Avevo quasi perso le speranze e poi è successo: ho visto Il Piccolo Principe! E non in un multisala (dove dopo la seconda settimana con tre spettacoli – in confronto a non so quanti di Checco Zalone – era capitombolato ad una sola visione giornaliera), ma in una sala piuttosto raccolta (ok, anche abbastanza vuota – in totale saremmo stati poco più di una decina!) e senza pubblicità né intervallo. Ah, ovviamente eravamo tutti giovani e adulti (ma non troppo!).
Aspettavo il momento di incontrare il Piccolo Principe sul grande schermo da più di un anno; si capisce, allora, che le aspettative erano tante – e immagino che l’ansia da prestazione sia venuta anche al regista Mark Osborn e agli attori che hanno prestato la voce ai personaggi. Ma ci avevano assicurato che, conoscitori o meno del romanzo di Antoine de Saint-Exupéry, ci sarebbero state delle sorprese.
Bè, “sorpresa” è uno di quei termini ambivalenti, che non puoi mai collocare precisamente da qualche parte, almeno all’inizio. E così, i catastrofisti avranno pensato a qualche rimaneggiamento fuori luogo; i romantici a un tocco in più di atmosfera onirica.
Quanto a me, a visione avvenuta, posso dire di essere al centro – tra l’altro è storia vecchia che la verità è nel mezzo… o era la virtù? Insomma, siamo lì! – e di essere felice. Sì, sono tornata a casa con gli occhi sognanti e il sorriso, mi son fatta una bella tazza di latte caldo e sono andata a dormire, così, semplicemente: grata e felice.
Vi confesserò che era mia intenzione prima di vedere il film rileggere il libro e ho cominciato una notte, perché avevo bisogno di una storia delicata che mi accompagnasse dolcemente al sonno, ma poi è successo tutto d’improvviso e non ho avuto modo di proseguire nella rilettura. Ma non importa, altrimenti avrei fatto la puntigliosa.
Insomma, le luci si spengono e il mio cuore comincia a prepararsi, così come la mamma della bambina (senza nome… ho dubitato della mia memoria, quindi ho cercato informazioni su Internet e niente, è proprio così, non ha un nome!) che ha ben in mente il suo futuro, anzi, il suo progetto di vita (in quel momento, devo riconoscerlo, l’ho invidiata: soli 9 anni e le idee già chiare… o almeno così credeva!).
Ma una vita senza imprevisti che vita sarebbe? Ed è qui che sbuca il vecchio aviatore con le sue stramberie. La bambina gli si avvicina poco per volta, comincia a conoscere anche lei la storia del Piccolo Principe, si fa amica una volpe di peluche con cui dorme di notte e sembra tutto così meraviglioso, per cui la realtà torna a bussare e a rimettere tutto in ordine. Però è un ordine così vuoto che no, non si può. E allora via per altre avventure, ma può capitare qualche delusione (o fraintendimento) e allora basta, meglio lasciar perdere.
E se la vita ti mette di fronte una di quelle situazioni “ora o mai più” o “prima che sia troppo tardi”? A quel punto bisogna riaccendere tutto, rimettere in moto i sentimenti (o un aeroplano) e andare a cercare chi potrà “salvare” la situazione. I colpi di scena non mancano. Qui devo fermarmi per non rivelarvi troppo. Dovevo dirvi l’essenziale, non foss’altro che per non fare un torto al Piccolo Principe.
Come lettrice, confido che forse avrei gradito un po’ di spazio in più alla storia narrata da Antoine de Saint-Exupéry, ma come spettatrice sono stata piacevolmente sorpresa. La grafica è meravigliosa, specie per le parti più romanzate, così simili ai disegni originali. La storia avvincente, e c’è da considerare il rischio di stravolgimento che il cinema può correre rispetto ad un’opera letteraria, ma a me è sembrato di aver visto una continuazione fattibile, vicina alla nostra realtà e dunque in grado di parlare a tutti indistintamente, proprio come il libro.
Un film per tutti, che con delicatezza affronta il “problema” della crescita ovvero della graduale perdita della capacità di stupirsi, sognare e credere, a vantaggio del profitto e del guadagno (oltre che della maniacale precisione che ogni cosa sia fatta e sia al suo posto), che permette di riflettere sulla complessità dell’amore (da qui il dilemma: andare o restare? O andare via per poi tornare?) e dell’amicizia (saper riconoscere il limite entro cui stare per rispettare l’altro ed essere in grado di addomesticare, cioè creare legami capaci di resistere al tempo e di rendere unici i rapporti, per evitare di confonderli tra tanti).
Se già il libro toccava il cuore, questo film di animazione lo incanta. Avvertenze: può capitare che scappi qualche lacrimuccia, ma se avete letto il romanzo lo immaginavate già.
Che dire? Cominciare l’anno con Il Piccolo Principe può dare una spinta ai giorni e ai progetti che verranno.
Ps.: sembrerebbe che Il Piccolo Principe sia il più grande successo di un film di animazione non americano e è già il terzo incasso di sempre per un film francese negli ultimi quindici anni.