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Il piano segreto della diversificazione dell’offerta elettorale nel centrodestra

Creato il 12 dicembre 2012 da Iljester

monti_berlusconiQualcuno in modo molto “facilone” ha interpretato la linea politica di questo blog per una linea (addirittura ultra)berlusconiana. La verità è però un po’ più complessa, soprattutto in quest’ultimo periodo in cui nell’area cosiddetta di centrodestra esiste un grande processo di riposizionamento dei vari protagonisti che l’hanno animata, da rendere difficile capire esattamente dove vogliano andare i moderati, visto il rischio piuttosto concreto di consegnare il paese agli ex-comunisti. Almeno apparentemente.

Indubbiamente però non possiamo (e non posso) fare a meno di tenere in debita considerazione Berlusconi, attaccato da tutti e da tutti detestato (compresi certi giornali di area moderata) per la sua ri-discesa in campo. Addirittura Mario Sechi (Il Tempo), sposando la linea montista, è secco sul punto:

Berlusconi poteva scegliere di fare il «king maker», ma ha preferito provare ancora una volta a vestire i panni del «king» e basta. Sempre Re e mai uomo che fa i Re. Finirà per disfare se stesso e il suo partito. E non sarà un bene per il sistema politico. A questo punto, la novità è quella di Mario Monti. Che faccia una lista o meno, il Professore sarà in campo e la partita si riaprirà: Bersani avrà un orizzonte meno certo di vittoria, Berlusconi un temibile avversario in più e Grillo troppi nemici per affondarli tutti.

Un’analisi che in un certo senso può anche rivelarsi corretta, se non fosse che anche Mario Sechi non dice tutto. Benché sia il direttore di un quotidiano romano, e dunque molto vicino ai palazzi del potere, il stimato giornalista, mio conterraneo, non azzarda un’ipotesi che ai più potrebbe anche sembrare fantascientifica, ma che può avere una certa solidità, per la sua indubbia logica.

L’idea è che nell’area moderata stia nascendo un complesso intreccio di rapporti che mirano ad arginare la sinistra e la sua possibilità di vittoria, attraverso una diversificazione dell’offerta politica. Non dobbiamo infatti dimenticare che l’area moderata oggi è in grave crisi di identità. I sondaggi recenti (l’ultimo di La7), ha rivelato un pericoloso dato di astensionismo. E si sa: quando la gente si astiene dal votare, è quasi certo che vinca la sinistra. Perché a sinistra il senso “critico” non esiste. Gli elettori di quell’area, votano e basta.

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Berlusconi, dunque. Forse è vero – come dice Sechi – che egli ha insensatamente deciso di fare ancora il Re. Ma è anche vero che Berlusconi ha un suo zoccolo duro di elettori pasdaran (i cosiddetti forzisti) che non voterebbero mai Monti, né tanto meno Alfano, o qualsiasi altro esponente del PDL, ivi compresa Meloni e/o Crosetto. L’idea dunque di rifondare Forza Italia ha il suo perché strategico: intercettare i voti dei berluscones che non avrebbero votato altro se non il Cavaliere di Arcore. Perché dunque disperdere questo patrimonio elettorale, se è possibile ancora intercettarlo?

D’altro canto, nell’elettorato PDL esistono anche coloro che essendo più legati all’area sociale ex-AN (Gasparri, La Russa) e all’area cattolica cellina (Formigoni, Lupi, Mauro), difficilmente voterebbero ancora Berlusconi, solo perché è Berlusconi. In questo caso, è ovvio che quanto afferma Mario Sechi abbia una sua logica: sarebbe stato meglio che davanti a questi cittadini, Berlusconi si fosse limitato a fare il King Maker e non il King. Davanti a questi elettori, rischia infatti di finire sugli scogli. 

Ecco dunque spuntare la diversificazione dell’offerta elettorale. Da una parte gli ex-AN con un nuovo soggetto politico che miri a intercettare i delusi della destra ex-missina. Magari in un’alleanza organica con La Destra di Storace (il cui potenziale elettorale sta crescendo, tanto che Berlusconi lo vorrebbe al suo fianco), e dall’altra una lista montiana che unisca l’UDC di Casini, Montezemolo e gli ex-PDL dell’area cattolica, che miri a intercettare quei moderati che non si riconoscono nella destra sociale ma neanche nel movimento berlusconiano, e che vedono in Monti, il taumaturgo che guarisce tutti i mali.

Qualcuno ora mi dirà: ma Berlusconi ha sposato una linea antieuropeista e antigermanica. Come sarà possibile coniugare questa linea (in parte condivisa con la destra ex-missina) con quella più smaccatamente europeista dei moderati di area montiana?

La verità ancora una volta sta nel mezzo. Il PDL in questi dodici mesi di governo Monti ha votato tutti (ma proprio tutti) i provvedimenti pro-Europa ed Euro. Ricordate il MES (il nuovo Fondo Salvastati) e la modifica dell’art. 81 Cost. (obbligo di pareggio di bilancio)? Se davvero nel PDL ci fosse stata una reale linea antieuropeista, credete sul serio che avrebbe votato questi provvedimenti? La questione è come sempre più articolata. L’antieuropeismo ha un suo perché elettorale, ma è anche un ottimo antidoto a politiche acriticamente europeiste, più favorevoli a Germania e Francia che all’Italia. Sono quasi certo che anche gli europeisti di area moderata ritengano in cuor loro che un po’ di sano antieuropeismo non guasti nell’area moderata, fungendo da valvola di sfogo.

Davanti a una diversificazione dell’offerta elettorale in area moderata (attuata con successo), le possibilità di vittoria della sinistra diminuiscono vertiginosamente. E se anche Bersani vincesse, il suo sarebbe un governo a scadenza breve. Perché una cosa è sbraitare dimissioni un giorno sì e l’altro pure, un’altra è assumere decisioni cruciali per il paese. Non credo che ne abbia la stoffa né la statura.

Per quanto riguarda infine il premierato (se per pura ipotesi, ancora del tutto di scuola, non prevalesse Bersani), il problema di uno scontro tra montiani, forzisti ed ex-aennini non esiste. Siamo ancora una repubblica parlamentare, e per quanto ci piaccia pensare che così non è, le coalizioni di governo si costruiscono in Parlamento. Per cui, se mai dovesse esistere una maggioranza che si coalizzi intorno a Monti, Bersani potrà pure sbraitare, ma sarà Monti Presidente del Consiglio. Quello che è certo, è che non sarà più Berlusconi. Credo pure per sua volontà (non dichiarata).

Per completezza, esiste però un’altra interpretazione di questo processo di riposizionamento nell’area di centrodestra (che molti chiamano “implosione”). Praticamente, l’idea è quella di abolire il bipolarismo, emarginare il berlusconismo e la destra ex-missina (con Lega annessa), ricreare il grande centro democristiano, e ritornare ai “fasti” della Prima Repubblica, con una dialettica centro-sinistra, sinistra-centro. In altre parole, una riedizione 2.0 del vecchio consociativismo storico che tanti danni ha creato all’Italia, impedendole di avere una democrazia dell’alternanza matura e seria.


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