Il Piano Campbell

Creato il 02 aprile 2015 da Michelotto
No, questa volta non si tratta del ben più famoso Colin, come il titolo farebbe facilmente pensare. Il Campbell in parola è suo figlio Thomas (laureato in Medicina, diversamente dall'illustre genitore), che aveva già dato un suo contributo alla stesura del mitico "The China Study", come qualcuno ricorderà.
Ebbene sì, non c'è due senza tre, perciò dopo il best seller appena nominato e il suo seguito, "Whole - Vegetale e Integrale", ecco arrivato anche il libro di Thomas Campbell che, suggellando e sintetizzando il contenuto dei precedenti lavori, definisce meglio quelle idee puntando decisamente sugli aspetti pratici di chi decide di dare addio alle vecchie abitudini alimentari per seguire i nuovi dettami propugnati dai due scienziati, come si evince dal titolo: "Il Piano Campbell".
In effetti devo confessare di essere rimasto a suo tempo alquanto perplesso  nel leggere "The China Study" perchè la "formula universale della salute" proposta da Campbell mi sembrava troppo vaga, troppo semplicistica per poter funzionare per tutti, senza dimenticare che certe sue affermazioni basate su correlazioni un pò forzate erano state da più parti criticate. Bisogna infatti distinguere il China Project, cioè il documento originario di più di 800 pagine, che riporta tutti i risultati dell'intera durata delle ricerche,  da considerare solo un interessante studio osservazionale, dal libro "The China Study", dove l' autore, prendendo spunto da quell' esperienza, illustra    le problematiche inerenti alla scienza della nutrizione, cosa ha dato l'impulso alla nascita di quel progetto, la sua storia, fino a giungere a conclusioni estrapolate da tutti quei dati nudi e crudi.
Un altro motivo di grande sconcerto per me è stato il fatto che, nonostante l' enfasi e l'esplicito invito di Campbell ad abbracciare una dieta tutta vegetale, in tutto il libro (come pure in quello successivo) non c'è accenno alla delicata questione della vitamina B12, un problema molto serio, com'è risaputo, che si presenta a chiunque decida di eliminare tutti i cibi animali.
Ma per fortuna questo "particolare" e tanti altri temi degni di puntualizzazione sono stati opportunamente analizzati e discussi proprio in quello che si può considerare l'anello mancante e conclusivo della serie di saggi a nome Campbell. Si tratta di un intervento provvidenziale dunque, se solo si considera che non sono pochi quelli che,   pensando di ottenere automaticamente una salute invidiabile semplicemente votandosi al vegetale senza compromessi, hanno dovuto in realtà constatare presto o tardi un peggioramento. Bisogna sapere infatti che molti detrattori delle idee di Colin Campbell sono vegani pentiti.
Perciò in quest' ultimo libro il dr. Thomas Campbell passa al setaccio tutte le  controversie e i luoghi comuni che si incontrano in materia di nutrizione, gettando nuova luce su un argomento in cui siamo abituati a sentirne di tutti i colori.
Intanto devo dire che mi è sembrato più flessibile rispetto al messaggio che si poteva cogliere nei precedenti libri, o almeno mi son sembrate più convincenti le sue argomentazioni. Si comincia infatti col chiarire se sia proprio giustificato il "no" categorico a tutti i cibi animali, scoprendo che il motivo è soprattutto di ordine pratico.
Non esistono prove che una totale eliminazione di questi alimenti apporti maggiori benefici rispetto a quelli che si otterrebbero con una drastica riduzione degli stessi (magari anche imparando a scegliere i migliori), ma per chi si avvicina alla nuova dieta proposta (e che con ogni probabilità ha alle spalle anni di eccessi di ogni genere da smaltire) è molto importante avere un modello ideale di riferimento, fissare degli obiettivi chiari e precisi ed impegnarsi con costanza nel perseguirli, cosa  difficile da realizzare se ci si concede regolarmente delle "scappatelle"; inoltre si deve ammettere che ognuno ha un suo concetto personale di ciò che è "poco", "giusto" e "troppo", perciò meglio tagliare la testa al toro evitando ogni possibile ambiguità. E' questo in sostanza il suo pensiero.
Venendo invece alle controversie, come dicevo, si parla davvero di tutto, e ogni perplessità, ogni interrogativo   sollevato dalla lettura di "The China Study" trova la giusta risposta: "Per dimagrire si devono ridurre i carboidrati?", "Quali sono le vere cause dell' obesità?", "Vegetarianismo, veganismo, onnivorismo: cos'è meglio?", "Gli integratori fanno bene?", "Alimenti biologici e OGM: sono davvero così vantaggiosi come si dice?", "Ma davvero il grano è così dannoso? E il glutine? Lo devono evitare tutti?", "Il pesce si deve includere?", "Come ciò che mangiamo influenza la crescita del cancro?", e ancora delucidazioni su zucchero,  soja,  oli aggiunti, il mito dell' olio d'oliva e della dieta mediterranea, come si devono nutrire i bambini... Perfino sulla famosa paleo-dieta l' autore si sofferma nella sua imparziale analisi, riuscendo a cogliere in essa i punti deboli, nonostante la plausibilità delle sue premesse   e i risultati apparentemente brillanti dimostrati,   con considerazioni simili a quelle da me già illustrate ("Cereali: capro espiatorio di tante magagne dell' uomo moderno").
