Tripoli trasparivano nelle dichiarazioni Eni “L’interruzione aveva penalizzato noi in modo particolare , per il peso della Libia nel fabbisogno italiano” ha dichiarato il presidente. Ha auspicato che le nuove forze governative del Cnt onorino i contratti di fornitura negoziati con il regime di Gheddafi. “Sono protetti da diritto internazionale “ripete il presidente Eni Recchi. Nell’era Gheddafi gli investimenti italiani includevano un miliardo di euro nelle grandi Opere (Impregilo) , 740 milioni nelle ferrovie ( Ansaldo) , 125 nelle infrastrutture stradali (Anas) , 68 milioni nella Telefonia (Sirti) , 60 in piccole e medie imprese. E’ una torta che Francia, Inghilterra e Obama vuole avere.


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