Su Scerbanenco c’è molto da dire. E molto sarebbe anche poco. E’ stato uno scrittore sui generis, preferendo approcciarsi al mondo della letteratura in modo eclettico ed incredibilmente prolifico. In questi giorni ho riletto “Venere privata” un romanzo la cui prima edizione risale al 1966. E’ uno dei romanzi (il primo della serie dedicata a Duca Lamberti) in cui meglio si tratteggia lo stile graffiante ed attualissimo di Scerbanenco. Il conflitto genitori-figli, il suicidio-delitto di un’apparentemente banale commessa, motore centrale di un’intricata storia di sfruttamento della prostituzione dai marcati tratti noir, un giallo che si sviluppa su un percorso inusitato, un protagonista tormentato da un contrastato “mal di vivere”. Tutti sono ingredienti che sapientemente miscelati danno un romanzo da leggere per emozionarsi. Non solo per gli appassionati di noir. Lo stile è scorrevolissimo, a tratti intessuto di gemme letterarie e di citazioni colte, che rendono il testo elegante e raffinato. C’è molto da apprendere leggendo Scerbanenco. Lo sanno tutti gli autori contemporanei di noir e gialli (o, se vogliamo, della letteratura di genere). Ma la grandezza di Scerbanenco, forse, sta proprio nel fatto che lui ha saputo superare il “genere”, avventurandosi in territori come il western o il rosa che sono ancora più elitari e difficili da praticare, specie per gli ama le emozioni forti.
L’invito a leggere (o piacevolmente rileggere) “Venere privata” è rivolto non solo ai “lettori” in senso stretto, ma anche a chi si appassiona di scrittura che dovrebbe non solo analizzare, ma anche “psicoanalizzare” il testo per apprendere tempi, logiche e struttura del narrare. Bellissime le parole di Luca Doninelli in prefazione ad una edizione di "Venere privata": Il mondo di Scerbanenco è un mondo completamente nero e immobile. I romanzi di Scerbanenco non conoscono nessuno svolgimento. L'unico svolgimento riguarda il lettore, cui Scerbanenco somministra la realtà dei fatti a piccole dosi, poco per volta. Ma la realtà, l'orribile nera realtà c'è da sempre, è sempre quella e continuerà ad essere quella dopo che il teatrino del bene avrà chiuso il sipario. A chi, cittadino di questo disperatissimo mondo, non abbia propensione al suicidio, non restano che due vie: o la completa distrazione o l'assuefazione. La vita è una droga, o la combatti con altre droghe o l'assumi fino in fondo."By Michele Barbera