Naturalmente i chiarimenti che l' autore fornisce si rivelano interessanti e convincenti proprio perchè partono da una prospettiva diversa da quella della scienza tradizionale, ed è questa la vera novità. E' un modo di vedere le cose più vicino alla concezione olistica, che riconosce pertanto la differenza fra alimenti completi e loro parti isolate aggiunte in una dieta, come pure l' importanza di considerare il modello dietetico nel suo insieme e il suo equilibrio generale. E non è dunque un caso se i concetti fondamentali che emergono da queste dissertazioni coincidono con quelli che un approccio olistico come la macrobiotica sostiene già da molto tempo prima che la scienza cominciasse a porsi questi problemi.
A questo punto diventa ancora più interessante scoprire invece le differenze fra le indicazioni di Campbell e quelle della macrobiotica, perchè, seppur animati dalle migliori intenzioni, i due scienziati (padre e figlio) operano pur sempre all' interno della cornice concettuale scientifica, che ha come unico campo  d' indagine, come si sa, la materia, e cioè, nella fattispecie, le molecole dei vari nutrienti, mentre nella concezione olistica, che si basa sulla sintesi e non sull' analisi, si considera ogni fenomeno in termini energetici, dinamici e relazionali. Non basta dunque la buona volontà se non si hanno gli strumenti adeguati.
Dalla prospettiva macrobiotica infatti diventa subito evidente che, una volta eliminati i cibi animali (yang), se non si conosce la bussola universale yin-yang è praticamente inevitabile finire con lo sbilanciare la dieta in senso yin: basta esagerare un pochino con la frutta, specialmente quella esotica, con i dessert, con certe verdure, col crudo, coi succhi, coi vari tipi di latte vegetale, col tofu e con certi condimenti a base di grassi e spezie.
Del resto è sufficiente dare un' occhiata alla parte dedicata alle ricette e i menù nel libro in questione per accorgersi che non c'è alcuna remora nel consigliare banane, ananas, pomodori, patate e altri prodotti di origine tropicale e pertanto poco adatti al nostro clima temperato e ancor meno al periodo freddo dell' anno.  Ed è proprio questo uso disinvolto a rendere in buona parte ragione di tanti disturbi cronici che affliggono molti, troppi vegani, come debolezza e freddolosità (per dirne alcuni), che sono appunto condizioni eccessivamente yin.
Strettamente collegata a questo è la questione della differenza fra crudo e cotto, di cui nemmeno si tiene conto nella dieta Campbell: per la scienza infatti praticamente l'unica differenza riguarda l' eventuale perdita di alcune vitamine ed enzimi che si verifica a causa della cottura, mentre in realtà esistono profonde diversità in termini di qualità energetiche. Anzi, come la macrobiotica insegna, se vogliamo dirla tutta, ogni modalità di cottura conferisce al cibo proprietà energetiche diverse.
"Il Piano Campbell" non fa neanche distinzione fra cereali in chicchi e cereali in farina o in fiocchi, come pure se essi sono cotti in acqua o al forno (pane, biscotti, crackers ecc.), perchè per la scienza si tratta sempre di "carboidrati".
Ma anche senza fare appello a concetti ancora estranei alla nostra cultura meccanicistica e riduzionistica, ho notato qualche evidente incongruenza:
Nonostante l' autore sia contrario agli integratori, raccomanda per chi non consuma affatto cibi animali di assumere giornalmente integratori  di vitamina B12 (ed eventualmente anche di vitamina D, se inoltre non si espone abbastanza al sole). Perciò a questo punto mi viene spontaneo chiedermi se valga la pena prendere integratori a vita solo per evitare di consumare un pò di cibo animale un paio di volte a settimana.
Per quanto strano, in tutto il libro non si parla mai di bevande, come se a influenzare la nostra salute fosse solo il cibo solido. E come la mettiamo allora con gli alcolici, il caffè e altre bevande eccitanti, nonchè con la solita raccomandazione di bere due litri di acqua al giorno? Dobbiamo interpretare questa omissione come un consenso a bere come ci pare e piace?
Infine le proporzioni fra le varie categorie di alimenti, perchè neppure di questo si parla, per cui qualcuno potrebbe sentirsi autorizzato a consumare più legumi che cereali o più frutta che cereali secondo i suoi gusti... e non credo che il risultato sarebbe lo stesso.
Per concludere, le direttive dietetiche dei Campbell, come ho commentato in altre occasioni, sono un passo in avanti gigantesco se paragonate alle idee anacronistiche   tenute dogmaticamente ancora in vita nell' ambiente accademico e dell' ufficialità, per non parlare dell' analfabetismo della gente comune in materia, ma, per quanto frutto di dettagliatissimi quanto lunghissimi ed estenuanti  studi, sono ancora piuttosto imprecise e lacunose, dimostrando in questo i limiti intrinseci del metodo scientifico quando ha come oggetto sistemi troppo complessi come gli organismi viventi. Del resto, lo stesso Thomas Campbell con grande modestia in qualche modo lo riconosce nel suo libro con una laconica frase a pag. 257, dove si legge testualmente: "Certo, la scienza della nutrizione odierna non ha tutte le risposte, e non le avrà mai".
Michele Nardella
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Thomas M. Campbell Il Piano Campbell - Libro Sperling & Kupfer Editori

 

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