Quale migliore opportunità di un Lovely Book Award per parlare di libri?
Ringrazio di cuore Elena che, tramite il suo suo bellissimo blog, me ne fornisce l’occasione.
Le caratteristiche di questo riconoscimento sono note.
Ancora una volta, tuttavia, come ho già scelto in passato, bypasso “le regole” per proporre riflessioni sulla lettura proprio attraverso un libro che ne evoca i piaceri.
In Mémoires d’une jeune fille rangée (1958) / Memorie di una ragazza per bene, Simone de Beauvoir ricostruisce i primi vent’anni della sua vita.
Fin da bambina, emergono in lei la spiccata curiosità, la capacità critica che caratterizzeranno la sua età adulta, un profondo amore per la lettura e un’innata propensione per la scrittura.
Il rapporto della piccola Simone con il libri è animato dal sentimento di avere davanti a sé oggetti vivi, assolutamente sinceri e autentici.
M’installavo nel vestibolo, davanti all’armadio normanno e all’orologio di legno scolpito che racchiudeva nel suo ventre due cupree pigne di pino e le tenebre del tempo; [ … ] Quell’abisso, il silenzio scandito dal tic-tac dell’orologio, m’intimorivano. Ma i libri mi rassicuravano: parlavano, non dissimulavano niente; in mia assenza, tacevano; quando li aprivo dicevano esattamente ciò che dicevano.
È fatto anche di piacere fisico: il profumo della stampa, il contatto delle sue dita con la carta, il rumore delle pagine sfogliate; è basato sul reciproco scambio.
[ … ] sapevo servirmi del linguaggio che, esprimendo la sostanza delle cose, le illuminava. Avevo una spontanea tendenza a raccontare tutto quello che mi accadeva, parlavo molto e scrivevo volentieri. Se in un componimento descrivevo un episodio della mia vita, questo si salvava dall’oblio, interessava altre persone, era conservato definitivamente. Mi piaceva anche inventare delle storie, e nella misura in cui erano ispirate alla mia esperienza, la giustificavano; in un certo senso non servivano a nulla, ma erano uniche, insostituibili, esistevano, ed ero fiera di averle tratte dal nulla. Perciò dedicavo sempre molta cura ai miei componimenti, al punto che ne ricopiai alcuni sul “libro d’oro”.
[ … ] di ritorno a Parigi, aspettavo febbrilmente la riapertura delle scuole. Mi sedevo nella poltrona di pelle, accanto alla libreria, facevo cricchiare tra le mani i libri nuovi, ne aspiravo l’odore, guardavo le figure, le carte, scorrevo una pagina di storia: avrei voluto in un solo colpo d’occhio animare tutti i personaggi, tutti i paesaggi nascosti nell’ombra dei fogli neri e bianchi. La loro muta presenza, e il potere che io avevo su di essi, m’inebriava.
A parte lo studio, la grande occupazione della mia vita restava la lettura. Adesso la mamma si era abbonata alla Biblioteca Cardinale, in piazza Saint-Sulpice. Un tavolo carico di riviste e periodici occupava il centro di una grande sala da cui s’irradiavano dei corridoi tappezzati di libri. Provai una delle più grandi gioie della mia infanzia il giorno in cui mia madre mi disse che mi regalava un abbonamento personale. Mi piantai dinanzi a uno scaffale riservato alle “opere per la gioventù”, dove si allineavano centinaia di volumi.
“Tutta questa roba è mia!” mi dissi, rapita. La realtà sorpassava i miei sogni più ambiziosi; davanti a me si apriva il paradiso, fin allora sconosciuto, dell’abbondanza. [ … ] Inoltre, la mamma mi portava qualche volta a comprare romanzi inglesi in un negozietto vicino alla scuola; mi duravano a lungo, poiché li decifravo lentamente; provavo un gran piacere nel sollevare con l’aiuto di un dizionario il velo opaco delle parole: descrizioni e racconti conservavano non poco del loro mistero; li trovavo più profondi e affascinanti che se li avessi letti in francese.
Memorie di una ragazza per bene è uno dei libri che rimangono “appiccicati addosso” per le numerose affinità con la protagonista.
Ricorro spesso alle versioni eBook, e solo per comodità. In quei casi mi ritrovo spessissimo a dire ad alta voce tra me e me “Mi manca una matita!” …
Quando leggo, ho bisogno di sottolineare frasi, annotare espressioni, aggiungere brevi commenti ai margini del testo … e ogni volta che riapro lo stesso volume so esattamente cosa cercare e dove trovarlo. Perché io amo rileggere: più volte si entra in un libro, più appaiono rinvigorite immagini nuove, o passate inosservate a una prima lettura.
L’evidenziatore colorato di un eReader, il segnalibro a coda di rondine di un iPad (illusione di un nastrino …), le funzioni elettroniche di un Kindle non reggono il confronto: solo proiezioni virtuali di una realtà ben più soddisfacente anche per il mio universo sensoriale.
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